Rangone: è strategico per il paese spingere la formazione ai digital skill

I risultati della ricerca “Il futuro è oggi: sei pronto?”, condotta da University2Business in collaborazione con Enel Foundation, sulla preparazione e formazione dei laureati per l’ingresso nel mondo imprenditoriale e del business digitale. Poca consapevolezza di Mobile Advertising, Cloud, Fatturazione elettronica, Big Data, Blockchain, Internet of Things e Industria 4.0. Università e aziende devono investire in piani di formazione per sviluppare le digital skill.

Pubblicato il 19 Dic 2017

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Qual è la ricetta per costruire le competenze necessarie all’ingresso nel mondo imprenditoriale e del business digitale? Su cosa si concentra l’attuale offerta formativa italiana? In quali campi delle conoscenza dovrebbero investire Università e imprese per formare i professionisti del domani?

Il tema è stato oggetto della ricerca “Il futuro è oggi: sei pronto?”, condotta da University2Business, società del Gruppo Digital360, in collaborazione con Enel Foundation, che ha offerto una panoramica sulle capacità digitali e la sensibilità imprenditoriale degli studenti universitari italiani. Lo studio, che ha analizzato l’offerta formativa sul tema delle principali Università nel nostro Paese, insieme con il punto di vista di 251 HR manager delle principali imprese su competenze digitali e imprenditoriale, ha visto la partecipazione di 2161 studenti.

A che punto siamo in termini di competenze digitali

Migliorano le conoscenze tecnologiche degli studenti universitari italiani, ma i dati relativi alle competenze digitali non sono rassicuranti. Solo il 30%, infatti, ha conoscenze teoriche avanzate applicate al business (erano il 25% due anni fa), ed è dunque in grado dare la definizione corretta di alcuni concetti chiave del business digitale come, ad esempio, Mobile Advertising, Cloud, Fatturazione elettronica e Big Data.

Il 60% degli studenti non ha mai sentito nominare alcune delle principali aree dell’Innovazione Digitale, come Blockchain, Internet of Things o l’Industria 4.0. Anche i risultati relativi alle competenze pratiche mostrano delle forti lacune: solo  1/5 degli universitari (il 21,5%, contro il 18,6% del 2015) ha esperienza nella gestione di progetti digitali, come eCommerce, gestione di una pagina facebook, di un canale youtube, di un proprio sito o blog. Il 16% degli studenti è in grado di sviluppare un software – siti web, software di utilità, app per smartphone o tablet – (contro il 10% di due anni fa) e il 29% sta imparando (il 20% nel 2015).  Il 27% ha avuto almeno un’idea imprenditoriale. Purtroppo, solo il 19% crede che il digitale possa portare un forte impatto nel mondo imprenditoriale, favorendo lo sviluppo di modelli di business innovativi e discontinui rispetto al passato. L’84% degli studenti dichiara di conoscere l’inglese a un livello intermedio o avanzato; il 21,4% lo spagnolo e il 17,8% il francese. Il 72,8% non ha mai intrapreso un viaggio all’Estero; chi l’ha fatto, ha lasciato l’Italia per frequentare un corso di lingua (12,9%) o per partecipare a un’esperienza di Erasmus (11%), per una breve esperienza di lavoro (3,2%) o stage (1,6%). Anche la presenza di contatti stranieri fra i profili social è limitata.

Formazione digitale e imprese

Interessanti i dati relativi a formazione e assunzione. Sono stati censiti 2140 corsi universitari in Italia sui temi digitali e imprenditoriali: i corsi digitali sono diffusi nelle facoltà informatiche (rari nelle scientifiche) e quelli imprenditoriali nelle facoltà economiche (rari nelle scientifiche e informatiche). Le competenze imprenditoriali e digitali sono fondamentali per l’ingresso nel mondo del lavoro; il 76% delle imprese fa fatica a trovare laureati preparati. Sono poche, però, a investire nello sviluppo di competenze digitali (38%) e imprenditoriali (28%) dei propri dipendenti nonostante, secondo gli HR manager, le principali aree di innovazione su cui investire nel prossimo futuro siano Big Data Analytics, Digital Marketing, Industry 4.0 (34,7%), Social Media (25,1%) e Cloud Computing (24,7%). Fra le imprese che hanno impostato piani formativi, il 37,5% ha avviato una ricerca di Digital Champions interni all’azienda che si facciano promotori di una cultura dell’innovazione, il 36,7% ha lanciato campagne di comunicazione e sensibilizzazione interna, il 25,9% ha offerto workshop sull’Innovazione Digitale, il 17,8% ha organizzato hackathon aziendali, il 17,1% ha promosso contest aperti ai dipendenti, il 14,3% ha predisposto percorsi formativi strutturati, mentre il resto ha offerto corsi di formazione spot (8,8%) e formazione online (8,4%).

Secondo Andrea Rangone, CEO di Digital360, i traguardi raggiunti non sono ancora sufficienti: «una fetta ancora troppo grande degli universitari è ancora inconsapevole di quanto il digitale stia trasformando la cultura aziendale, i processi e i modelli di business, con una scarsa conoscenza teorica e un’ancora più lacunosa competenza pratica. Gli atenei stanno aggiornando la loro offerta formativa, ma anche le imprese, che scontano difficoltà nel reclutamento di profili adeguati, devono fare la loro parte, aumentando gli investimenti in piani di formazione che mettano al centro competenze digitali e imprenditoriali».

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