La politica energetica nazionale spinge per la riqualificazione energetica degli edifici da tempo, a partire dalle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni, per il fotovoltaico, gli infissi e gli impianti che regolano il consumo e la dispersione energetica di un edificio. Con l’introduzione del superbonus del 110% si è anche inserito tra gli interventi agevolabili quello dell’automazione o domotica; la stessa attenzione non è stata dedicata al cablaggio strutturato degli edifici.
Cablaggio strutturato verticale e orizzontale
Per avere un edificio, fosse anche il singolo appartamento, la chiave è affidarsi a sistemi di controllo moderni che programmano ma, soprattutto, ottimizzano l’uso dell’energia. Pochi però si ricordano degli obblighi della legge 164/2014 e del testo unico dell’edilizia con il DPR 380/2001 che prevedono per le nuove costruzioni di avere impianti e locali tecnici idonei all’installazione di cablaggio strutturato negli edifici, sia per gli apparati attivi che per quelli passivi, sia per il cablaggio verticale che orizzontale e di piano. Con il superbonus del 110% (o gli altri bonus per ristrutturazione o risparmio energetico) si incentivano diversi impianti ma non si spinge a fondo la possibilità di rifare gli impianti di distribuzione dei segnali totalmente in fibra ottica. Si favorisce la domotica e ci si dimentica che l’ottimizzazione energetica, in genere, passa anche attraverso una maggiore e migliore fruizione dei dati e della banda ultralarga.
Infatti, la domotica porta con sé una ulteriore complicazione: il cablaggio verticale e orizzontale che gli edifici devono avere. Nella maggior parte dei casi gli impianti elettrici o di distribuzione del segnale sono abbastanza semplici: impianto elettrico, di antenna TV tradizionale ed eventualmente per il satellite, citofonico e telefonico. Poche prese utente, tutti impianti separati che hanno poco di “strutturato”, sicuramente nulla di integrato. Alcune integrazioni le fanno i device semplicemente perché usano sia l’energia elettrica che la connessione dati (esempio gli elettrodomestici smart) ma sono limitati ai singoli device.
Armadio per apparecchiature di cablaggio strutturato
Il primo vero ostacolo verso la riqualificazione energetica o lo smart building è, quindi, proprio il sistema di distribuzione dei segnali, dei dati e dell’energia elettrica all’interno degli stessi.
Infatti, in un edificio smart ci aspettiamo almeno di avere impianti Tv, sat, dati, WiFi, sistema di allarme, videosorveglianza, telefono, citofono e altri con una concentrazione, quasi una moltiplicazione, delle utenze, dei sistemi e anche dei fornitori di servizi (le utility) che devono portare i loro servizi all’edificio.
Tutti questi li possiamo classificare in poche categorie: Tv, satellite, radio, dati, voce e WiFi. A fianco delle nuove tecnologie (dati, WiFi e per certi versi la voce con il VoIP) ci sono quelle tradizionali (Tv, sat e radio) che pur trasmettendo via etere, ormai in digitale, permarranno ancora a lungo (anche se molte delle maggiori radio e Tv sono fruibili anche via IP broadcast).
La scommessa è quindi portare tutti questi segnali il più possibile su un solo cavo, in fibra ottica, all’interno degli appartamenti, a partire dai segnali raccolti, gestiti ed elaborati a livello di edificio. Già questo ci dice che l’appartamento singolo dovrebbe avere un proprio impianto di distribuzione interna in fibra ottica che si collega a quello di distribuzione di edificio che, a sua volta, è collegato alla rete FTTH di uno o più fornitori di servizio.
Fonte: Hexa-Play su tecnologia GPON – Fracarro
I sistemi basati su tecnologie GPON
È per questo che molti costruttori tipicamente di apparati di distribuzione del segnale radiotelevisivo via etere (o via cavo) hanno sviluppato sistemi basati su tecnologie GPON (Gigabit-capable Passive Optical Network, tecnologia comunemente utilizzata per realizzare reti FTTH – Fiber To The Home), tipiche delle grandi infrastrutture di telecomunicazioni, ma sistemati in cantina o nel sottotetto, che permettono l’aggregazione, la miscelazione e il trasporto su singolo cavo in fibra ottica di tutti questi segnali per tutti gli appartamenti, ciò realizzando la distribuzione verticale in maniera poco invasiva e relativamente economica, sempre che i progettisti abbiano predisposto i cavedi e i locali tecnici idonei come prevede la legge.
Arrivati all’appartamento poi, per disaccoppiare i segnali e ridistribuirli all’interno dello stesso in modo da far arrivare i segnali ai giusti device (Tv, telefono, router, ecc.), cioè per la distribuzione orizzontale, si utilizzano sempre tecnologie GPON e con cablaggi semplificati. In sostanza, con un unico box o quadro di distribuzione di appartamento, si semplifica molto l’aspetto del cablaggio di appartamento e, laddove possibile, si recupera anche parte del cablaggio esistente.
Gli apparati GPON che realizzano tutto questo sono macchine che devono garantire la banda e le priorità a tutti gli appartamenti in condizioni di utilizzo gravose, devono anche gestire diversi tipi di segnale contemporaneamente (esempio DVBT, DvbT2, Dvb-S2/S), piuttosto che diverse qualità dello stesso servizio (esempio connettività internet, VoIp, UHDtv, Dtt, Iptv, Fm-Dab) da sorgenti multiple dello stesso tipo (esempio più satelliti), oltre che alla gestione delle corrette policy per la protezione dei diritti (DRM). Insomma, un bel da fare per essere solo un edificio, ma questo è il livello di “upgrade” necessario per renderlo smart.
Fonte: Hexa-Play su tecnologia GPON – Fracarro
Il cablaggio per la domotica
Discorso diverso quando ci sono da gestire potenze elevate, tipiche delle utenze elettriche, dove si va da pochi watt delle lampade a led a qualche kW degli elettrodomestici; con gli impianti a pompa di calore per la climatizzazione estate/inverno, la fonte primaria di energia in casa si sposta sempre più verso l’energia elettrica.
La domotica qui è intesa come automazione delle singole utenze (forni, lavatrici, luci, cancelli) che sempre più sono collegati alla rete e gestiti da app. In realtà, un cablaggio per la domotica significa portare nei pressi del device non solo l’energia elettrica ma anche il suo segnale di controllo (se non arriva via WiFi o comunque wireless) ma, soprattutto, avere una centrale che ne gestisca l’uso, i consumi e il dialogo.
Oggi, piccole automazioni domestiche, anche con un certo grado di integrazione, si possono attuare con un basso investimento, aggiungendo alle tradizionali prese o principali utenze (esempio luci, tapparelle, cancelli e simili), all’interno delle cassette a muro dove sono ospitati interruttori e prese o cassette di derivazione, dei piccoli dispositivi connessi in WiFi e gestiti in cloud con protocolli standard (MQTT, Rest API, chiamate a URL specifici) o app dedicate del costruttore che trasformano una qualunque utenza in una utenza gestita da app e da remoto, permettendo la realizzazione di veri e propri scenari, come ad esempio: sincronizzare l’accensione e lo spegnimento di luci esterne all’alba e al tramonto in automatico, chiudere le tapparelle in automatico quando si esce, spegnere tutte le luci di casa con un solo comando, e tanto altro ancora.
Certo queste soluzioni sono dei workaround di costo rispetto a soluzioni più mature e affidabili, ma lo sono anche per la mancanza di cablaggio, poiché utilizzano quasi sempre il WiFi come collegamento e, in ogni caso, rappresentano facilmente qualche decina di device che devono colloquiare con la rete, ciò richiedendo ancora una volta un cablaggio strutturato per la parte dati che assicuri qualità e continuità di servizio.