HANNOVER – La società globale interconnessa a livello digitale è nel mirino di Huawei, colosso Ict cinese che si focalizza su tutti gli ambiti delle infrastrutture hardware e software. L’obiettivo della multinazionale, che impiega 170mila persone in tutto il mondo (il 75% di quelle che operano al di fuori della Cina sono assunte localmente), è, infatti, quello di fornire la “più avanzata, aperta e cost-effective tecnologia infrastrutturale ai partner che offrono software applicativi e servizi Ict agli utenti finali”, ha affermato Ryan Ding, Executive Director and President of Products and Solutions del vendor cinese nel corso della conferenza stampa tenutasi durante il Cebit 2015. Ecco quindi fioccare nuove partnership: con Sap, per l’integrazione dell’infrastruttura Ict e della connettività Huawei con la piattaforma Sap Hana e con altre applicazioni Sap; con l’istituto di ricerche Fraunhofer Esk, per lo sviluppo congiunto di tecnologie Ict innovative mettendo a frutto l’esperienza di entrambe le società nella ricerca e sviluppo di router industriali e tecnologie wireless 4G; e con Deutsche Telekom, per rafforzare il supporto a T-Systems (controllata da quest’ultima), per l’evoluzione dei servizi di private cloud.
In quale contesto muove Huawei? “Negli ultimi anni – sottolinea Ding – l’infrastruttura Ict si è trasformata da un insieme di tecnologie di supporto alle aziende a una parte essenziale del sistema di produzione a valore aggiunto. È diventata un motore potente che permette trasformazioni di business in tutti i settori di attività”. In questo contesto Huawei vuole connotarsi per il suo approccio dedicato e innovativo (il 45% della forza lavoro, pari a 76mila persone, è impegnato nella ricerca e sviluppo) agli ambiti delle infrastrutture: dal networking ai server, dallo storage ai device mobili.
Dalle smart grid ai nuovi editori televisivi
Baricentro della presenza di Huawei al Cebit è stata la strategia e l’offerta del vendor per il mercato enterprise, uno dei tre intorno ai quali sono incentrate, a livello di go-to-market, le altrettante divisioni del player cinese in tutto il mondo, Italia compresa. Le altre due sono quella rivolta agli operatori di telecomunicazioni e quella indirizzata al mercato consumer. Del resto le novità per questi ultimi due settori erano già state presentate un paio di settimane prima al Mobile World Congress 2015 di Barcellona. Con la tradizionale combinazione fra visione di lungo termine e pragmatismo che caratterizza i cinesi, Ding ha segnalato alcuni mercati nei quali si sta manifestando il potenziale di abilitatore della business transformation delle infrastrutture Ict e su cui, di conseguenza, Huawei sta investendo molto: energia, finance, media, smart city e manufacturing. “Le smart grid – ha esemplificato – permettono all’elettricità di essere disponibile in modo continuo, on demand, e di essere trasmessa in ogni luogo, anche il più remoto. Le banche stanno affrontando una grande trasformazione in senso omnichannel ed esprimono una forte domanda di sicurezza. I media televisivi hanno bisogno di poter creare e trasmettere reportage nel giro di pochi minuti. Cresce in modo esponenziale la produzione di contenuti video, sia per i media sia per la sorveglianza delle città. Nelle industrie cambia il modo di sviluppare e fabbricare i prodotti”. La quattro principali tecnologie Ict che stanno convergendo per permettere alle infrastrutture di rispondere a queste trasformazioni in tutti i settori tradizionali, secondo il top manager di Huawei, sono “il mobile broadband, il software-defined networking (Sdn), il cloud computing e i big data”.
Quattro debutti e il mercato italiano
Integrano o offrono queste funzionalità, oltre alla sicurezza, le quattro principali novità lanciate dal vendor orientale alla kermesse tedesca.
Per permettere l’interconnessione a larga banda e alta velocità fra aziende e fra smart city, Huawei ha presentato una soluzione di eLte Broadband Trunking. Si tratta di un set di tecnologie, arricchibile anche con device dedicati di terze parti, per realizzare sistemi di comunicazione privati di “industrial Lte”, basati sullo standard 4G, che possono utilizzare diverse frequenze (dai 400MHz fino a 2,3 GHz), e che unificano comunicazioni voce, dati, video in un singolo network e si integrano con soluzioni che permettono di visualizzare (dal grande schermo al display dello smartphone) le posizioni degli interlocutori e gestirne eventualmente il dispatching. Una soluzione, quindi, utile in ottica di pubblica sicurezza, protezione civile, smart city ma anche industriale o logistica.
Per un mondo che deve essere sempre più interconnesso in modo fluido, veloce, flessibile e aperto, Huawei ha quindi introdotto la soluzione Huawei Agile Wan 3.0 che integra tecnologie di Wan Sdn, Internet Protocol (Ip) su connessioni rafforzate, Atom Router (router piccoli, 3G/4G/, plug & play e auto configuranti), e altri sistemi a elevato throughput. Obiettivo, fare dimenticare i colli di bottiglia, offrire la massima banda possibile e garantire la migliore “user experience”.
Hanno completato questo poker di novità OceanStor 9000, un sistema storage ad alta velocità e facilmente scalabile in orizzontale pensato soprattutto per l’industria dei media che si confronta con la diffusione dello standard video 4K, e Next Generation Anti-DDoS Solution, una soluzione per prevenire attacchi Distributed Denial of Service ai data center basata su Anti-DDoS Service Process Unit (Sdu) da 160 Gbps. Ciascuna appliance Next Generation Anti-DDoS Solution è in grado di garantire una performance di protezione pari a 1,44 Tbit.
L’Enterprise Business Group di Huawei Italia è guidato da Alessandro Cozzi. “In Huawei – spiega il manager – la divisione enterprise apporta oggi circa il 6-7% del fatturato, contro il 25% generato da quella consumer e i due terzi derivanti dalle vendite ai carrier. Le percentuali italiane sono in linea con quelle internazionali. Il business dell’Enterprise Business Group è esclusivamente basato su partner, che ora in Italia sono una trentina, con circa 120 ingegneri certificati. In questo momento, nel nostro paese vantiamo il più alto livello di attivazione dei partner su scala europea, pari a circa l’80% nel 2014”.