Più che l’iperconvergenza, sinora cavallo di battaglia del gruppo, è la parola cloud a essere stata al centro della NextConference di Nutanix. Un evento mondiale e perfettamente virtuale che è stato soprattutto l’ultima occasione di vedere in azione il Ceo e fondatore della società, Dheeraj Pandey, che nelle scorse settimane ha confermato la volontà di lasciare la guida dell’azienda per ragioni di carattere familiare. Lasciando una Nutanix in buona salute, con un tasso di crescita vicino alla doppia cifra nonostante il periodo Covid e che ha saputo ritagliarsi il suo spazio importante a livello globale. Grazie anche al contributo dei suoi partner, in particolare Telco e service provider, come riconosciuto dallo stesso Pandey in un colloquio con la stampa EMEA. Proprio la pandemia, però, ha comportato un’ulteriore accelerazione della domanda di cloud delle imprese che, anche per facilitare le proprie operazioni da remoto, hanno necessità della maggiore flessibilità sui carichi di lavoro garantita dal cloud. In questo contesto dove i Data Center aziendali stanno perdendo progressivamente peso, Nutanix ha necessità di fare qualche correzione di rotta, definendosi essa stessa come società sempre più oreintata verso l’enterprise cloud computing: perciò l’approccio sarà sempre più orientato in ottica ibrida, per semplificare la gestione della Hybrid Cloud Infrastructure (HCI) che ormai caratterizza la realtà dei clienti Nutanix.
L’alleanza con Microsoft
In questo senso va letto l’annuncio piùimportante che è arrivato da Nextlevel, vale a dire la partnership stretta con Microsoft: l’obiettivo è offrire congiuntamente una soluzione ibrida per una mobilità coerente di applicazioni, dati e licenze così come la gestione unificata in tutti gli ambienti on-premise e Azure, utilizzando Nutanix Clusters su Azure. In buona sostanza la collaborazione consentirà di fornire un unico stack software per gli ambienti cloud pubblici e privati, con una conseguente maggiore agilità, operazioni ottimizzate e un significativo risparmio sui costi. Arrivando così all’ideale del cloud ibrido: avere cioè la possibilità di eseguire carichi di lavoro ibridi in modo trasparente tra cloud privati e pubblici senza dover riprogettare le proprie applicazioni, ottenendo così un risparmio significativo in termini di costi. Inoltre, grazie all’integrazione con Azure Arc, Nutanix e Microsoft permetteranno di gestire server, container e servizi dati sull’infrastruttura iperconvergente Nutanix, on-premise o in Azure, attraverso il piano di controllo Azure Arc.
Novità per i developers
Sempre in ambito cloud, ma questa volta rivolto al mondo degli sviluppatori software, è Karbon Platform Services, una piattaforma Platform-as-a-Service (PaaS) multicloud basata su Kubernetes, pensata per accelerare lo sviluppo e la distribuzione di applicazioni basate su microservizi su qualsiasi cloud. L’obiettivo è mettere a disposizione dei developers servizi gestiti chiavi in mano, on-premise, nel cloud pubblico o all’edge per creare ed eseguire applicazioni cloud native, che permettono di disaccoppiare le applicazioni dall’infrastruttura sottostante. L’attenzione al cloud riguarda anche il software Nutanix per le infrastrutture iperconvergenti: oltre a estendere il proprio stack software HCI al cloud pubblico, sono state annunciate una serie di innovazioni destinate ai mercati del data center e del cloud. In particolare, tali innovazioni offrono prestazioni più veloci del 50%, un networking virtuale nativo per semplificare le distribuzioni multicloud, il monitoraggio della sicurezza end-to-end per supportare una strategia Zero-Trust nonché maggiori funzionalità di automazione e budgeting per le risorse cloud.