Data Analytics

Cloud: per le aziende data-driven è un ostacolo allo sfruttamento dei dati

Dalla ricerca annuale di Denodo sull’uso del cloud, giunta alla sesta edizione, emerge la preoccupazione delle aziende data-driven nei confronti della gestione del cloud. Quattro intervistati su cinque temono che le complessità legate a integrazione, accessibilità e gestione di diversi formati di dati rappresentino il primo ostacolo per diventare un’azienda data-driven

Pubblicato il 07 Lug 2022

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Le aziende data-driven sono preoccupate che la gestione dei nuovi sistemi cloud ostacoli il tentativo di sfruttare al meglio i dati.

Lo riporta la ricerca annuale di Denodo sull’uso del cloud.

Cloud, le aziende data-driven focalizzate sui dati

Dalla ricerca annuale di Denodo sull’uso del cloud, giunta alla sesta edizione, emerge la preoccupazione delle aziende data-driven. Esse temono che la gestione del cloud ostacoli lo sfruttamento dei dati.

Tra gli ostacoli alla trasformazione di un’impresa in azienda data-driven, spiccano le complessità legate all’integrazione, all’accessibilità e alla gestione di diversi formati di dati.

Il cloud è priorità per oltre la metà degli intervistati (54%). Ha dichiarato di saper utilizzare tale tecnologia a un livello intermedio o avanzato.

Data Warehouse, Data Lake e Lake House basati sul cloud sono stati fondamentali nel 2021: rappresentano una delle iniziative principali (48% del campione) e caso d’uso ideale (57%).

Il cloud ibrido rimane il modello di sviluppo principale, confermando i risultati della ricerca nel 2020.

Tuttavia, quest’anno il divario tra cloud ibrido e privato si allarga. Quasi il doppio degli intervistati (37,5%) preferisce il cloud ibrido rispetto a quello pubblico (20%).

Dunque, nel 2022 il cloud ibrido non è una scelta, bensì una necessità. Le aziende, infatti, non hanno ancora dato l’addio ai sistemi on-premise, pur avendo aumentato la presenza sul cloud.

Le organizzazioni conoscono i vantaggi dell’implementazione ibrido, come per esempio il rispetto delle normative.

Tuttavia non abbandonano del tutto i sistemi on-premise a fronte dei cambiamenti tecnologici in atto. Ecco perché.

I dettagli

Quattro intervistati su cinque (79%) temono che le complessità legate a integrazione, accessibilità e gestione di diversi formati di dati rappresentino il primo ostacolo per diventare un’azienda data-driven.

Seguono la mancanza di capacità analitiche e di risorse per trasformare i dati grezzi in informazioni rilevanti (62%). Anche i data scientist incontrano difficoltà, come i ritardi a trovare, rendere accessibili e preparare i dati invece di analizzarli concretamente.

Infatti, più di due su cinque (44%) si definiscono incapaci di trovare, accedere e analizzare metà (o addirittura una quantità superiore) di dati, in seguito all’adozione di tecnologie cloud. Soltanto il 17% riesce a usare il 75% o più dei dati disponibili.

Anche il ruolo dell’IT si è trasformato nel percorso di modernizzazione del cloud. Nel 2020 il focus degli esperti era dedicato alla scelta del giusto cloud provider e alla gestione della migrazione.

Tuttavia, nel 2021, i professionisti IT preferiscono ricevere adeguata formazione per produrre un salto di livello del cloud della propria azienda (31,3%). Intanto rivestono importanza anche altre attività come la selezione del provider e l’organizzazione della migrazione.

Le aziende ormai utilizzano la tecnologia cloud per report e dashboard, la BI in modalità self-service e l’analisi ad-hoc. Tuttavia, gli intervistati prevedono in futuro virtualizzazione, preparazione, qualità e fusione dei dati.

Gli stakeholder all’interno delle aziende sono propensi a fare un uso migliore dei loro dati. Inoltre, le aziende stanno cercando di massimizzare i loro sistemi cloud attraverso repository di dati cloud-based.

Dopo aver migrato sul cloud carichi di lavoro cruciali, molte organizzazioni cercano un posto in cui archiviare i nuovi dati da acquisire. I moderni approcci alla gestione dei dati, come il logical data fabric, consentono alle aziende di supportare i sistemi legacy per lavorare congiuntamente coi sistemi cloud.

Quote di mercato del cloud nelle aziende data-driven

Microsoft Azure e Amazon Web Services (AWS) continuano a dominare il mercato con ampi margini. Tuttavia, quest’anno AWS (44,6%) ha superato Azure (26,2%) dopo che quest’ultimo per ben due anni consecutivi aveva mantenuto lo scettro. Google Cloud Platform (GCP) è la terza piattaforma più diffusa (8%). Invece Alibaba ha registrato un incremento, passando dall’1,4% nel 2021 al 3,6% quest’anno.

“Gli utenti continuano a esprimere la necessità di avere a disposizione dati in tempo reale, dunque non ci sorprende che la disponibilità, includendo anche l’integrazione, la gestione e l’analisi dei dati in cloud, non sia soltanto un elemento gradito ma un bisogno essenziale per diventare davvero un’azienda data-driven,” commenta Ravi Shankar, Senior Vice President e Chief Marketing Officer di Denodo. “Questo avviene in ogni tipo di configurazione, ma la verità è che la maggior parte delle organizzazioni non riesce a trovare, accedere e analizzare la metà o più dei suoi dati dopo aver adottato tecnologie cloud. Potrebbe essere questo il motivo per il quale la stragrande maggioranza delle organizzazioni (93%) ha dichiarato che utilizza già, sta valutando o considerando di sfruttare maggiormente l’integrazione, la gestione e l’analisi dei dati basate su cloud, includendo anche tecnologie potenti come la virtualizzazione dei dati o il logical data fabric, in modo tale da fornire un accesso senza interruzioni e in tempo reale ai sistemi sia in cloud che on-premise”.

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