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Google Cloud IoT Core chiude, ecco come trovare una valida alternativa

Inaspettatamente, e in modo molto discreto, Google ha annunciato che da agosto del prossimo anno cesserà il servizio Cloud IoT Core, dando in pratica agli utenti un anno di tempo per trovare una piattaforma alternativa. Ecco quali aspetti valutare per fare la giusta scelta

Pubblicato il 03 Nov 2022

Immagine da Shutterstock

Senza tanto clamore, Google ha fatto sapere che il prossimo anno chiuderà il servizio Cloud IoT Core. La notizia è stata data dall’azienda facendo comparire sulla pagina di IoT Core il messaggio: “Google Cloud IoT Core verrà ritirato il 16 agosto 2023. Per saperne di più, contattate il team dedicato al vostro account Google Cloud”. Una laconica comunicazione che lascia agli utenti una sola possibilità: iniziare a cercare al più presto una valida alternativa a Google Cloud IoT Core. Ma anche che riporta alla luce un importante aspetto: quello dei problemi che può causare il lock-in, ovvero il rapporto di stretta dipendenza che si può creare tra un cliente e un fornitore di beni o servizi.

L’evoluzione di Google Cloud IoT Core

Google IoT Core è stato lanciato nel 2018 come successore del servizio IoT chiamato Android Things. L’obiettivo era fornire ai produttori di device IoT un supporto per trasformare i loro prototipi in prodotti commercializzabili. Nel 2019 Google ha però fatto sapere di volere modificare la sua proposta, trasformandola in una piattaforma che consentisse agli OEM di realizzare apparecchi consumer, come per esempio i televisori, che integrassero l’assistente digitale Google Assistant.

L’evoluzione del mondo degli assistenti digitali, decisamente a favore della concorrenza, e la presa di coscienza che i clienti di Google IoT Core  hanno esigenze molto diversificate che possono essere soddisfatte in modo più efficace da partner specializzati, sembra abbiano convinto Google a mettere la parola fine all’iniziativa IoT Core .

I partner hanno avuto il sopravvento sul fornitore

Commentando l’annuncio relativo alla dismissione del servizio, un portavoce di Google ha dichiarato: “Dal lancio di IoT Core, è apparso chiaro che le esigenze dei nostri clienti potessero essere meglio soddisfatte dalla nostra rete di partner specializzati in applicazioni e servizi IoT. Abbiamo lavorato molto per offrire ai clienti opzioni di migrazione e soluzioni alternative e ora stiamo fornendo un periodo di transizione di un anno prima che il servizio IoT Core venga interrotto”.

In sostanza, Google dichiara apertamente di dover cedere le armi per manifesta inferiorità rispetto a quanto possono offrire oggi vendor e provider di servizi specializzati nella creazione di soluzioni IoT personalizzate. Molti di questi, peraltro, hanno accordi con Amazon e Microsoft che legano i propri servizi alle infrastrutture di AWS e Azure, con il rischio, come è successo con Google, che il lock-in possa rivelare in futuro la pericolosità dei limiti che impone.

Come scegliere una core platform IoT

Ora per i clienti di Google Cloud IoT Core sorge le necessità di migrare in modo il più possibile indolore (seamless, come di dice in gergo) a una nuova piattaforma che consenta di proseguire con lo sviluppo dei propri device IoT. Vista l’esperienza, però, potrebbe essere arrivato il momento di ripensare la propria strategia in modo da sfruttare al meglio le attuali offerte di servizi gestiti, che hanno cambiato radicalmente il panorama del cloud introducendo tendenze come l’orchestrazione dei container e il serverless. Peraltro, questo aspetto ha una valenza più generale e, oltre a riguardare chi deve trovare un’alternativa a Google, interessa anche chi sta valutando di rinnovare il proprio business introducendo un’infrastruttura IoT.

In tal senso, Matteo Del Balio, Product & Service Design Manager di SECO, azienda che ha sviluppato la piattaforma IA/IoT CLEA, consiglia di valutare tre aspetti fondamentali:

  1. la possibilità di sviluppare avvalendosi di sistemi aperti, che non siano legati a uno specifico cloud o che usino determinati framework;
  2. usare piattaforme scalabili sia in termini di prestazioni sia di costi;
  3. assicurarsi di avere un valido supporto dalla IoT infrastructure.

Secondo Del Balio, sviluppatori e utilizzatori finali di dispositivi IoT dovrebbero potersi avvalere di “un’infrastruttura che sfrutta tutte le tecnologie necessarie per offrire un servizio affidabile e performante, senza porre limiti alle possibilità di sviluppo futuro”.

Il riferimento al lock-in è palese, ma d’altra parte l’esempio fornito da Google con il suo Cloud IoT Core non ammette attenuanti.
Chi ha già avuto esperienze nel mondo dello sviluppo IoT può essersi trovato di fronte a due situazioni molto diverse fra loro, ma con lo stesso esito: una carenza di risorse o costi eccessivi che hanno influito in modo negativo sullo sviluppo, ritardandolo o addirittura bloccandolo. “Quando fate la vostra prossima scelta di una soluzione IoT, dovete avere la sicurezza di poter disporre di una piattaforma scalabile in funzione delle necessità e di affrontare spese certe”, ha sostenuto Maurizio Caporali, Chief Product Officer di SECO. Il quale ha anche sottolineato come “avere a disposizione il partner e le competenze giuste per il supporto allo sviluppo e all’implementazione sia un requisito indispensabile per andare in produzione”.

Una valida alternativa a Google Cloud IoT Core

I tre aspetti citati da Del Balio sono ciò che caratterizza la piattaforma CLEA di SECO. Progettata per soddisfare le esigenze delle infrastrutture IoT di oggi, ma anche del futuro, CLEA offre un controllo completo e possiede un corredo di funzionalità che va ben oltre la tipica piattaforma IoT as a service.

Basata su un nucleo completamente open-source, CLEA è interamente costruita su Kubernetes. Questo non solo la rende indipendente da qualsiasi tipo di cloud, ma consente anche di utilizzarla on premise. Progettata per essere scalabile e gestire agilmente grandi flotte ed elevati flussi di dati, grazie all’integrazione dell’intelligenza artificiale CLEA permette di estratte valore dai dati provenienti dal campo.

CLEA può quindi rappresentare una valida opportunità per chi cerca un’alternativa a Google Cloud IoT Core – permette infatti di continuare a sfruttare le potenzialità del cloud di Google, dove CLEA può essere istanziata e gestita – ma è anche la soluzione per chi sta valutando l’implementazione di un’infrastruttura IoT.

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