La Blockchain per combattere l’inquinamento del delta del Niger

Per contrastare non solo l’inquinamento ma anche i fenomeni di corruzione nell’area del delta del Niger, un’associazione no profit prova a utilizzare blockchain e smart contract

Pubblicato il 18 Ago 2017

La crescita della consapevolezza dei diversi ambiti applicativi della blockchain è sicuramente la strada gusta per promuovere lo sviluppo di questa tecnologia al di fuori del perimetro noto del finance.
In Nigeria, ad esempio, la Blockchain sta diventando uno degli strumenti chiave per contrastare l’inquinamento in una delle regioni più inquinate del mondo: l’Ogoniland.

Lo ha riferito nei giorni scorsi Knowledge@Wharton, la pubblicazione on line della Wharton School dell’Università della Pennsylvania, raccontando come nel Sud-Est del Paese, oltre mezzo secolo di attività petrolifere nel delta del Niger hanno reso la zona così contaminata che servirebbero più di 40 anni per riportarla a livelli accettabili.
Si parla di 1.000 chilometri quadrati di terre inquinate, che hanno distrutto anche la sussistenza economica delle popolazioni locali, agricoltori e pescatori, che spesso imbracciano le armi e tentano azioni aggressive nei confronti degli oleodotti, causando, se possibile, ancora maggiori danni.

La pulizia del delta del Niger e la creazione di nuove opportunità di sussistenza alle popolazioni locali è diventata la missione di Chinyere Nnadi, fondatore e Ceo di Sustainability International, un’associazione noprofit che opera in territorio africano, il quale si è reso conto che non si tratta semplicemente di risolvere un problema di natura ambientale, ma che è necessario innanzi tutto combattere la corruzione e l’assenza di trasparenza nella gestione del territorio, così da costruire una relazione fiduciaria tra comunità e territorio.
E lo strumento che supporta e supporterà questo processo è proprio la blockchain, con la quale i dati sono verificati, non possono essere cambiati e sono pubblicamente accessibili.
Per questo Nnadi e la sua associazione hanno iniziato a collaborare con Blockchain for Social Impact Coalition, una iniziativa lanciata poche settimane fa da ConsenSys, società per l’appunto spacializzata nella tecnologia Blockchain.

La Blockchain per verificare la corretta allocazione dei fondi

Secondo Nnadi, il primo obiettivo è risolvere i problemi di attribuzione di responsabilità e di corruzione in Nigeria: se i nodi istituzionali centralizzati sono compromessi, allora l’utilizzo di nodi distribuiti può essere la risposta giusta, che tiene conto degli interessi di tutti i partecipanti alla comunità: cittadini, governo, imprese.
L’idea è quella di utilizzare gli smart contract proprio per risolvere i problemi di corruzione.
Un esempio concreto?
Se Shell destina un fondo di 10 milioni di dollari per ripulire una perdita di petrolio, i fondi potranno essere resi disponibili al contractor solo una volta che il lavoro è terminato e verificato.
Questo significa non solo evitare appropriazioni indebite, ma adottare nuove modalità operative che prevedono il monitoraggio dei progetti secondo standard internazionali.
Non solo.
Questo significa rendere disponibili i capitali a beneficio dell’intera comunità.

La Blockchain è l’occasione per creare nuovi skill a livello locale

Nel raccontare questa esperienza, la Wharton School, per bocca del professor Kevin Werbach, docente di discipline legali, sottolinea come vi sia molta fiducia sull’utilizzo della Blockchain in ambito sociale, ma mette nel contempo in guardia rispetto a troppo facili entusiasmi: non si tratta di una pillola magica, soprattutto in situazioni dove esistono pesanti squilibri di potere.
Nondimeno secondo Nnadi l’utilizzo della blockchain si sta accompagnando anche a un percorso di “empowerment” tecnologico nelle comunità locali: la sua associazione e le altre con le quali collabora stanno identificando persone all’interno delle singole comunità con le quali lavorare, dando loro nuovi e skill e nuovi strumenti.
Là dove manca un canale diretto di comunicazione tra chi risiede nella zona e i responsabili delle compagnie petrolifere, si pensa di creare una nuova connessione, anche utilizzando semplici telefoni cellulari, ma abilitando gli stessi abitanti dei villaggi a inviare alla piattaforma notifiche ogni qualvolta si verifichi una nuova perdita, oppure ogni qualvolta vengano compiuti atti di volontario danneggiamento agli oleodotti.
Si tratta di un percorso graduale, che parte da piccoli siti pilota, con gran parte del lavoro di raccolta dati svolto ancora manualmente, e che prevede l’aggiunta graduale di strati di tecnologia.
E l’idea di una Blockchain anti-corruzione potrebbe essere utilizzata in qualunque altra parte del mondo.

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