Tracciabilità, sostenibilità, etica ed ecologia: la speranza di un consumo più consapevole e intelligente arriva dalla blockchain

Porre un freno alla compravendita di “diamanti insanguinati”, garantire che sulla nostra tavola arrivi solo cibo sano e ridurre gli spechi energetici. Tutto il buono che arriva dall’applicazione su larga scala dei registri distribuiti

Pubblicato il 27 Feb 2017

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Immaginate un sistema di monitoraggio che verifica la provenienza degli alimenti mentre si spostano lungo la catena della fornitura, generando avvisi proattivi rispetto a eventi che potrebbero indicare potenziali manomissioni, alterazioni o sofisticazioni, o un repentino cambiamento delle condizioni ambientali, tutti segnali che potrebbero tradursi in problemi di sicurezza alimentare. Oppure, immaginate un database che controlla l’energia elettrica pulita prodotta dai pannelli solari, rilascia certificati al raggiungimento di determinati soglie di produzione di energie rinnovabili e li distribuisce in base a contratti preventivamente sottoscritti. Automaticamente.

La blockchain potrebbe alimentare una di queste ipotetiche applicazioni insieme a innumerevoli transazioni e contratti, finanziari e non. Le società di servizi finanziari e le banche stanno investendo molto nella tecnologia in questione. Le società di venture capital hanno versato quasi un miliardo di dollari per finanziare le startup attive in questo comparto tra il 2014 e il 2016, circa 10 volte l’importo investito nei precedenti quattro anni.

In un saggio pubblicato lo scorso novembre, il CEO di IBM Ginni Rometty fa questo confronto tra la blockchain e il “set di standard arcani” che sarebbe poi diventato Internet: «Pochi avevano predetto il profondo impatto che Internet avrebbe avuto sulla società. Oggi, la blockchain, la tecnologia alla base della moneta digitale Bitcoin, potrebbe sembrare un gingillo per gli esperti di computer, ma una volta ampiamente adottata, trasformerà il mondo».

La Blockchain altro non è che un registro digitale. Pensatelo come a un database decentralizzato che

registra le transazioni di qualsiasi tipo e fa rispettare i contratti relativi automaticamente, in base alle condizioni definite dai partecipanti. La cronologia delle transazioni viene aggiunta alla “catena”, piuttosto che monitorata tramite una traccia cartacea. E poiché il sistema è distribuito e crittografato, risulta difficile da manomettere o hackerare.

Molti analisti concordano nell’attendersi un’ondata di sperimentazioni su larga scala della tecnologia dei registri distribuiti: le utility e i produttori di energie rinnovabili alla ricerca di un modo più efficiente di quotare e vendere energia pulita; le aziende e i rivenditori di prodotti di consumo alla ricerca di un modo migliore per soddisfare la domanda di soluzioni utili a ottimizzare la supply chain; le banche e le compagnie di assicurazione interessate a verificare la provenienza di minerali o materie prime.

Con l’Iot nelle Utility e nel retail

Ci si può aspettare che le utility svolgeranno un ruolo chiave nella futura evoluzione tecnologica dei distributed ledger. «La blockchain ha il potenziale per rivoluzionare il settore energetico per diverse ragioni – ha chiarito Isaac Brown, analista di Lux Research –. La catena del valore dell’energia si basa su una pletora di sistemi di trading e compensazione piuttosto ingombranti per sostenere i mercati complessi. Aprendo la porta a un sistema distribuito più snello, sarà possibile ridurre il peso degli intermediari e ridurre i costi associati. Inoltre, le unità di potenza ed energia sono una misura solida e adatta a essere impiegata nei contratti intelligenti, in quanto sono unità di misura discrete e i conteggi relativi alla compravendita di unità di potenza energetica potranno essere inseriti direttamente nella logica delle blockchain». Il “proprietario” di un grid distribuito, per esempio, potrebbe essere in grado di vendere l’energia in eccesso, nella forma di Smart Energy, virtualmente a chiunque all’interno di un mercato aperto. In alternativa, una blockchain potrebbe essere utilizzata per generare i dati necessari per monitorare a ritroso il processo di segnalazione e risoluzione dei reclami.

A Brooklyn, New York, una startup chiamata LO3 Energy sta usando le blockchain per gestire in modo completamente automatizzato la compravendita di energia pulita attraverso una microrete (microgrid) di generatori di energia solare (pannelli) che copre un intero isolato della città, con utenti sia di tipo industriale che residenziale. L’idea è che se un edificio produce più elettricità di quella che gli è possibile utilizzare, può trovare conveniente permettere che un altro edificio la consumi. «Quando ogni pezzo della griglia fa parte di una blockchain, sa come reagire in totale autonomia», ha commentato Scott Kessler, direttore operation di LO3 Energy.

Alla fine del 2016, il progetto di LO3 ha ottenuto il sostegno di un nuovo, fondamentale, operatore, il gigante tedesco della gestione energetica Siemens, che sta prendendo in considerazione di implementare la tecnologia in questione sui propri controller per microgrid.

Ma le Blockchain potrebbero rivelarsi determinanti per migliorare la capacità di un’azienda di monitorare l’intero ciclo di vita di un prodotto, verificandone la provenienza in modo più facile ed efficace di quanto sia possibile fare con la maggior parte dei metodi manuali utilizzati attualmente.

Ad esempio, Walmart sta testando un servizio sviluppato in collaborazione con IBM per monitorare

diversi prodotti negli Stati Uniti e la carne di maiale in Cina, nell’ambito di un progetto che coinvolge moltissimi punti vendita. L’obiettivo è di migliorare la sicurezza alimentare, agendo in modo proattivo per identificare in anticipo situazioni e condizioni potenzialmente foriere di problemi sulla sicurezza e l’integrità degli alimenti. Pensatelo a come un indicatore della data di scadenza che può anche includere informazioni circa l’azienda agricola nella quale il vegetale o il capo di bestiame hanno avuto origine, con l’indicazione dei dati riguardanti le pratiche operative messe in atto nella produzione/allevamento. Etichette Rfid (identificazione in radiofrequenza) e codici a barre, già ampiamente utilizzati per le attività di tracking all’interno di parecchie supply chain, sono tra i metodi utilizzati per memorizzare i dati rilevanti.

«La Blockchain permette di migliorare la fiducia del consumatore – ha sostenuto il responsabile della sicurezza alimentare in Walmart, Frank Yiannis –. Crediamo che una maggiore tracciabilità sia un aspetto chiave per i sistemi alimentari, perché permette al consumatore di prendere decisioni più informate e consapevoli rispetto al cibo che finisce nel suo piatto». Ma i registri distribuiti sono anche in grado di automatizzare e rendere più economici i processi di certificazione della catena di fornitura. Ne sa qualcosa la startup Everledger, che ha ideato un software che permette di verificare la provenienza dei diamanti grezzi. Il sistema è, in sostanza, l’espressione digitale del “processo di Kimberley”, una certificazione creata per porre un freno al commercio dei “blood diamond”, la compravendita di pietre preziose estratte all’interno di zone di conflitto come la Sierra Leone, favorendo potenzialmente le gemme provenienti da luoghi come Israele o India. Le certificazioni viaggiano insieme ai diamanti e potranno essere combinate con i metodi di etichettatura esistenti, come ad esempio i codici a barre utilizzati nella spedizione.

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