Il rapporto tra innovazione digitale e Facility Management è sempre più ricco di prospettive, sia per lo sviluppo della professione sia per le imprese che vedono una crescita del peso, del valore e dei temi del facility. Se si guarda ai contenuti del Facility Management Day 2019 si può osservare che il settore ha avuto chiaramente la percezione di essere al centro di un importante momento di svolta, non solo per chi opera nella gestione dei servizi, ma per tutto il mondo economico, produttivo e sociale. I temi della sostenibilità nella sua accezione più completa, unitamente alla necessità di rifondare stili manageriali e vision aziendale e la revisione completa del concetto di responsabilità per individui e imprese hanno attraversato la trama di tutte le conferenze in programma nella ventesima edizione dell’appuntamento di riferimento per il Facility Management in Italia.
Le imprese si fanno sempre più carico di tutto il tessuto sociale e territoriale su cui sentono di poter avere influenza. Anche per questo hanno imparato a trascendere il fatto di essere un puro soggetto economico e produttivo per diventare promotrici di una società migliore, prendendo posizione sul tema della cura dell’ambiente e su importanti tematiche sociali. E’ un passaggio che arriva dalla cognizione per ogni impresa di essere un microcosmo, un componente importante della società che ha la responsabilità di far crescere anche culturalmente e moralmente tutti coloro che vivono al suo interno.
Il FM Day si è distinto per aver voluto affrontare i temi della sostenibilità, degli skill, dell’azienda interconnessa, delle strategie per l’engagement del personale, delle nuove modalità di rapporto tra real estate e facility, così come della gestione avanzata ed ecosostenibile dei rifiuti e di tutte le tecnologie evolute per il FM.
I nuovi paradigmi del rapporto tra azienda, individuo e società
I contributi di Alessandro Cravera, Docente Sviluppo Manageriale Sole 24 Ore Business School e Partner Newton; Oscar Di Montigny, Chief Innovation, Sustainability & Value Strategy Officer di Banca Mediolanum e Marco Decio, Presidente di IFMA Italia hanno permesso di proiettare una nuova visione rispetto al ruolo sociale delle imprese.
Nel suo intervento, Alessandro Cravera, ha notato come in un mondo interconnesso come quello attuale molte aziende si scoprano prigioniere di prassi che rischiano di essere inefficaci nel gestire la complessità e la velocità dei problemi che la realtà pone loro di fronte. I leader cercano di portare all’interno dell’organizzazione ordine e controllo, aspirando alla gerarchia, una strategia che provoca un irrigidimento dell’organizzazione che tende a deresponsabilizzare le persone in azienda.
Come possono le aziende affrontare con successo la complessità, un fenomeno che scaturisce dall’intreccio di elementi che interagiscono fra loro, creando disordine e provocando incertezza, una situazione in cui è difficile individuare e gestire le variabili in gioco ed è impossibile prevederne gli sviluppi?
La risposta vincente, secondo Cravera, è assorbire la complessità generando un network di persone responsabilizzate, fornendo loro la libertà e gli strumenti per comprendere come muoversi in ogni contesto e creando le condizioni affinché le stesse persone possano agire con efficacia, in qualità di ambassador perfettamente consapevoli della purpose o ragion d’essere dell’azienda.
“La figura del leader eroe che ha sempre la risposta a tutto e che impartisce ordini sul cosa va fatto e cosa no, ma che comunque non riesce ad evitare il pericolo di paralisi o conflitto in caso di malfunzionamento del sistema, da “semaforo” deve diventare metaforicamente un costruttore di “rotonde” e quindi di contesti che consentono di comprendere alle persone come muoversi e plasmare i comportamenti collettivi. Questo è il nuovo ruolo del leader. Quello di cui abbiamo bisogno è la saggezza: lavorare per il bene comune, bilanciando i conflitti tra interessi personali, del gruppo e extrapersonali, della comunità, agendo in base al contesto e sul lungo termine”.
L’essere umano è la migliore tecnologia che esiste sul pianeta
Oscar Di Montigny, Chief Innovation, Sustainability & Value Strategy Officer at Banca Mediolanum ha sottolineato come in una realtà in cui tutto è profondamente interconnesso, ogni organizzazione è oggi chiamata a rifondare se stessa e quindi ad assumersi la responsabilità del bene comune in ogni sua scelta innovativa, proprio per il potere e la portata dell’impatto che il mondo aziendale ha sul pianeta nel suo complesso.
“Il futuro delle nostre vite dipende da innovazione, sostenibilità e strategia fondata sui valori. L’innovazione deve essere intesa come disruptive, l’innovazione che altera l’ordine prestabilito delle cose per dare origine a cose nuove, il che significa rompere per ricostruire, sbaragliando così la sensazione di sicurezza a cui tende l’essere umano. Le aziende faticano ad alterare e rompere le legacy, cosa che dovrebbero fare per poi intervenire sul master plan dei progetti, sugli assetti organizzativi, a quel punto allocare tempo e denaro, nella cultura aziendale ed infine nelle persone, l’essere umano. Centrale è l’innovability, l’innovazione orientata alla sostenibilità portata fuori dal recinto dove è stata rinchiusa. L’essere umano è la migliore tecnologia che esiste sul pianeta, le macchine sono costruite per fornire delle risposte, ma solo l’essere umano è fatto per porsi delle domande. Bisogna essere manager fuori, ma monaci dentro lasciandosi guidare dalla vocazione e non dalla missione, che riguarda solo la dimensione concreta dell’azione”
Facility Manager: leggere e prevedere l’interazione di diverse variabili
Il Presidente di IFMA Italia Marco Decio ha colto gli spunti portati da Cravera e Di Montigny per mostrare come il Facility Manager, per sua stessa natura, sia sempre stato abituato a pensare nei termini da loro auspicati: leggendo e prevedendo in maniera rapida l’interazione di diverse variabili ed esigenze e creando soluzioni in grado di migliorare ogni aspetto della vita di tutti i soggetti toccati dal suo operato. Quella del Facility Manager è una leadership collaborativa; non solo perché chi ricopre questo ruolo è abituato a lavorare in squadra, ma anche per la sua propensione a trovare il giusto punto d’equilibrio capace di far muovere l’intera organizzazione nella sua complessità verso la giusta direzione.
Strategie per trasformare i rifiuti da costi a risorse
In una società che produce e consuma ad un ritmo sempre più sostenuto, lo smaltimento dei rifiuti è diventato una sfida complessa e con un forte impatto globale. Le aziende possono giocare un ruolo chiave in questo frangente, ponendo in essere strumenti, strategie e metodologie di intervento che incoraggino un’economia circolare e che sappiano trasformare la gestione dei rifiuti da puro costo a opportunità per l’organizzazione. Un passaggio in cui la tecnologia potrà rivestire una parte determinante ma che richiede una visione chiave, obiettivi definiti e processi perfettamente studiati. Il convegno dedicato a questo tema ha presentato strumenti, strategie e metodologie di intervento vincenti da applicare alla propria azienda per realizzare una virtuosa gestione dei rifiuti aziendali.
Stefano Martini, Head of Circular Economy Lab presso Intesa Sanpaolo, ha dimostrato come la banca supporti pienamente la transizione delle imprese verso il nuovo sistema economico dell’economia circolare tramite il Sanpaolo Innovation Group che ha competenza sull’innovazione e la cui mission è studiare i modelli di business futuri per creare già oggi asset necessari per essere competitivi sul lungo periodo. Nello specifico, la banca offre un credit facility, plafond per supportare le aziende che vogliono intraprendere un percorso di innovazione in questo senso e un fondo di investimento per finanziare con il capitale le aziende più piccole che hanno bisogno di tempo per completare la trasformazione in ottica circolare.
Sperimentare la sostenibilità con il Circular Economy Lab
E poi c’è il Circular Economy Lab, luogo fisico di confronto diretto con le aziende per promuovere il vero senso dell’economia circolare, che non consiste solo nel riciclo, ma nello sviluppo economico disaccoppiato dalle risorse naturali finite. È forte il tema di risparmio economico e di disaccoppiamento dai rischi dell’economia lineare. “Occorre lavorare su filiere più ampie, puntare su un posizionamento competitivo migliore e sulla fidelizzazione con un concetto di impatto positivo, e qui parliamo di sviluppo economico. La progettazione dei prodotti e processi produttivi è fondamentale insieme alla rigenerazione del capitale naturale. Tutto ciò che va in discarica è valore economico perso quindi bisogna tenere in vita i prodotti quanto più tempo possibile”.
Gianluca Vorraro, Founder di Borsino Rifiuti, startup innovativa nella gestione di rifiuti aziendali, allargata poi agli enti pubblici e privati, si presenta come strumento per individuare sul territorio il miglior servizio autorizzato per la gestione dei rifiuti e per soddisfare le necessità di smaltimento tracciato ed economicamente conveniente.
La sostenibilità passa da una nuova visione del prodotto e del suo ciclo di vita
“Il progettista deve fare in modo che il prodotto non perda valore nel tempo e abbia una vita successiva a quella del suo principale utilizzo, destinandolo così ad una filiera di gestione rifiuti, regolare, controllata ed economicamente vantaggiosa che lo trasforma in una una materia prima secondaria. L’imprenditore dal canto suo deve dotarsi di macchinari per produrre meno rifiuti a partire dal processo di creazione del prodotto. Il connubio di questi due attori porta ad una riduzione della percentuale dei rifiuti prodotti e attiva e amplifica la logica del riutilizzo. È importante nello stesso tempo lavorare sulla cultura, coinvolgendo l’azienda nella sua interezza, ma anche sull’educazione verso gli altri.”
Roberto Maione, Responsabile Progetto “Spiagge di vetro” illustra un nuovo approccio alla raccolta differenziata, innovativa ed eco-sostenibile, che consiste nel differenziare il vetro trattandolo direttamente nei luoghi di utilizzo, riducendo i volumi dei rifiuti da trasportare, i costi legati allo smaltimento dei materiali e al personale addetto alla raccolta e l’inquinamento atmosferico ed acustico prodotto. Diverse fasi, complementari tra loro, sono fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo finale di semplificazione del sistema di raccolta differenziata e del riciclo del vetro: come macchina tritavetro, raccolta del materiale e riutilizzo dello stesso.
Il progetto ha preso avvio nel 2014 ad opera della società YES (Young Ecology Society) che ha progettato “Sbriciola”: un macchinario tritavetro che riduce fino a 1/10 i volumi di scarto degli oggetti di vetro di uso comune come le bottiglie e i barattoli. Il macchinario è composto da una struttura su rotelle in cui è presente un piccolo trituratore e un secchio che contiene il materiale tritato.Un cappello di inserimento dotato di linguetta in gomma e uno sportello garantiscono la sicurezza dell’operatore; i sensori posti all’interno consentono il conteggio delle bottiglie e il controllo del peso.
Innovare l’approccio con la fase di recupero in un’ottica da ecosistema
Il vetro così trattato, sotto forma di sabbia e/o scaglie di vetro, viene raccolto dalla Società che produce il macchinario YES, la quale contrattualizzerà il rapporto con l’utilizzatore della macchina, prevedendo la fornitura dei bidoni per la raccolta della sabbia e il ritiro degli stessi una volta riempiti. Il materiale viene trasportato in siti idonei al trattamento, suddiviso in tre fasi affinché le scorie di vetro possano essere classificate come materiale inerte: depurazione delle scorie cartacee (etichette); depurazione delle scorie ferrose (tappi residuali e capsule); lavaggio finale, ove richiesto nella filiera del riciclo.
Per quanto riguarda il riutilizzo del materiale e quindi delle due nuove forme di vita del vetro residuale (sabbia e scaglie), si identificano le diverse esigenze territoriali, allo scopo di abbattere quanto più possibile i costi legati alla movimentazione del prodotto. Più specificamente si indirizza la vendita della macchina tritavetro maggiormente nelle zone dove esistono fonderie per il vetro, che utilizzano questo formato per il rifacimento di nuovi involucri, mentre nelle altre zone si punterà sulla sabbia di vetro che, opportunamente insacchettata potrà essere destinata a molteplici utilizzi.
Il progetto rappresenta un sistema brevettato virtuoso che rende possibile recuperare il vetro al 100%: un impianto ecosostenibile che fa si che questo materiale sbriciolato possa essere in modo veloce trasformato in materiale pronto all’utilizzo come per l’edilizia, la sabbiatura, la cosmesi. Il progetto si colloca nello sviluppo di una filiera corta, nello specifico del vetro ma che potrebbe essere esteso a carta, alluminio e altri materiali.
Il valore della riqualificazione in chiave di attenzione all’ambiente
Claudio Marsilli è Imprenditore presso Serisolar srl, azienda specializzata nella sicurezza e nella schermatura solare passiva delle superfici trasparenti, traslucide o opache, con soluzioni precise, efficaci e durature, servizio che richiede l’impiego di consulenti preparati, in grado di offrire specifiche soluzioni che vanno dalla fase di progettazione e preventivazione fino alla consegna di una relazione sul risparmio energetico.
“Da oltre 20 anni seguiamo il concetto per cui essere green è importante ma diventa interessante esserlo per tutti se è allo stesso tempo conveniente. Associare sostenibilità e convenienza nell’adozione di determinate tecnologie è fondamentale affinché tutti comincino seriamente ad attivarsi. Abbiamo visto che l’importante è lavorare nel campo della riqualificazione edilizia ed energetica, due vie per non parlare di riciclo del rifiuto, evitando che si crei del tutto tramite prodotti innovativi ad impatto zero come pellicole antisolari ad alto risparmio energetico e pellicole di sicurezza certificate a norma di legge”.