Fare impresa contribuendo al bene comune. Si può fare e l’innovazione può giocare un ruolo fondamentale nel supportare iniziative ad alto valore sociale. Lo hanno dimostrato le quattro storie di impresa presentate in occasione della giornata conclusiva della Seasonal School “Management of Innovation and Common Good”, organizzata dalla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa e incluse nel volume “La buona impresa. Storie di startup per un mondo migliore” scritto da Valentina Cucino, Alberto Di Minin, Luca Ferrucci e Andrea Piccaluga.
La Seasonal School ha coinvolto studenti, iscritti ad un corso di laurea o di dottorato di università, provenienti da più parti del mondo con un approccio multidisciplinare con l’obiettivo di affrontare alcune delle principali questioni riguardanti la gestione dell’innovazione e lo scambio di conoscenze, incluso il trasferimento tecnologico, con una visione ampia che include la sostenibilità e la gestione della salute.
Tra queste, anche quella di Alessandra Farris e della sua IntendiMe che offre soluzioni tecnologiche per migliorare la vita delle persone sorde e con deficit uditivi al fine di farle sentire più indipendenti, libere e al sicuro. Al centro della mission aziendale l’inclusione e l’accessibilità, espresse sia nei processi di lavoro che nella composizione di un team, oggi in grado di offrire il primo servizio clienti composto esclusivamente da persone sorde e da figli di persone sorde (CODA – Children of Deaf Adults).
Una necessità individuale e personale, che si fa soluzione e poi impresa
“Le Seasonal School sono percorsi formativi di eccellenza della durata di una o due settimane, a carattere interdisciplinare, focalizzati sulle tematiche di ricerca di frontiera della Scuola a cui partecipano studenti provenienti da più parti del mondo – racconta Valentina Cucino, tra gli autori del libro – L’obiettivo di questa giornata era quello di mostrare ai ragazzi l’esistenza di startup che, pur nella consapevolezza di dover raggiungere un equilibrio economico-finanziario, considerano i profitti non come il loro obiettivo primario delle loro azioni, ma come una conseguenza della capacità dell’impresa di risolvere bisogni sociali. Quella di Alessandra Farris è una testimonianza forte che vede l’individuazione di una necessità individuale e personale farsi prima soluzione e quindi impresa. Un’impresa ad alto contenuto tecnologico e di innovazione che poi genera una ricaduta positiva in termini di creazione di valore per tante persone”.
La scuola ha posto l’accento proprio sul ruolo delle cosiddette “purpose-driven organizations”, sulla loro capacità di stimolare l’innovazione per affrontare i problemi della società, nonché sull’emergere di nuove modalità di interazione con i contesti sociali, ambientali e culturali. Ma anche sui paradigmi oggi al centro del dibattito sulla trasformazione dell’economia, come quelli della creazione di valore condiviso, dell’ecologia integrale e dell’economia civile, unitamente al ruolo degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
IntendiMe, un sistema votato all’IoT che supporta chi ha deficit uditivi
IntendiMe nasce dal desiderio di Alessandra di fornire ai propri genitori, entrambi sordi, un supporto tecnologico in grado di avvertirli di suoni e vibrazioni all’interno della loro casa. Da qui lo sviluppo di KitMe, un sistema che consente di rilevarli tramite sensori universali che avvisano un apposito smartwatch attraverso vibrazione e luminosità, il tutto supportato da una app e affiancato da un servizio clienti davvero accessibile, composto esclusivamente da persone sorde e da figli di persone sorde (CODA-Children of Deaf Adults) – con conoscenza delle sfumature della sordità e delle più svariate esigenze comunicative che ciascuno può manifestare – che operano in chat, videochat e videochat in LIS (Lingua dei Segni italiana) e tramite i canali social Whatsapp, Telegram e Messenger.
“La nostra nasce per definizione come un’organizzazione votata a uno scopo, perché fin dal primo giorno l’attenzione è stata rivolta non al profitto ma allo sviluppo di una soluzione in grado di agevolare la vita di una collettività di persone, unite da una medesima necessità – commenta Alessandra Farris, presidente di IntendiMe – Ovviamente fare impresa sociale non è semplice perché occorre ogni giorno fare i conti non solo con i bilanci economici, ma anche con le tante decisioni di carattere morale e sociale che il percorso di crescita ci mette davanti”.
“Al centro del nostro lavoro – continua Farris – abbiamo sempre posto la persona sorda, l’inclusione, l’accessibilità e l’uguaglianza, i pilastri della nostra azienda. Questo ci ha consentito, da una parte, di tirare a bordo e valorizzare le specifiche abilità di tante persone sorde o CODA come me; dall’altra, di dare vita a una soluzione sviluppata non solo per i sordi ma ‘con’ i sordi. Un dettaglio linguistico che fa tantissima differenza se inquadrato nell’ottica di creazione di bene comune”.