Cosa può fare la Blockchain e i DLT per “salvare” la music industry

Il settore musicale è uno dei primi ad aver vissuto una straordinaria digital transformation ed è tuttora al centro di continue evoluzioni che incidono direttamente sul modello di business. Dalla Blockchain può arrivare una nuova risposta per ridefinire i rapporti tra autori, compositori, interpreti, case discografiche e clienti

Pubblicato il 28 Apr 2017

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Mauro Bellini @mbellini3

L’industria della musica è un modello, una best practice non sempre forse con esperienze positive, ma certamente con un corredo di esperienze di innovazione digitale come pochi altri settori. In effetti sono poche le Industry che hanno vissuto tanti cambiamenti in così poco tempo e sono pochi i mercati che hanno vissuto un così radicale cambiamento nel rapporto tra tutti i componenti della catena del valore. Innovazione che è oggi un vero e proprio esempio sia per i vantaggi diretti collegati specificatamente all’innovazione tecnologica sia per i cambiamenti spesso anche radicali e comportamentali nei rapporti tra autori, compositori, interpreti, case produttrici, case discografiche e utenti. Dalla radio digitale all’mp3, dalla condivisione alla vendita online il mondo musicale ha vissuto e vive alla continua ricerca di nuovi modelli di business. In tutti i passaggi e in tutti i modelli l’industria musicale si è trovata a confrontarsi con un tema che arriva da lontano, da ben prima che si affacciasse il rapporto con il digitale: ovvero il tema della gestione del diritto d’autore e delle modalità di remunerazione di un’arte così amata ma anche così tanto condivisa com’è appunto la musica. Con la Blockchain appare possibile sviluppare una soluzione in grado di tenere assieme tutti gli attori della filiera in un circuito di informazioni che permette a tutti una visione trasparente e certa di tutti i passaggi e di tutte le azioni che insistono su un’opera musicale.

Appare utile in questo senso il contributo apparso su bitcoin agile a firma di Dina LaPolt dello studio LaPolt Law, P.C. nonché advisors del GRAMMY Creators Alliance and Songwriters North America (SONA). Potete qui leggere l’articolo completo (LINK).

LaPolt sottolinea che nei primi anni 2000 quando la digital music muoveva i suoi primi passi si poteva ben vedere che il fenomeno si muoveva nel contesto di una innovazione digitale che già lasciava intravvedere tante opportunità quante minacce. In questo anni sottolinea LaPolt l’industria della musica media & entertainment non ha scelto di cavalcare l’innovazione come avrebbe dovuto, ma ha cercato di difendersi e di proteggersi dai rischi di minacce, lasciando la leva dell’innovazione in larga misura proprio nelle mani di chi poteva usarla per creare rischi. Il paradosso di questi anni è stato proprio quello di vedere investimenti molto importanti in forme di difesa legale nei confronti di un uso improprio dell’innovazione digitale, quando invece la pirateria trovava nel digitale nuove forme per creare nuove minacce all’industria.
LaPolt osserva anche che c’è una grande disparità tra le royalty pagate dalle tech companies e le royalties che arrivano agli autori e in un contesto in cui la tecnologia corre molto più velocemente della normativa e delle leggi è necessario per questa industria trovare un nuovo equilibrio. E il grande punto sta nella capacità di agganciare le informazioni su coloro che producono il bene più prezioso di questa industria, la musica, e le modalità di pagamento digitale della stessa.

Le variabili IoT e Industry 4.0

Il presupposto dal quale occorre partire, osserva LaPolt, è che l’industria della musica produce ogni minuto una quantità enorme di dati qualcosa come 1,2 miliardi di canzoni veicolate in streaming ogni giorno. In altre parole si parla di 1,2 miliardi di transazioni che devono essere gestite, tracciate e che devono generare valore per coloro che detengono i diritti d’autore delle canzoni a qualsiasi livello. A fronte di un volume di questa entità solo su base giornaliera appare evidente che un sistema costruito per gestire queste transazioni sulla base della vendita di prodotti fisici appare inadeguato. Inoltre il grande tema del pagamento della retribuzione dei diritti è altrettanto vasto e altrettanto complesso in quanto si tratta di remunerazioni che passano attraverso diverse fonti e in questo scenario le etichette, i produttori, le case discografiche e i gestori di diritti d’autore sono orientate e abituate a gestire questi dati in forma di proprietary data, con scarsa disponibilità alla condivisione. Una infrastruttura inadeguata soprattutto in un periodo come questo dove da una parte gli ambiti applicativi dell’Internet of Things ci consegnano un contesto molto più orientato a “parlare” e a condividere e dove l’Industry 4.0 crea condizioni per la condivisione e per la integrazione dei dati senza rinunciare alla sicurezza.

Un cambiamento che parte dalla Blockchain e dal modello Bitcoin

Ed è proprio qui che si innesta il ruolo della Blockchain e come sottolinea LaPolt si tratta di un tipo di approccio che ha la forza di cambiare questo atteggiamento con una logica simile a quella della bitcoin cryptocurrency.
In quanto database decentralizzato la Blockchain è nella condizione di tracciare le transazioni su Internet anche in una situazione in cui non esiste una specifica entità delegata al mantenimento e alla gestione dei dati. La Blockchain può gestire i micropagamenti anche nel caso di miliardi di transazioni come accade nell’industria discografica. La Blockchain è crittografata e ogni file musicale che viene messo a disposizione dei clienti può essere arricchito con una serie di metadati che accompagnano e fissano le informazioni per ogni singola transazione. Con il database decentralizzato non c’è un unico proprietario dei dati e le informazioni possono essere condivise e rese accessibili a chiunque.

Grazie alla Blockchain e alle DLT, osserva LaPolt nel suo intervento, è possibile risolvere uno dei problemi più gravi e delicati dell’industria discografica ovvero quello della corretta remunerazione di tutti gli attori, ma serve un atteggiamento culturale diverso sia nei confronti dell’innovazione digitale sia nella gestione dei rapporti tra tutti gli attori.

Leggi l’articolo completo su bitcoin agile LINK

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