Sette aziende europee su dieci faticano a sfruttare al meglio i dati, adottando strategie data-driven.
Lo riporta uno studio di VmWare in collaborazione con la Bayes Business School della City University di Londra. Ecco cosa risulta dall’indagine.
Strategie data driven: VmWare studia lo stato d’adozione
L’indagine a firma di VmWare, in collaborazione con la Bayes Business School della City University di Londra, analizza lo scarso stato d’adozione delle strategie data driven in Europa.
Dalla ricerca emerge, infatti, che quasi tre quarti (70%) delle imprese europee arrancano a trarre vantaggio dalla raccolta di dati.
Sette aziende europee su dieci non riescono, dunque, a sbloccare il potenziale dei propri dati, con un impatto diretto sulla loro capacità di innovare.
Le aziende hanno la priorità di sbloccare il potenziale dei dati
Secondo il report di VmWare, dal titolo “Innovating in the Exponential Economy”, quasi un terzo (30%) dei responsabili aziendali intervistati indica come priorità il taglio dei costi.
Tuttavia, temendo una recessione economica a causa della crisi internazionale, solo un migliore uso dei dati potrebbe abilitare l’innovazione a breve e lungo termine.
Il 59% degli intervistati ha infatti affermato che le imprese che mettono al primo posto un processo decisionale data-driven stanno guadagnando quote di mercato. Inoltre, il 58% esprime la preoccupazione di rimanere indietro rispetto alla concorrenza se non ottimizzerà l’uso dei proprio dati.
Infine i responsabili aziendali, ammettono che, nell’arco dei prossimi due anni, per raggiungere 4 dei sette principali obiettivi strategici di business occorrerà avere la disponibilità di dati accurati, pertinenti e tempestivi. La priorità infatti è supportare il processo decisionale, dall’analisi della forza lavoro e della produttività al perfezionamento dell’esperienza cliente.
Il 52% promuove l’innovazione dentro i propri team e li invita a sperimentare nuove modalità per lanciare prodotti, servizi e strategie sul mercato.