Se c’è una metafora che descriva, al di là di eccezioni, di come il mondo della pubblica amministrazione si rapporti al mondo della trasformazione digitale, è probabilmente quella di una tartaruga e di una lepre impegnate in una gara di velocità. La tartaruga rappresenta la burocrazia, mentre la lepre è il simbolo delle nuove tecnologie. A utilizzare questa figura retorica è stata Anna Sirica, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Italiana, intervenendo questa mattina all’incontro organizzato a Roma da Microsoft e Almaviva e dedicato al Cloud e più in generale alla trasformazione digitale nella PA. Il paragone è particolarmente significativo perché viene da una fonte privilegiata: un’agenzia cioè che fa parte a pieno titolo della pubblica amministrazione, ma che allo stesso tempo rappresenta una delle punte di diamante dell’innovazione tecnologica italiana, e che nella sua storia ha dovuto imparare a tenere insieme alcune “lentezze” proprie del settore pubblico con la necessità dei suoi ricercatori e dei suoi tecnici di competere ai più alti livelli su scala globale nella space economy. Il risultato è stato, tra l’altro, quello di abbracciare la digital transformation e il cloud di Azure, tanto da essere presentata come una delle case history di successo durante l’evento, di quelle che potrebbero innescare un “effetto contagio” che faccia muovere il Paese dalle ultime posizioni dell’indice Desi sulla digitalizzazione.
Per riuscirci, spiega Simonetta Moreschini, direttore Ps di Microsoft Italia, è necessario che si instauri un nuovo clima di collaborazione tra privati, come dimostra la partnership tra Microsoft e Almaviva, che mettono insieme competenze tecnologiche e una importante e consolidata esperienza con la PA, e soprattutto una sempre più forte collaborazione pubblico-privato. Un tema di cui tra le testimonianze più importanti Microsoft ha scelto oggi di presentare quella di Asi e quella dell’università di Tor Vergata, a Roma, che grazie alla digital transformation e alla sua scelta di utilizzare il cloud ibrido di Azure Stack è riuscita – come ha spiegato Domenico Genovese, responsabile del dipartimento sistemi operativi di gestione – a semplificare le procedure amministrative, a ridurne i costi e grazie a questo a poter investire sul proprio “core business”, la formazione, arrivando a contare la media più alta in Italia di docenti per studente, uno a ventidue.
Ma qual è la ricetta perché la tartaruga burocratica possa effettivamente velocizzarsi e uscire a stare al passo della lepre innovazione? Si tratta, come sottolinea Carlo Mauceli, National digital Officer di Microsoft Italia, innanzitutto di una questione culturale: “Il paese oggi non vuole essere al passo con la tecnologia – afferma nel suo intervento – I vincoli sono di carattere psicologico. Ci si trincera dietro problemi normativi, di nazionalismo economico o di sicurezza, ma la realtà è che c’è spesso un rifiuto dell’innovazione, la voglia di non uscire dalla propria comfort zone. Altrimenti non si spiegherebbe perché qualcuno abbraccia il cambiamento e ottiene ottimi risultati mentre altri rimangono indietro. La sanità è la dimostrazione che la tecnologia può essere molto utile in un settore in cui al centro c’è l’utente-paziente. Ma nonostante questo rimaniamo ancorati a un modello obsoleto”.
La soluzione per accelerare e rimanere al passo con l’innovazione, secondo Mauceli, è quella di passare dalla logica della ricerca di un’unica soluzione che si sposi con tutte le esigenze IT dell’azienda o dell’amministrazione alla logica dell’ecosistema, grazie a piattaforme che sono in grado di trasformare i prodotti in servizi, riducendo tra l’altro in modo significativo il time to market. Questo tutelando anche gli investimenti fatti finora, e quindi utilizzando soluzioni ibride garantiscano allo stesso tempo le esigenze aziendali con infrastruttura on premise, ma anche la più alta scalabilità.
Proprio per offrire questo genere di strumenti alla Pubblica amministrazione Microsoft, all’interno della propria galassia di partnership, ha deciso di spingere in Italia sulla collaborazione con Almaviva, oggi rappresentata da Antonio Amati, direttore generale della divisione IT, che ha illustrato diversi dei progetti che l’azienda ha in campo nel settore pubblico, a partire da quelli con la Difesa. “Quello che offriamo ai nostri clienti – spiega – sono soluzioni che abbiamo testato prima di tutto sulla nostra pelle, perché anche al nostro interno abbiamo affrontato un percorso di digital transformation, che ci ha portato a dare vita a una divisione esclusivamente dedicata al digitale, radicata in tutta Italia: oggi conta da sola su 250 dipendenti, che diventeranno 400 nel corso dell’anno”.
A illustrare l’offerta cloud di Almaviva è stato Alberto Giaccone, head dei cloud services della società, che spiega come questo settore stia diventando progressivamente sempre più importante perché “il cittadino, la persona che utilizza un servizio, è ormai abituato a una dinamicità diversa da quella del passato. Il primo punto d’ingresso è l’applicazione, che deve diventare sempre più dinamica, perché la frontiera verso la quale ci stiamo dirigendo quella del microservizio, di un network di tante piccole funzioni che offra il massimo dell’agilità e della scalabilità, e questo è possibile grazie al DevOps”. “Ma quando la quantità di servizi è molto grande c’è il rischio, nel volerli sviluppare tutti in casa, di sprecare risorse. Perché spesso si può avere a disposizione lo strumento pronto, scalabile e resiliente, da prendere da uno scaffale. Così dal fare il system integrator si passa a essere service orchestrator, a essere cioè il punto di coordinamento di vari fornitori di servizi, governando la complessità che viene fuori dall’adozione di piattaforme eterogenee”.