È ormai opinione condivisa che il cloud sia – in ultimo – la destinazione di tutti o quasi gli applicativi in uso. Non esiste, però, una via unica e universale per raggiungere questa meta. Il percorso da seguire e l’infrastruttura da adottare, infatti, dipendono da molteplici fattori, a partire dalle dimensioni dell’azienda, dalla tipologia di business e dal suo IT. Una strategia multicloud permette infatti alle aziende di cogliere tutte le opportunità di crescita in modo sicuro e veloce, senza vincoli tecnologici e l’incertezza di costi non previsti, rispondendo a quattro punti di attenzione che ogni organizzazione che intende migrare in cloud dovrebbe avere ben presente.
Gli elementi tecnologici non sono statici, ma possono cambiare nel tempo, portando con sé nuove esigenze a cui è necessario rispondere. Ma non solo. Come testimoniato dal periodo storico che stiamo vivendo, a evolvere possono essere anche fattori esogeni all’azienda che, andando a impattare sul contesto macroeconomico, geopolitico e normativo, influiscono conseguentemente anche su di essa. Al cloud sono quindi richieste una flessibilità e un’adattabilità che spesso non possono essere trovate legandosi a un unico marchio, ma scegliendo piuttosto, di volta in volta, l’infrastruttura più efficiente e adatta a rispondere alle esigenze del momento. Vediamo gli aspetti di una strategia multicloud.
Non solo cloud first, ma anche cloud neutral
Per garantirsi libertà strategica oggi un’azienda deve pensare non solo ad andare in cloud ma anche a salvaguardare il proprio percorso da nuovi lock in. Infatti, così come ad esempio uno degli elementi più critici del mondo on-premise è il disaster recovery back, cioè la capacità di tornare indietro da un evento catastrofico, quando si portano i propri servizi IT in cloud è necessario avere una strategia di cloud back o cloud recovery. Come insegna il caso Parler, il social network che ha dovuto cessare le proprie attività dopo che AWS ha terminato il suo contratto di hosting, questo è molto meno rischioso se, anziché affidarsi a un unico marchio di cloud, si preferisce mantenersi cloud neutral, modellando la propria struttura e i propri sistemi in modo che possa essere agevolmente e velocemente gestita la mobilità tra diversi cloud.
Rendersi cloud neutral nel modernizzare le proprie applicazioni è una scelta fondamentale e da fare per tempo, scegliendo di non utilizzare servizi fortemente customizzati dagli hyperscaler ma anzi mantenendosi su paradigmi standard e aperti. Si riuscirà così ad avere un IT che anziché piantare le radici nel proprio fornitore, sarà piuttosto semplicemente appoggiato allo stesso, fintanto che è opportuno.
Come scegliere il cloud provider
In base al tipo di dati trattati, è importante saper scegliere il cloud provider giusto, perché alcuni servizi – ad esempio quelli degli hyperscaler – potrebbero non tenere conto delle particolarità normative odierne e anche future di alcuni Paesi riguardo alla sicurezza e alla sovranità dei dati, creando così problemi di compliance. In un periodo come quello che stiamo vivendo di trasformazioni normative e geopolitiche – che possono generare inadeguatezze, come il combinato disposto di GDPR e Brexit, o le possibili future politiche per la protezione dei dati negli Stati Uniti – la libertà di migrare sull’infrastruttura che meglio risponde all’evoluzione del contesto legislativo è un fattore determinante per assicurare la continuità del business.
Scegliere un cloud provider solo sulla base degli indicatori economici può rivelarsi poco efficace nel lungo periodo. Infatti, in diversi casi, quale sia il cloud più cost effective è una risposta che cambia nel tempo. Governare le pratiche di gestione in modo centralizzato, assicurandosi che queste restino valide a prescindere dalla scelta del cloud, è un elemento fondamentale e abilitante di un approccio che consenta di adottare l’infrastruttura più conveniente in un dato momento, evitando rischi di lock in. Una strategia che può essere vincente, se si intende essere realmente efficienti dal punto di vista dei costi.
Data gravity, elemento da considerare
Tra i criteri di convenienza di un cloud rispetto ad un altro non ci sono solo fattori legati al costo. Il concetto di data gravity è importante, e la vicinanza geografica con la struttura di business che se ne serve favorisce la qualità del collegamento. Un’azienda che si rivolge a un provider in grado di garantire la connettività con i punti stella della rete, a prescindere dalle eventuali decisioni di aprire, chiudere o trasferire sedi e impianti logistici, sarà sempre rapida ed efficiente. Un buon provider sa anche architettare in certi casi soluzioni cloud che minimizzino lo spostamento dei dati al di fuori di esso, così da avere meno processi ingombranti dipendenti dalle performance di rete.
In questo recita un ruolo importante anche il fatto che sempre più strumenti aziendali vengono adottati in una forma di SaaS che per integrazioni e applicazioni collegate via API sarà tendenzialmente più accessibile dai punti stella del cloud, seppur non sia sempre dato sapere esattamente dove sia l’infrastruttura.
Il futuro del multicloud
Se l’approccio multicloud risponde efficacemente a questi quattro punti di attenzione, è vero anche che, ora come ora, la flessibilità e la velocità nel passare da una infrastruttura all’altra sono quasi completamente legate a fattori umani. Attualmente, infatti, per le applicazioni modernizzate (ma non cloud native) la mobilità tra cloud è prevalentemente gestita da persone specializzate nell’orchestrazione, che devono di volta in volta valutare quale sia la soluzione più efficace e adatta per le caratteristiche del cliente e per il suo workload.
Ora la chance è di passare a una forte automazione, che sarà in grado di massimizzare i vantaggi dell’approccio multicloud, poiché renderlo molto più agile e ridurre i tempi morti significa poterlo capitalizzare a ogni opportunità e con un costo infinitesimale di migrazione (se l’ambiente è predisposto alla migrazione automatizzata). Inoltre, in questo modo, il cloud seguirà davvero lo sviluppo del business, passo dopo passo, perché il peso infrastrutturale di un cliente potrà variare rapidamente e in modo molto più aderente alle esigenze del momento, dunque senza sprechi e sovradimensionamenti. Questo perché una migrazione non costituirà un progetto, ma una capacità dell’infrastruttura virtuale.