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Piano Transizione 4.0: cos’è e quanti soldi spettano per l’IoT

Il Piano Transizione 4.0 è il nuovo piano di politica industriale italiana. Sostituisce Industria 4.0 e Impresa 4.0. Finanziato dalla Legge di Bilancio 2021 (L. 178/2020) con circa 24 miliardi di euro, di cui 750 milioni dal programma Next Generation EU

Pubblicato il 20 Apr 2022

piano transizione 4.0

Il Piano Nazionale Transizione 4.0 è il nuovo piano di politica industriale italiana. Sostituisce il precedente Industria 4.0, presentato nel settembre 2016 e diventato, nel settembre 2017, Impresa 4.0.

Cos’è il Piano Transizione 4.0

Il Piano Transizione 4.0 è una misura finanziaria e fiscale prevista dal Governo italiano a supporto delle imprese.

Finanziato dalla Legge di Bilancio 2021 (L. 178/2020) con circa 24 miliardi di euro, di cui 750 milioni dal programma Next Generation EU, è definito dal Ministero dello Sviluppo Economico come “il primo mattone su cui si fonda il Recovery Fund italiano”.

Il Piano Transizione 4.0 è biennale, 2021-2022, ma la decorrenza delle misure è stata anticipata al 16 novembre 2020, con consegna dei beni fino a giugno 2023 in caso di avvenuto versamento, entro il 2022, di almeno il 20% dell’importo. Il piano prevede la misura unica del credito di imposta (tax credit) per le imprese con aliquote che variano a seconda della categoria dei beni e dell’importo della spesa da compensare.

A chi sono destinati i fondi e in quali casi non si ha diritto

Il Piano Transizione 4.0 si rivolge “a tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, comprese le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione e dal regime fiscale di determinazione del reddito dell’impresa” che effettuino investimenti “destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato” (L. 178/2020, dal Supplemento Ordinario n. 46/L alla Gazzetta Ufficiale). Ai fini dei successivi controlli, chi decide di avvalersi del credito d’imposta previsto dal piano è tenuto a conservare tutta la documentazione relativa, che deve contenere l’espresso riferimento all’agevolazione.

La legge di bilancio 2021 precisa che “il credito d’imposta non spetta alle imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale o sottoposte ad altra procedura concorsuale”. Sono escluse le imprese destinatarie di sanzioni interdittive, e la fruizione del credito è “comunque subordinata alla condizione del rispetto delle normative di sicurezza nei luoghi di lavoro, applicabili in ciascun settore, e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori”.

Cosa prevede il Piano Transizione 4.0 e quali sono le misure per lo sviluppo dell’IoT

Il piano prevede la misura unica del credito di imposta (tax credit) con aliquote che variano a seconda della categoria dei beni e dell’importo della spesa da compensare. Per tutti i crediti d’imposta sui beni strumentali materiali, la fruizione dei crediti è ridotta a 3 anni in luogo dei 5 anni previsti a legislazione vigente.

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Il piano Transizione 4.0 – Immagine tratta da www.mise.gov.it

La prima grande distinzione prevista dal Piano è tra gli investimenti in beni materiali e immateriali non 4.0 e 4.0: per i primi, il credito d’imposta sulla spesa effettuata nel 2021 è fruibile in un anno, se i ricavi o compensi dell’autore della spesa non superano i 5 milioni di euro. Per gli investimenti in beni materiali (ex superammortamento) e immateriali non 4.0 il credito di imposta previsto è pari al 10% nel 2021 e al 6% nel 2022.

Per gli investimenti in beni immateriali 4.0 è previsto un credito di imposta del 20% ed un aumento del massimale da 700.000 a un milione di euro.

I beni immateriali ammessi alla nuova misura fanno riferimento all’allegato B della legge di bilancio 2017 (L. 232/2016) che finanziò il piano Industria 4.0. Rientrano quindi, tra gli altri, software, sistemi, piattaforme e applicazioni per: la gestione e il coordinamento della produzione (sistemi SCADA, sistemi MES, sistemi CMMS); la prototipazione simultanea e/o l’archiviazione digitale e integrata nel sistema informativo aziendale delle informazioni relative al ciclo di vita del prodotto (sistemi PLM, digital twin, Big Data Analytics); la progettazione e la riprogettazione dei flussi produttivi; per il monitoraggio e controllo di produzione; per la gestione della qualità e i relativi processi; per la cybersecurity. Una specifica voce dell’allegato è dedicata a software, sistemi, piattaforme e applicazioni in grado di comunicare dati e informazioni sia tra loro che con l’ambiente e gli attori circostanti grazie a una rete di sensori interconnessi (Industrial Internet of Things).

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Il piano Transizione 4.0 – Immagine tratta da www.mise.gov.it

Per l’acquisto di beni materiali 4.0 il Piano distingue tre soglie di massimale di spesa: inferiore a 2,5 milioni di euro; tra i 2,5 e i 10 milioni di euro; tra i 10 e i 20 milioni di euro.

Per la soglia inferiore, è previsto un credito d’imposta del 50% nel 2021 e del 40% nel 2022; per la soglia intermedia, le aliquote sono del 30% nel 2021 e del 20% nel 2022; per la soglia superiore, aliquota unica del 10% per l’intero biennio.

Anche in questo caso, i beni materiali ammessi sono elencati nella legge di bilancio 2017, allegato A. Le macchine utensili finanziabili devono quindi avere un’integrazione automatica con il sistema logistico della fabbrica o la rete di fornitura; controllo tramite CNC o PLC; interconnessione ai sistemi informatici di fabbrica; interfaccia uomo-macchina intuitive e almeno due tra le seguenti caratteristiche: sistemi di telemanutenzione e/o telediagnosi e/o controllo in remoto; monitoraggio continuo tramite set di sensori e adattività alle derive di processo; caratteristiche di integrazione tra macchina fisica e/o impianto con la modellizzazione e/o la simulazione del proprio comportamento durante il processo; dispositivi, strumentazione e componentistica “intelligente”; filtri e sistemi di recupero di acqua, aria, olio, polveri con sistemi di segnalazione dell’efficienza e di eventuali anomalie.

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Il piano Transizione 4.0 – Immagine tratta da www.mise.gov.it

Il Piano prevede poi un’aliquota del 15% per gli investimenti effettuati nel 2021 per l’implementazione del lavoro agile e diverse aliquote per gli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, innovazione green e digitale (15% su massimale di 2 milioni di euro), design e ideazione estetica (10% su massimale di 2 milioni di euro): queste ultime quattro erano state definite con il decreto del 26 maggio 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 luglio scorso.

Il decreto ha precisato (art. 2) che il credito di imposta su attività di Ricerca e Sviluppo (20% su investimenti fino a 4 milioni di euro) è ammissibile solo nel caso di attività che “perseguono un progresso o avanzamento delle conoscenze o delle capacità generali” in campo scientifico o tecnologico, e non della singola impresa, anche in chiave di adattamento delle conoscenze tra un campo e l’altro della scienza e anche nei casi in cui il progresso, sebbene già raggiunto, sia coperto da segreto aziendale altrui e quindi non accessibile a tutti.

Di particolare interesse per l’IoT il credito di imposta sull’innovazione tecnologica (10% su un massimale di 2 milioni di euro), per attività che introducano in azienda prodotti o processi nuovi per caratteristiche tecniche, facilità di impiego, semplificazione e flessibilità dei processi, metodi di produzione, distribuzione e logistica. Sono ammissibili le attività legate a progettazione, realizzazione e introduzione delle innovazioni tecnologiche fino al test e valutazione delle installazioni pilota. Non sono ammissibili attività per migliorie minori a prodotti esistenti, per soluzione di problemi tecnici legati al normale funzionamento dei processi produttivi, per l’adeguamento agli standard di qualità, igiene, sicurezza o alle richieste di personalizzazione di un committente. A titolo esemplificativo, il decreto ha specificato alcuni degli obiettivi di innovazione che le soluzioni ammissibili devono contribuire a raggiungere, tra cui: il digital service backbone; la pianificazione e la simulazione dei processi produttivi; la produzione e raccolta automatica dei dati di processo; il monitoraggio attraverso report di funzionamento; la digitalizzazione dei processi; la sicurezza.

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Il piano Transizione 4.0 – Immagine tratta da www.mise.gov.it

Di particolare interesse anche l’estensione del credito d’imposta alle spese sostenute per la Formazione 4.0 sia per il 2021 che per il 2022.

Piano transizione 4.0 e IoT: lo stato dell’arte in Italia

Il piano Transizione 4.0 dovrebbe impattare su un mercato IoT italiano che, secondo la ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, ha raggiunto, nel 2019, i 6,2 miliardi di euro.

L’Osservatorio ha condotto un sondaggio, presentato ad aprile 2020, su un campione di 100 grandi aziende e 525 PMI italiane, da cui è emerso un divario nell’Industrial Internet of Things sia in termini di conoscenza che di progetti avviati: se il 97% delle grandi imprese conosceva le soluzioni IoT per l’Industria 4.0 (95% nel 2018) e il 54% aveva attivato almeno un progetto di Industrial Internet of Things nel triennio 2017-19, solo il 39% delle Pmi aveva sentito parlare di queste soluzioni e appena il 13% aveva avviato delle iniziative.

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Osservatorio Internet of Things – Infografica

Tra le principali barriere all’avvio di progetti I-IoT individuate dall’Osservatorio sono emerse la mancanza di competenze (56% del campione), la scarsa comprensione dei benefici di queste soluzioni (44%) a fronte di investimenti programmati in formazione solo del 44%. Il Piano Nazionale Industria 4.0 non era più ritenuto rilevante dalle grandi aziende per attivare i progetti (38%) e solo una Pmi su 4 aveva iniziato a sfruttare gli incentivi del piano per attivare iniziative.

Il piano Transizione 4.0 cambierà questi dati?

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