L’edilizia non è normalmente un settore associato alla sostenibilità: basti pensare che la maggioranza dei rifiuti speciali prodotti nel nostro Paese (fonte Rapporto Ispra 2023) è legata proprio agli scarti provenienti dalle costruzioni. Più in generale, l’edilizia consuma una grande quantità di materie prime e risorse naturali, mentre gli stessi edifici, nel corso della loro vita, sono responsabili di una quota importante dei consumi energetici e delle relative emissioni di CO2.
L’approccio alla sostenibilità di Hilti
Tra gli operatori di settore, però, sta aumentando la consapevolezza della necessità di un cambio di rotta: in questa direzione si sta muovendo da tempo anche Hilti, multinazionale impegnata nello sviluppo di prodotti, sistemi, software e servizi per il mercato delle costruzioni. Un’attenzione a 360° che interessa non solo le soluzioni e i servizi offerti, ma anche le sue sedi. Nel 2022, l’efficientamento energetico già attuato in numerosi siti, come il centro Logistico di Carpiano (MI), ha permesso al Gruppo Hilti di ridurre il fabbisogno energetico per 400 MegaWatt/h di energia termica dall’uso di gas e olio e 50 Megawatt/h di energia elettrica. Inoltre, nel 2022 Hilti ha duplicato la capacità di generare energia dal fotovoltaico ed è attualmente in grado di rispondere per circa il 4% del fabbisogno totale mediante gli impianti fotovoltaici installati nelle proprie sedi. Il Gruppo ha anche intrapreso una conversione graduale della flotta di veicoli aziendali. A livello italiano, su un parco auto di 855 mezzi, ad oggi 577 sono già full hybrid, 3 full electric e i rimanenti mezzi verranno convertiti full hybrid entro fine di quest’anno (96% entro il Q2). L’Azienda sta già studiando come ampliare nel prossimo futuro la transizione al full electric.
Come racconta Alice Matteucci, Southern Europe Sustainability Manager di Hilti, questi progetti sono parte di una strategia più ampia di Hilti, con orizzonte di medio termine 2032 e di lungo termine 2050 – secondo gli standard SBT a cui l’Azienda ha aderito – che guarda a tutte le dimensioni della sostenibilità: “La sostenibilità, insieme alla produttività e alla sicurezza, è uno dei tre pilastri della promessa al cliente, per creare un settore delle costruzioni migliore, come recita il nostro slogan Making Construction Better. La nostra volontà, infatti, è di diventare leader nell’accezione di miglior partner che gli attori del mondo delle costruzioni possano scegliere per raggiungere i propri obiettivi, anche di sostenibilità. Il nostro approccio in questo ambito si articola su due livelli: da un lato quello che facciamo noi come Hilti per diminuire il nostro impatto, dall’altro il nostro impegno per rendere il business dei nostri clienti più sostenibile”.
Le azioni sul fronte interno
Per quanto riguarda il primo livello, Hilti Italia prevede di ridurre del 30% entro il 2030 le proprie emissioni di CO2 equivalente su scope 1, 2 e business travel, dando il proprio contributo nel raggiungimento degli obiettivi del Gruppo in linea con i Science Based Targets.
Più in generale, l’obiettivo del gruppo, come esplicitato dal suo bilancio di sostenibilità, è coniugare il successo economico e finanziario con traguardi di carattere sociale, ambientale e di sicurezza. La strategia globale di Hilti, racconta Matteucci, ha una declinazione particolare sul mercato italiano: “Nel nostro Paese siamo fortemente orientati al tema dell’efficientamento energetico. Per questo, già nel 2014 abbiamo installato pannelli fotovoltaici per la produzione di energia rinnovabile sul capannone dello stabilimento di Carpiano, la nostra sede di logistica e di manutenzione degli elettroutensili”. L’attenzione alla sostenibilità non si esaurisce negli aspetti ambientali: dal punto di vista sociale, Hilti ha messo in campo una serie di politiche basate sul rispetto di standard etici e anticorruzione, rivolti innanzitutto ai propri partner e fornitori: “Ci rendiamo conto che come azienda viviamo all’interno di una comunità e, dunque, vogliamo fare la nostra parte e favorire un miglioramento continuo”. Dal punto di vista del personale interno, Hilti ha sposato politiche che mirano alla gender equality; i dipendenti sono inoltre regolarmente coinvolti in progetti benefici a sostegno delle comunità e del territorio. Infine, una particolare attenzione è anche destinata alle politiche di sicurezza.
L’impatto del servizio di Fleet management
L’aspetto che probabilmente più contraddistingue Hilti dal punto di vista della sostenibilità riguarda proprio il supporto offerto ai clienti su questo fronte. Al centro c’è il servizio di Fleet management del gruppo, per il noleggio delle attrezzature Hilti utilizzate nei cantieri. Con un canone mensile, il servizio permette di massimizzare la produttività degli attrezzi, ridurre gli imprevisti e i costi di gestione. Non solo: grazie al rinnovo periodico delle attrezzature, ogni impresa può impiegare sempre attrezzi con standard di sicurezza all’avanguardia e innovativi, e disporre di riparazioni illimitate e rapide. Inoltre, grazie al servizio on demand, il cliente può pagare solo i giorni di effettivo utilizzo, nonché disporre di un servizio di consegna e recupero degli attrezzi. Con vantaggi significativi per quanto concerne la sostenibilità, come racconta la Sustainability Manager:
“Il nostro Fleet management è un esempio lampante della trasformazione dell’idea di prodotto da “proprietà” a “servizio”. Questa formula è una delle basi fondanti della circolarità e della sostenibilità, in cui l’attrezzo non è più un prodotto che si compra e poi si butta. Nella logica del servizio, infatti, il dispositivo diventa un bene che può essere utilizzato da più persone e aziende, allungandone così la vita utile. Non solo: è la stessa Hilti che si prende la responsabilità di ritirarlo e smaltirlo correttamente, puntando innanzitutto, se possibile, a dargli un’altra vita o a riciclarlo.”. Hilti, infatti, analizza tutti gli attrezzi per verificare se alcune loro parti possano essere riutilizzate come pezzi di ricambio per la manutenzione di elettroutensili. Inoltre, grazie alle numerose collaborazioni attive, Hilti dona i suoi attrezzi, ad esempio, a laboratori, per insegnare ai ragazzi l’utilizzo di questi strumenti e aiutarli così a entrare nel mondo dell’edilizia o della falegnameria. In aggiunta – tramite i suoi partner esterni che si occupano di gestione dei rifiuti – riesce a recuperare quanto più materiale possibile (plastica, rame, metalli) da reimmettere nel circuito produttivo. Tra i progetti che Hilti sta portando avanti, ve ne è uno che interessa le valigette rosse che contengono i suoi utensili, con l’obiettivo di produrle con materiale totalmente riciclato e recuperato da quelle giunte a fine vita.
Un’attenzione trasversale alla sostenibilità
Insomma, l’attenzione alla sostenibilità di Hilti è estremamente trasversale e si riflette anche nell’organizzazione aziendale intorno a questo tema: “Ritengo più proficuo che non sia creato un dipartimento della sostenibilità ad hoc in azienda, per evitare che diventi un segmento a sé stante dal resto dell’impresa. Al contrario, la sostenibilità deve entrare a far parte del DNA aziendale, nonché della vita quotidiana di ogni dipartimento, dall’HR al Procurement, dalla Logistica al Finance: solo così può guidare un reale cambiamento”, conclude Matteucci.