“Tra i fluidi biologici che meglio possono rappresentare il nostro corpo nella sua unicità, c’è sicuramente il sudore, paragonabile solo al plasma per importanza delle informazioni fornite. Informazioni parametrate su noi stessi perché ciascuno di noi ha una propria impronta. Swemax è in grado di catturare questa impronta e rappresentarla in digitale” spiega Matteo Beccatelli, Co-founder e Cto di Biometrica. La startup parmense nata nel 2018 e con alle spalle numerose collaborazioni con importanti enti di ricerca (CNR, Università di Pisa, Università di Verona e Università di Parma), ha progettato Swemax, un bionsensore che “leggendo” il sudore degli atleti, “impara” e indica quando integrare liquidi e sali minerali per prevenire crampi e infortuni. Si tratta di un dispositivo composto da un bionsensore ovvero un cerotto intercambiabile che cattura microscopiche gocce di sudore e le trasmette al device elettronico cui è collegato. Un concentrato di tecnologia grande quanto un accendino, che si posiziona a contatto della pelle all’interno di una tasca negli indumenti tecnici (magliette e canotte) che fanno parte del kit.
Ogni secondo, i dati raccolti dal dispositivo vengono inviati all’interno di uno spazio in cloud dove l’Intelligenza Artificiale di Swemax elabora le informazioni e grazie al Machine learning impara a “conoscere” il corpo della persona che indossa il sensore. Partendo da questi dati, l’AI formula un’analisi predittiva che arriva a segnalare in anticipo un crampo o un malessere dovuti a cali di liquidi o sali minerali. Ma anche se si sta per superare quella fatidica soglia di disidratazione del 2%. Queste informazioni vengono inviate allo smartphone così l’atleta o il coach possono fare un check delle prestazioni e avere delle proiezioni per capire se ci sono criticità e servono correzioni nella tabella di marcia. “Quello che finora era considerato un liquido di scarto, oggi diventa una fonte preziosissima di informazioni e non parliamo solo di sport. Con Swemax si aprono le porte a un nuovo mondo che permetterà di avere dati continui sul nostro corpo in modalità non invasiva” precisa Beccatelli.
Monitoraggio in tempo reale del sudore corporeo, prevenzione degli infortuni e ottimizzazione delle performance
Tale è la portata dell’innovazione che ha subito catturato l’attenzione di diversi coach, atleti e perfino di un campione di endurance del calibro di Nico Valsesia, che proprio in questi giorni si trova nel mezzo di una nuova impresa titanica che lo vede avventurarsi dal Mar Nero fino alla cima del monte Ararat e ha portato con sé Swemax per tenere sotto controllo il suo fisico e gestire al meglio i cali di liquidi e sali minerali.
“Uno strumento come Swemax – racconta l’atleta – non solo può salvarti la vita quando sei in alta montagna, ma può aiutare tutti quegli sportivi che fanno endurance, sia in fase di allenamento sia durante le competizioni. Sapere quanto e quando puoi sforzarti o comunque ricordarti di bere, prevenendo per tempo la disidratazione, è di grande aiuto per evitare crolli di performance e cedimenti nella motivazione ad andare fino in fondo, soprattutto per gli sportivi che competono da soli senza un seguito pronto a supportarli».
Parallelamente su Indiegogo sta partendo una campagna di crowdfunding per la vendita dei primi mille dispositivi, prima di avviare una produzione su larga scala.