Le imprese dell’IoT hanno bisogno di Big Data Analyst

Uno studio promosso da Canonical sui modelli di business delle aziende che operano nel mondo IoT evidenzia come manchino risorse in ambito Big Data e di come la sfida si giochi oggi sui servizi e sulla maintenance

Pubblicato il 23 Ago 2017

smart object dati

Quali sono le competenze maggiormente richieste dalle aziende che sviluppano soluzioni per il mondo IoT e quali sono le maggiori difficoltà che oggi si incontrano nel varare un progetto IoT?
Se lo è chiesto Canonical, che ha commissionato a IoT Now uno studio specifico, dedicato ai modelli di business del mercato IoT (Defining IoT Business Models), per il quale sono stati interpellati 361 professionisti, attivi in aziende che sviluppano, producono o ingegnerizzano soluzioni per l’Internet of Things.
Nella ricerca di candidati, il 75 per cento degli interpellati ha sottolineato come le competenze negli analytics e nei big data sono quelle maggiormente richieste, seguite da sicurezza (68 per cento dei rispondenti) e tecnologie embedded.
A questa prima evidenza, se ne accompagna una seconda, che enfatizza come proprio queste competenze siano anche le più difficili da reperire sul mercato.

Varare progetti IoT: tra percezione dei benefici e modelli di revenue

Se questo è il punto di partenza, che guarda dunque all’interno delle imprese e definisce le risorse di cui hanno effettivamente bisogno, la seconda parte della ricerca guarda invece al mondo esterno e, specificamente, ai processi di adozione e ai modelli di business veri e propri.
La difficoltà maggiore che i fornitori di soluzioni IoT incontrano verso i propri clienti riguarda la quantificazione dei benefici.

Per promuovere una più ampia adozione di soluzioni e progetti IoT nelle aziende, il 34 per cento dei rispondenti alla ricerca Canonical sottolineano quanto sia critica la capacità di quantificare i benefici che ne derivano. Importanti, poi, sono le attività di evangelizzazione, il miglioramento della sicurezza e la capacità di integrazione con quanto già presente in azienda.
È convinzione diffusa tra i rispondenti che dai progetti IoT derivino benefici tangibili sia per quanto riguarda la possibilità di ottenere maggiori dati e informazioni sull’andamento della propria azienda, sia per quanto riguarda lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, sia ancora per quanto riguarda il miglioramento generale della qualità della propria vita.
Tradotto in altri termini, i progetti IoT possono essere il catalizzatore di nuovi modelli di business, lo strumento per la riduzione dei costi operativi e l’occasione per migliorare la qualità dei propri prodotti.

Detto questo, quali saranno le principali fonti di guadagno per i player dell’IoT?
Secondo lo studio promosso da Canonical, il 78 per cento dei provider sono convinti che i servizi a valore aggiunto e la maintenance saranno le principali fonti di guadagno, anche se un buon 55 per cento parla anche di vendita di hardware: una risposta quest’ultima che da un lato tiene sicuramente conto dello stato attuale delle cose, ma che sul medio-lungo termine dovrà fare i conti con le necessità di differenziazione in un mercato destinato a muoversi verso la commoditizzazione.

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