Applicare la blockchain ai modelli digitali BIM dell’edilizia

Pubblicato il 29 Feb 2020

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La blockchain a oggi sembra essere la metodologia più indicata da applicare alle transazioni digitali in grado di fornire garanzia alle parti, in maniera auto-consistente e distribuita cioè all’interno della stessa transazione e senza la necessità di terze parti portatrici di garanzie (grazie ai registri distribuiti). La sua applicazione alla digitalizzazione al comparto edilizia, e in particolare al BIM (Building Information Modeling), consentirebbe di cogliere l’opportunità di ottenere un aumento di produttività e marginalità, proprietà tanto necessarie a un comparto che, pur rappresentando oggi un percentuale molto alta nel Pil nazionale, ha visto decrescere dell’80% il valore del proprio segmento di riferimento in soli 10 anni. Si stima che al concorso del 100% del costo di un’opera edile, ben il 30% sia rappresentato da errori costruttivi e progettuali e controversie legali connesse. L’adozione della digitalizzazione del costruito (BIM) può cautelare dai primi mentre l’associazione con la blockchain potrebbe aiutare a difendersi dai secondi: un bel vantaggio, sia per le stazioni appaltanti (riduzione dei costi da sostenere nel ciclo di vita dell’asset) che per i fornitori (diminuzione dei contenziosi legali e pagamenti certi nei tempi pattuiti).

I vantaggi di adottare la blockchain

Se la reciproca fiducia riposta tanto nel metodo che nella sua applicazione risultasse veramente applicabile come auspicato (trasformazione da attesa a realtà), potremmo certamente restituire qualità a quella catena interrotta più volte nel tempo tra le parti di una transazione (quindi aumento del valore della filiera). Detta metodologia inoltre consente l’esecuzione dei cd contratti intelligenti (smart contract).

Ecco che campi come le transazioni monetarie, la paternità di documenti, pareri, notizie, informazioni, contratti, progetti possono essere facilmente correlati (e quindi non più dimostrati quali corrispondenti alla verità solo ex post) alle identità delle parti ed alla veridicità del contenuto informativo durante una transazione cioè nel corso dello svolgimento della stessa.

Tale applicazione, una volta introdotta, aprirebbe un mondo nuovo dove una transazione eseguita è anche intrinsecamente verificata (e verificabile). Ciò comporterebbe una notevole riduzione dei tradizionali controlli analogici associati alla continuità della fiducia (catena appunto), con un conseguente risparmio economico delle parti di una transazione che non dovranno più:

  • sopportare truffe con i conseguenti danni derivati (controversie legali);
  • disporre di terze parti fiduciarie da ingaggiare per le transazioni (servizi fiduciari con aggravio di costi);
  • eseguire controlli ex post (audit) sulle condizioni di transazione;
  • attendere lunghi tempi di realizzazione o sopportare i costi del perfezionamento di detti atti non digitali.

Applicare questa metodologia alla digitalizzazione del mondo del costruito, permetterebbe di ottenere grandi vantaggi e grandi economie di scala. L’adozione della blockchain potrebbe iniziare da tutte quelle transazioni interne alle aziende che hanno la necessità di essere garantite per corrispondere alla propria gestione della qualità e successivamente estenderla al rapporto con la filiera dell’ambito. Percorsi virtuosi all’interno dei quali alla collaborazione fornita connessa con l’adozione della modellazione digitale corrisponde un controllo fiduciario delle attività che potrebbero spaziare dalla:

  • difesa della proprietà intellettuale alla corretta attribuzione delle responsabilità ex post;
  • gestione automatizzata delle forniture alla gestione certa delle transazioni finanziarie connesse alle medesime (adozione dei smart contract);
  • amministrazione digitale dell’audit (sia in corso d’opera che ex post), al coordinamento certificato relativo agli interventi di manutenzione (chi, ha fatto cosa, come, quando).

Blockchain e  smart contract nell’edilizia

Se si pensa a un contratto legale o a un accordo commerciale, esso consta essenzialmente di una serie di dichiarazioni del tipo “se, allora” in stretta sequenza tra loro tale da configurare una serie di soluzioni finali differenti a seconda dell’opzione o della correlazione delle opzioni tra loro. “Se la parte A si impegna a fare in modo X, poi la parte B eseguirà Y……. e così via”. Questo è fondamentalmente la stessa sequenza di opzioni che è in grado di eseguire un codice software in una macchina. L’accoppiata digitalizzazione e giurisprudenza ci porterebbe a definire un “Codice di diritto digitale” o, nel caso del BIM, un codice legale digitale delle opere costruite (genericamente definibile come smart contract).

Potremmo cioè sostituire i contenuti contrattuali oggi giacenti in grandi volumi cartacei o bloccati nei contratti digitalizzati che sono depositati nei sui server aziendali o di fornitori fiduciari, adoperati però in maniera analogica nella pratica ordinaria, con la digitalizzazione e automazione di tutti queste regole poste come linguaggio di programmazione autoeseguibile cosi da disporre di un combinato disposto collegato direttamente alle transazioni, quindi non semplicemente contenuto in un silos legale inattivo, ma come materia sempre attiva e auto eseguibile nei casi previsti. Siamo in grado oggi, con la blockchain, di dare vita autonoma agli aspetti legali connessi al mondo dell’edilizia con gli smart contract, o contratti intelligenti.

Quanti contratti vengono stipulati nel corso del ciclo di vita di un manufatto edile dalla assegnazione dell’appalto in poi? Innumerevoli. E quanti di questi non sono altro che un susseguirsi di “se, allora” in stretta sequenza tra loro. Forse tutti.

Ecco un semplice esempio.

Mettiamo di avere la necessità di un approvvigionamento di 1.000 porte, suddivise in 15 tipologie diverse a seconda della loro collocazione in opera. Iniziamo l’attività dalla ricerca di mercato del fornitore ideale. Applichiamo una sorta di marketing blockchain o marketing in un mondo blockchain o blockchain + marketing o alcune derivazioni di queste terminologie. Alla pubblicazione delle necessità, potremmo trovare un fornitore, ovunque ubicato, disposto a rispondere alla nostra richiesta di fornitura, con: “Sì, posso farlo per voi nei prossimi 10 mesi e vi costerà X (bitcoin o qualsiasi altra moneta anche non digitale)”. In un modello tradizionale, quella azienda invierebbe un contratto, lo esamineremmo rispetto alle aspettative e se conforme lo firmeremmo, facendo seguire un ordine.

Conclusioni

Viviamo in tempi in cui la parola fiducia, intesa come attribuzione di una potenzialità a un qualcuno o qualcosa o alla conformità delle attese o desideri, è un elemento sempre più difficile da ottenere.

In particolare nel mondo digitale la fiducia viene spesso messa in discussione da eventi perpetrati per dolo o incuria, tanto da motivare la mancanza di fiducia. Contenuti privati messi pubblicamente in mostra piuttosto che chiavi di accesso trafugate per scopi delinquenziali sono all’ordine del giorno. Ma non solo. Anche le fake news rappresentano una forma di fiducia truffata, cosi come pure la pubblicità ingannevole ne è un esempio ricorrente.

Ecco come la parola fiducia richiama alla mente concetti come affidamento, attesa ottimistica, credito, stima, valore, qualità e per questa ragione le metodologie digitali che si basano sul concetto di mantenimento della fiducia – specie se si tratta di una aspettativa insita nel meccanismo del metodo senza ricorso a parti che rappresentano interessi di terzi (meccanismo fiduciario) – aumentano e consolidano il concetto di valore.

Infine se la fiducia intesa come valore viene collegata al concetto di catena – tale da creare una cosiddetta catena della fiducia – si ottiene quella realtà (e quindi non più aspettativa) – sempre sotto il controllo delle parti che concorrono a una transazione – che prende il nome di catena del valore.

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