Competenze digitali, lavoro, etica: l’Agorà di IBM Think spinge sul pedale della open innovation

In apertura di IBM Think una Agorà per discutere di innovazione, passando tra ottimismo e pessimismo, etica e formazione

Pubblicato il 06 Giu 2018

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Si apre con una Agorà, un momento di pubblico incontro e di confronto tra imprese, istituzioni, cittadini, pensatori, informatori Think Milano: otto giorni di iniziative e attività nel segno dell’innovazione digitale organizzata da IBM Italia.
Una Agorà, moderata da Maurizio Decollanz, direttore della comunicazione della società, che da subito ha assunto la connotazione di una chiamata all’azione.

“C’è un aspetto di governance dell’innovazione che non può essere trascurato”, ha infatti esordito Enrico Cereda, presidente e amministratore delegato di IBM Italia, sottolineando la necessità che “imprese, istituzioni e media lavorino per creare il giusto bilanciamento tra le possibilità offerte dalle tecnologie e i timori che le accompagnano”.
Una call to action che non può non tenere in giusta considerazione anche il tema delle competenze, “per colmare quel gap che si è creato: i 150mila profili introvabili, creati da Industria 4.0, sono un colpo al cuore”.

Innovazione digitale: il ruolo della scuola e della politica

Gli fa eco Roberto Cingolani – Direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia che porta sul tavolo una proposta metodologica: “I percorsi e i processi di innovazione devono essere funzionali al tipo di società che vogliamo da qui a 60 anni”, è la sua premessa.
Meglio poi che l’innovazione parta dagli utenti, piuttosto che pensare a una innovazione imposta e calata dall’alto.
Anche Cingolani evidenzia la necessità di lavorare sulla formazione, senza nascondere la sua perplessità su un punto nodale: “Ma chi aggiorna gli educatori dei nostri figli? Serve un patto nelle scuole”.

Uno spunto ulteriore arriva da Andrea Rangone, CEO di Gruppo Digital 360, che sottolinea come l’Italia sia un Paese a cultura digitale bassa. “Per questo serve l’attenzione da parte del mondo della politica sull’agenda digitale. Dove c’è il focus della politica arrivano i media e si innesca il meccanismo virtuoso del fare”.

L’etica nell’innovazione

Spetta a Luciano Floridi, Docente di Filosofia e di Etica dell’Informazione all’Università di Oxford, Direttore del Digital Ethics Lab presso Oxford Internet Institute, e Francesca Rossi,  IBM AI Ethics Global Leader IBM Research, portare sotto i riflettori i temi dell’etica.
“Soprattutto quando si parla di intelligenza artificiale – spiega Floridi – emergono le questioni etiche. Ma in fondo esistono già regole e leggi: non basta affidarsi a quanto abbiamo già stabilito? In realtà, non è proprio così. Oggi viviamo in una società molto più dipendente dalla tecnologia. E in questo momento diverso nel quale ci muoviamo, le regole sono sì quelle stabilite per e dalla legge. Ma giocare bene, secondo le regole, quella è l’etica”. Non c’è innovazione senza etica, non c’è etica senza innovazione, è la sua conclusione.

Come Cingolani, anche Francesca Rossi si dice convinta che si debba partire dall’obiettivo finale, dalla visione della società futura, dai modelli di vita e lavoro cui aspiriamo, per capire quale percorso di innovazione adottare.
Tuttavia, bisogna stare attenti: “L’etica è importante e noi dobbiamo capire come iniettare nei sistemi di intelligenza artificiale sui quali lavoriamo  i nostri valori etici e i nostri principi morali. Se vogliamo averli accanto a noi, dobbiamo essere sicuri che funzionino secondo i nostri principi. Molti sistemi di successo vengono addestrati sulla base di grandi insieme di dati forniti dagli umani: se non siamo attenti rischiamo di influenzarli con i nostri bias. Non conta più solo la quantità dei dati, ma la loro inclusività”.

La voce dei media era ben rappresentata nell’Agorà, con giornalisti provenienti dalle più autorevoli testate quotidiane nazionali.
Ma è Jacopo Loredan, direttore di Focus, che affronta la questione nel suo insieme: “Non si tratta di essere ottimisti i pessimisti rispetto all’innovazione. Sicuramente quello che oggi maggiormente preoccupa è la velocità con la quale le cose accadono”.
Spetta ai media far capire cosa sta accadendo, oltre gli aspetti spettacolari. “Se non siamo in grado di fare una sintesi, torniamo al pensiero magico: nostro compito non è fare semplificazione, dobbiamo aiutare a fare chiarezza”.

La Pubblica Amministrazione

C’è un’ultima voce che manca alla piazza: quella della pubblica amministrazione.
E se Diego Piacentini, nel ruolo di Commissario Straordinario per l’attuazione Agenda Digitale, parla di una Pubblica Amministrazione digitalizzata, “che abbia al centro i processi del cittadino e non i processi della burocrazia”, il parterre è tutto per Giuseppe Sala, sindaco di Milano, chiamato a raccontare il rinascimento del capoluogo lombardo.
“Il segreto del successo di Milano è che è una città collaborativa, in cui ognuno fa la sua parte,nella quale non si può lasciare indietro qualcosa o qualcuno”.
Parla del legame di fiducia tra tutti gli attori in gioco, Sala e arriva a parlare di una scelta coraggiosa da fare: “Lanciare una città del futuro che cambia e si adatta al cambiamento socio-demografico, con una riflessione su chi ci vive e su chi ci vivrà”.
La tecnologia?
“E’ un comun denominatore importante, uno strumento importante, fondamentale”, conclude.

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