È un ruolo in continuo cambiamento quello del Chief Data Officer.
Secondo uno studio condotto da Gartner nei mesi scorsi su un campione di 287 professionisti del dato (CDO, CAO, Chief Analytics Officer, Data Analyst) in tutto il mondo, se pure ci si trova di fronte a figure relativamente nuove, le loro responsabilità all’interno di una azienda già stanno cambiando, finendo per abbracciare in modo più ampio tutti i temi della Digital Transformation.
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Secondo Valerie Logan, l’analista di Gartner che ha diretto questo studio, che ha preso in esame realtà di medio grandi e grandi dimensioni, laddove in precedenza il focus dei CDO era sulla Governance e sulla qualità dei dati, oltre alla compliance con tutte le normative vigenti sulla loro gestione, ora i Chief Data Officer sono chiamati in causa come abilitatori di una cultura del dato in azienda.
Nell’era della Data Driven Economy, i CDO finiscono per avere riporto diretto verso altri C-level, dal CEO al COO al CFO, e appare chiaro che entro i prossimi tre anni il loro ruolo sarà considerato mission critical tanto quanto lo sono oggi i responsabili dell’IT, delle operation, del Finance e delle Risorse Umane.
Crescono responsabilità e budget per i Chief Data Officer
Non si tratta di un cambiamento estemporaneo: come accennato, lo stesso ruolo del CDO è relativamente recente e di non semplice definizione. Nel panel dei rispondenti, sottolinea Gartner, lo scorso anno solo il 50 per cento era formalmente investito del ruolo, mentre nel 2017 già la percentuale sale al 57 per cento.
Nel contempo, cresce anche il numero delle imprese che hanno istituito al proprio interno un Ufficio del CDO o un’analoga organizzazione responsabile di tutto quanto ha a che fare con i dati, la loro gestione e il loro valore. Se nel 2016 questo ufficio era presente e attivo nel 23 per cento delle imprese, a un anno di distanza la percentuale sale al 47 per cento.
È chiaro, sottolinea ancora Gartner, che vi sia una crescente accettazione e una maggiore comprensione del ruolo, del valore e dell’impatto del CDO sul business, accompagnata – fortunatamente vien da dire – da un parallelo aumento delle responsabilità e dei budget assegnati a queste figure.
Per quanto riguarda i budget, oggi la media segnalata da Gartner si aggira sugli 8 milioni di dollari, con un incremento del 23 per cento rispetto ai 6,5 milioni disponibili lo scorso anno, mentre cresce anche la percentuale dei CDO che ha a propria disposizione un budget superiore ai 20 milioni di dollari: erano il 7 per cento lo scorso anno, ora arrivano al 15 per cento.
Crescono anche le risorse: se nel 2016 in media si parlava di 38 unità, tra riporti diretti e indiretti, oggi sono 54, a conferma del fatto che la figura del CDO è anche quella del federatore di esperienze e conoscenze diffuse all’interno dell’azienda.
Dagli Analytics alla Data Science fino alla Digital Transformation
Ma quali sono oggi i compiti che vengono assegnati a un CDO?
Da quanto emerge dalla ricerca, sempre più spesso il CDO viene visto come “generatore di valore” e dunque come figura in grado di migliorare il business aziendale, creando valore e aprendo nuove opportunità di business.
Ecco dunque il focus si amplia, dal Data Management agli Analytics, dalla Data Science all’etica e alla Digital Transformation e le responsabilità arrivano a toccare i profit and loss dell’azienda.
L’86 per cento degli interpellati da Gartner definisce come propria responsabilità principale la «definizione della strategia sui dati e sugli analytics per l’intera organizzazione». Il che, tradotto in altri termini, significa proprio la creazione di strategie strettamente correlate ai dati, all’interno di un contesto sempre più digitale.
Gli ostacoli sulla strada del CDO
Così, ecco che il CDO diventa Digital Advisor, aiuta nell’individuazione delle opportunità esterne funzionali alla strategia di business aziendale, sviluppa nuove soluzioni in grado di aumentare la competitività della propria impresa.
Tutto questo non è senza ostacoli e i CDO interpellati da Gartner lo evidenziano: difficoltà ad accettare il cambiamento e scarsa cultura sui dati sono le criticità sottolineate dai rispondenti, che dunque sentono il bisogno di una maggiore condivisione della conoscenza e del linguaggio dei dati.