In Italia, tanti sono ancora gli ostacoli che impediscono un pieno sviluppo di un ecosistema IoT per le infrastrutture pubbliche in particolare per favorire uno sviluppo nella direzione della PA 4.0.
A cominciare dall’incertezza sulle infrastrutture di rete: il mercato offre numerose alternative per la comunicazione degli oggetti intelligenti, sia a banda larga che a banda stretta. Sotto tale aspetto sarà determinante la diffusione della NB‐IoT (a cui sta lavorando anche Vodafone), la rete cellulare su spettro licenziato che garantisce elevata copertura territoriale e bassi consumi energetici.
Una seconda barriera riguarda l’organizzazione interna alle aziende e la bassa propensione al cambiamento di numerose realtà italiane. Per superarla molte imprese hanno costituito unità ad hoc, dotate di competenze digitali e manageriali, per gestire in maniera trasversale i progetti IoT.
Ma la barriera principale allo sviluppo dell’Internet of Things nei vari ambiti applicativi resta l’eccessiva frammentazione dei progetti e la mancanza di un coordinamento che metta a sistema competenze e best practice.
Su questi temi s’è incentrato il seminario “L’Internet of Things per le infrastrutture di pubblica utilità. Come accelerare lo sviluppo?” – organizzato a Milano dall’Infrastructure Unit di Agici Finanza d’Impresa – società di ricerca e di consulenza specializzata nel settore delle utilities – che ha riunito attorno al tavolo diversi esponenti del mondo delle utilities e delle istituzioni, proponendo infine un tavolo di lavoro permanente che studi e metta a punto modelli di implementazione efficaci e concreti per tali progetti.
Obiettivo: comprendere meglio quali prospettive si aprono per il comparto delle infrastrutture e dei servizi di pubblica utilità con la diffusione dell’IoT, così come quali ostacoli ne frenano il decollo e quali siano le possibili soluzioni per superare le difficoltà attuali.
“L’automazione digitale delle infrastrutture nei settori della viabilità, trasporti e logistica – ha spiegato Andrea Gilardoni, docente dell’Università Bocconi e presidente di Agici – offre notevoli opportunità di significativi risparmi di costi grazie a una migliore efficienza operativa ed energetica e alla possibilità di svolgere la manutenzione predittiva. L’IoT, grazie alla telelettura, può apportare effettivamente in un comparto come quello del gas notevoli vantaggi sul fronte economico, del risparmio energetico o dell’ambiente in seguito alle minori emissioni di CO2”.
Tra tutte le applicazioni possibili dell’Internet of Things – secondo Agici – quelle che mostrano le maggiori potenzialità risiedono nelle infrastrutture cittadine e nel miglioramento dei servizi erogati.
Molti i progetti avviati o in fase sperimentale presentati dai diversi speaker: come il progetto pilota avviato a Modena da Hera di Smart Metering Multiservizio, o quello di Dynamic Maintenance Management System di Trenitalia, che attraverso la sensoristica può generare risparmi nei costi di manutenzione dell’8‐10%; la control room per la gestione dei servizi di EDF‐Edison; i progetti di IoT per il settore elettrico di Terna e del CESI, ad esempio Demand Response Management e Virtual Power Plant.
“Con la crescita dell’infrastruttura digitale la rete elettrica è oggi in grado di abilitare nuovi servizi ‐ ha sottolineato Gianluigi Fioriti, Amministratore Delegato di e‐distribuzione – L’Internet of Things rappresenta per noi un’opportunità nella sfida che abbiamo scelto di affrontare da oltre quindici anni puntando su ricerca e innovazione con lo sviluppo dello ‘Smart Meter’ e di tecnologie per la mobilità elettrica, il telecontrollo e l’automazione della rete. Nella nostra visione, l’infrastruttura di e‐distribuzione evolverà integrandosi sempre più con il mondo esterno a supporto della Smart City, dell’Industria 4.0 e dei servizi avanzati dedicati alla collettività”.
Sono intervenuti, tra gli altri, Roberta Cocco, assessore del Comune di Milano, Silvio De Nicola di Agcom, Michele Frassini di Vodafone, Gianluca Marini del Cesi, Paolo Quaini di Edison, Gianluigi Fioriti di Enel, Stefano Latini di Trenitalia, Marcelo Bondesan di Hera, Giancarlo Attili di Terna nonché esponenti di Almaviva, Alpiq, Anas, Assogas, Confindustria Digitale, E.on, Falck Renewable, Gruppo Mercantile Servizi, Innowatio, Leonardo‐Finmeccanica, Manutencoop, Schneider Electric, Selta, TerniEnergia, Utilità.
“Occorre una leadership forte e chiara – ha sottolineato Stefano Clerici, direttore della Infrastructure Unit di Agici – che pianifichi e coordini un progetto digitale, incoraggi il coinvolgimento attivo degli stakeholder (enti pubblici, imprese, cittadini, istituti finanziari, poli di ricerca, università, ecc.) e favorisca la condivisione di know how fra tutti i soggetti parte del network. Tale ruolo potrebbe essere svolto dalla Pubblica Amministrazione che meglio di tutti conosce le esigenze e le necessità dei cittadini, destinatari di tali progetti”. E proprio su questo tema, Roberta Cocco, assessore alla Trasformazione Digitale del Comune di Milano, ha affermato: “I progetti di digitalizzazione dei servizi per i cittadini devono essere frutto del lavoro congiunto di più operatori e la PA deve essere strutturata in modo da sostenerne efficacemente lo sviluppo. Ad esempio, la struttura dell’unità dei Sistemi Informativi e Agenda Digitale del Comune di Milano prevede tre figure chiave: un CTO che definisca le priorità e le strategie, un CIO che disegni l’architettura del digital path e un CDO che si occupi dei dati, con attività di mining e analysis”.
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