Come la blockchain può cambiare il settore della moda in modo etico e sostenibile

Le tecnologie a registro distribuito (DLT) possono essere d’ausilio nel tracciamento della supply chain, soprattutto se accompagnate da altri strumenti, quali la condivisione delle informazioni in modo aperto con i consumatori e un adeguato sistema di controlli sulla corrispondenza tra certificazioni e realtà

Pubblicato il 19 Mag 2020

Mario Di Giulio

partner Pavia e Ansaldo

negozi-abbigliamento

L’interesse sulle catene di approvvigionamento (supply chain) è notevolmente aumentato in molti settori produttivi. In Italia, ad esempio, stiamo molto attenti, e non da ieri, a tutti i passaggi che seguono i prodotti alimentari e, in particolare, a quelli di qualità (in tal senso, oltre alla nostra sensibilità di italiani, e forse anche grazie ad essa, la normativa vigente impone dei controlli di tracciabilità di queste filiere).

Spesso un sistema che certifichi il tracciamento dei vari passaggi, al fine di evitare o ridurre il rischio di alterazioni o frodi, può avere anche la valenza di comprendere la capacità produttiva dei vari attori ed essere utilizzato per valutarne il merito di credito.

L’innovazione tecnologica e, in particolare, le DLT (Distributed Ledger Technology, tecnologie a registro distribuito) possono essere d’ausilio nell’assicurare questo tracciamento (soprattutto ove siano accompagnate anche da altri strumenti, quali la condivisione delle informazioni in modo aperto con i consumatori e l’adeguato sistema di controlli sulla corrispondenza tra certificazioni e realtà).

Le tecnologie DLT per la tracciatura della filiera di moda

In un mondo in cui l’innovazione tecnologica corre, interessando i più diversi aspetti che vanno dall’ideazione e alla creazione dei prodotti all’analisi delle informazioni ai fini di seguire sempre più le tendenze di mercato, il mondo della moda si sta ponendo vari interrogativi sulla sua sostenibilità a partire dalla “fast fashion”. A tale proposito, è di particolare interesse l’intervento del noto stilista Giorgio Armani che, in una recente lettera alla rivista WWD Women’s Wear Daily, ha criticato aspramente la “fast fashion” affermando che “il declino della moda è iniziato quando il segmento del lusso ha adottato i metodi operativi della moda veloce”, auspicando il ritorno alla consapevolezza che ci voglia tempo per apprezzare qualcosa.

Giorgio Armani non è né il primo né il solo a porsi tali questioni, i sostenitori della moda etica si moltiplicano e i consumatori stanno diventando sempre più esigenti nel richiedere come i propri vestiti siano stati prodotti, con quali tessuti, da chi e in quali condizioni. Una catena di approvvigionamento della moda è costituita da varie fasi che vanno dall’ideazione sino al cliente, concretizzandosi in un prodotto di consumo. Tale catena include, nella sua interezza, la provenienza dei materiali, come gli stessi sono sviluppati su larga scala e il viaggio compiuto dal prodotto finito per giungere alla vendita al consumo.

La produzione di tessuti e la loro colorazione sono attività che possono avere un alto impatto ambientale e umano. L’attenzione prestata alle zone di produzione (e la esistenza di norme di protezione ambientale e di sicurezza sul lavoro ed il relativo rispetto) deve essere quindi massima.

In un tale contesto, le DLT sono sempre più utilizzate per consentire una tracciatura della filiera moda.

Possibili utilizzi delle DLT nel settore fashion

Sebbene un concetto di moda sostenibile o di moda etica non sia chiaramente definibile, facendosi normalmente riferimento o al rispetto dei Sustainabile Development Goals (SDGs, i 17 obiettivi adottati dagli Stati Membri dell’ONU nel 2015 con lo scopo comune di realizzarli entro il 2030; o, come nel caso della moda etica, più genericamente a criteri di eticità che, come sappiamo, possono essere molto diversi da individuo a individuo, le aree sulle quali si ipotizza un utilizzo delle DLT per il rispetto di questi criteri sono: la tracciabilità dei prodotti base utilizzati per i tessuti, il rispetto delle norme della sicurezza sul lavoro e, più in generale, il rispetto dei diritti umani.

Per quanto concerne la tracciabilità dei prodotti, interessante è il caso della Asia Pacific Rayon (APR) che produce viscosa al 100% biodegradabile e usa la blockchain per tracciare l’intero processo produttivo. In tale ipotesi, le attività di tracciamento avvengono attraverso l’iniziativa “Follow Our Fibre”che utilizza una tecnologia blockchain sviluppata da Perlin. Attraverso questo sistema i clienti possono, tramite la lettura del codice a barre sull’etichetta, acquisire informazioni sulla provenienza del materiale e sulla relativa spedizione.

Iniziativa analoga è condotta da Fashion for Good, PVC Corp, C&A Fundation & Organic Cotton Accelerator, Bext 360 e Zalando, che collaborano sul progetto pilota volto alla tracciatura del cotone biologico dalla fattoria al consumatore.

L’utilizzo dei sistemi DLT è inoltre propugnato per il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro e dei diritti umani a seguito della tragedia del Rana Plaza building a Dacca, in Bangladesh, avvenuta nel 2013, quando oltre 1000 lavoratori morirono a seguito del collasso dell’edificio in cui i dipendenti erano impegnati per le produzioni relative a molti e ben conosciuti marchi internazionali della moda. Il dibattito su come le tecnologie di tracciature basate sulle DLT possano evitare il ripetersi di tali incidenti di sfruttamento è aperto ed effervescente.

In tal senso, un esempio virtuoso è offerto da H&M che, sebbene sia accusata di essere una delle tante industrie che spingono sul “fast fashion”, ha comunque creato un sistema di tracciatura che, attraverso la scansione delle etichette, consente ai clienti di verificare quali siano i suoi fornitori, le relative fabbriche e i loro indirizzi.

Conclusioni

Il settore della moda, così come altri settori che vanno dall’agroalimentare alle produzioni farmaceutiche, così come le produzioni di componenti per automobili (in cui la necessità di creare una tracciatura delle diverse fasi di produzione è sempre stata sentita e spesso normativamente regolata stante la priorità che tali settori hanno sulla sicurezza e il benessere delle persone), si presta anch’esso a un ampio utilizzo delle tecnologie DLT al fine di consentire una fedeltà dei tracciamenti stessi.

Rimane, comunque, la lacuna che tali sistemi non possono sicuramente colmare: la corrispondenza tra i certificati di vendita, le bolle di consegna e gli altri documenti rappresentativi delle merci e i materiali e i prodotti effettivamente sottostanti a tali certificazioni. Ciò richiederebbe, evidentemente, l’esistenza di un sistema di controlli che accerti tale corrispondenza.

Di certo, le etichette intelligenti che consentono, attraverso la scansione, di poter rilevare i diversi passaggi produttivi, possono contribuire alla creazione di quella casa di vetro che attraverso la trasparenza dei passaggi può – in certi limiti – consentire a chiunque di verificare la coerenza tra le informazioni evidenziate e la sottostante realtà, seppure con i limiti che la tecnologia e i sistemi di DLT hanno.

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