Consoft Sistemi ha da poco chiuso con successo il progetto SeES@W (Sensing Safety at Work); i lavori sono stati finanziati, grazie al bando “Internet delle Cose”, nell'ambito del POR FESR (Programma Operativo Regionale – Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) 2007/2013 della Regione Piemonte – con il concorso di risorse comunitarie del FESR, dello Stato Italiano e della Regione Piemonte stessa – e l'Iot è di fatto il tema attorno a cui si sviluppa il progetto, finalizzato allo studio e alla realizzazione di una soluzione capace di individuare, monitorare e mitigare i rischi negli ambienti di lavoro.
Hanno collaborato al progetto, “aprendo le porte” a Consoft e mettendo a disposizione dell'azienda diversi scenari lavorativi all'interno dei quali testare il sistema, la Città della Salute e della Scienza e l'Università di Torino. I laboratori e gli ambienti coinvolti, entrando nello specifico, sono stati attrezzati con sensori di ambient intelligence (per la rilevazione di elementi chimici aerodispersi), indossabili (orologi smart che riconoscono impatti e stasi prolungate e producono dati relativi all'utente e all'ambiente circostante) e di wellness (in grado di rilevare temperatura, umidità, luminosità ecc.); tutti i dati raccolti sono inviati a una Smart Data Platform (Sdp) in cloud che permette di ricavare una serie di indicazioni utili per gestire situazioni di emergenza e che, come spiega Massimiliano Canevaro, BU manager di Consoft Sistemi, che ha coordinato il progetto, “è concepita in modo tale che i dati possano essere facilmente condivisi con eventuali aziende terze che volessero utilizzarli per realizzare altri servizi”.
Ma SeES@W non è solo Iot: “Anche gli utenti – spiega Canevaro – sono parte integrante del progetto: attraverso applicazioni web e mobile, interagiscono con i sistemi, fornendo informazioni utili e segnalando eventuali fattori di rischio” (questi ultimi peraltro geolocalizzabili tramite una mappa interattiva). Entra in gioco dunque anche il tema dell'Internet of Persons, e Consoft sottolinea con forza il valore aggiunto derivato dalla metodologia del Living Lab [che prevede che lo sviluppo di soluzioni innovative avvenga “sul campo”, all'interno di ambienti reali – ndr], che ha permesso ai lavoratori stessi di testare e validare la soluzione: “Questo coinvolgimento – aggiunge Canevaro – ha anche evitato che alcune delle tecnologie, le wearable in particolare, fossero vissute come forme di potenziale controllo sulle abitudini lavorative dei dipendenti”: spiegare le finalità ben più nobili del progetto, è stato dunque fondamentale per gettare le basi per quelle forme di collaborazione proprie del Living lab.
“Quello della sicurezza sul lavoro – conclude Canevaro – è un settore dove l'Iot e l'Iop possono davvero fare la differenza: il primo, consentendo di prendere consapevolezza di situazioni pericolose altrimenti difficili da evidenziare, il secondo, attraverso una raccolta di informazioni che solo i lavoratori che quotidianamente vivono gli ambienti monitorati possono avere”.