Se in ogni redazione ci fosse un robot in grado di “sollevare” i giornalisti dai compiti più ripetitivi, questi avrebbero più tempo per lavorare a inchieste e storie multimediali. E’ la visione dell’intelligenza artificiale applicata al giornalismo secondo la visione di Francesco Paulo Marconi, che è a capo dell’R&D al Wall Street Journal oltre che responsabile dell’Editorial Lab. Marconi sarà il protagonista del primo incontro di Meet the media guru, l’iniziativa nata in collaborazione con Accenture e Digital360 che prenderà il via il 9 aprile a Milano, presso l’Auditorium del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci (Clicca qui per iscriverti), accreditato tra l’altro come evento per la Formazione Continua dei giornalisti.
Prima dell’attuale incarico al Wsj Marconi aveva fatto esperienza nella strategie e sviluppo media di Associated Press, ed è tra i mentori dell’Augmented jurnalism, impegno che gli è valso la nomina di Media Top Innovator da MediaShift20.
Ai Robot gli articoli ripetitivi, ai giornalisti le inchieste
Tra i suoi lavori la guida “How artificial intelligence will impact journalism”, grazie alla quale è entrato di diritto tra i più ascoltati analisti sulle prospettive del giornalismo e dei media: nel suo intervento a Meet the media guru si soffermerà proprio su come le nuove tecnologie stanno trasformando il mestiere di giornalista. Con ogni probabilità la sua analisi darà una risposta a chi teme che il digitale e le nuove tecnologie possano “uccidere” una professione antica, soppiantando gli umani con i robot: “Nel 2013 alcuni addetti al desk ci hanno chiesto di essere liberati dai compiti ripetitivi – aveva detto l’anno scorso durante un’intervista alla Repubblica – notizie per cui non ci vuole una grande creatività. Oggi – sottolineava – cerchiamo profili multimediali che siano a proprio agio con la tecnologia e abbiamo assunto uno dei primi automation editor”. Grazie all’AI si è deciso così di affidare a robot la scrittura di articoli “ripetitivi”, come quelli sugli andamenti economici o sui risultati sportivi, e questo ha dato ai giornalisti la possibilità di “dedicarsi a storie multimediali e a inchieste”.