LAS VEGAS – Le aziende si stanno spostando sul software per innovare e competere meglio nell’economia digitale, ma alla base serve costruire e modellare le infrastrutture enterprise in modo agile e sufficientemente sicuro per andare sul mercato digitale. “L’App Economy ha portato alla nascita di nuove realtà come Uber o Airbnb che l’unica cosa che possiedono come asset è il data center”, fa notare Marco Comastri, president & general manager Emea di Ca Technologies, che abbiamo incontrato a Las Vegas durante la convention annuale della società. “Non significa che siano tutte così, però se questa è la nuova competition e anche le aziende più ‘tradizionali’ devono trovare nuove vie per riuscire a distinguersi”.
In linea di massima il trend è trainato dalle Banche e dalle Telco, fa notare Comastri pensando alle aree in cui l’azienda sta sviluppando i progetti più complessi: “Il mondo manifatturiero è più lento ma ha bisogno di trovare proprio nel software un nuovo motore di innovazione”, aggiunge il manager. “Analizzando i nostri risultati incoraggianti possiamo certamente testimoniare che il trend della Digital Transformation sia concretamente in atto in molte realtà: in UK stiamo avendo successi nell’ambito dei Managed Services con partnership importanti con Telco provider come BT; in Spagna stiamo lavorando molto con il settore bancario; nel Nord Europa sono cresciuti molto gli investimenti delle imprese sulle nostre tecnologie, specialmente in progetti IoT dove noi ci posizioniamo con soluzioni per il monitoring delle perfomance; in Germania ed in Europa in generale stiamo lavorando con Mercedes che utilizza la nostra piattaforma APIM (API management) per sviluppare servizi alla clientela fruibili via mobile (per esempio: diagnostica evoluta o infotainment all’interno dell’auto accessibili via mobile); in Italia abbiamo alcuni importanti progetti in corso con clienti Top”.
A testimonianza di quanto preannunciato da Comastri anche la voce di Leopoldo Genovesi, amministratore delegato di Telecom Italia Trust Technology, che abbiamo intervistato a margine della convention americana: “In Italia, come Telecom, abbiamo una ‘natura particolare’ dato che dovendo gestire le Pec e le firme digitali della Pubblica Amministrazione abbiamo un data center dedicato solo per questo tipo di servizi [Telecom Italia Trust Technologies opera dal 2000 nel settore dei Trusted Services, come li definisce il regolamento Europeo: certificazione della firma digitale, gestione delle Pec, conservazione sostitutiva, operatore WebTrust (certificati SSL per autenticazione siti web) – ndr] – dettaglia Genovesi -. Abbiamo recentemente avviato un progetto, denominato Spid (per la gestione delle identità digitali), con l’obiettivo di contribuire all’affermazione dell’Agenda Digitale in Italia e all’innovazione e al progresso della Pa e del Sistema Paese”.
All’interno dell’infrastruttura Telecom per la Pa, le tecnologie Ca rappresentano “il cuore per erogare servizi di identità digitale – fa notare Genovesi -: noi saremo enti erogatori di due tipi di identità digitali: una di tipo ‘basic’ per i cittadini, fruibile in modo molto semplice con comuni Token di autenticazione; un’altra, invece, quella di cui lo stesso Governo parla ormai da tempo, quella ‘By Spid’ che richiede un certificato digitale (tipo una sorta di firma digitale ma che certifica l’identità dell’individuo, dell’ente o dell’azienda) per la quale serve la compomente di certification authority (per rilasciarla bisogna essere service provider accreditati dal Governo)”. Il progetto è ‘mastodontico’ se pensiamo al fatto che, stando ai piani di Governo, entro un paio d’anni tutti i servizi digitali potranno essere accessibili solo a fronte di una identità digitale certificata. “Le potenzialità per il nostro business si estendono oltre ai cittadini – sottolinea Genovesi – perché il progetto può essere esportato anche negli altri Paesi dove siamo presenti ed esistono problematiche e progetti simili. Non solo, vediamo possibili sinergie anche con altri mercati verticali: le banche, ad esempio, avranno possibilità di utilizzare un certificato digitale rilasciato da Telecom senza più ricorrere a sistemi di sicurezza e autenticazione interni”. Certo, un progetto simile implica diverse complessità sia sotto l’aspetto tecnologico (prevalentemente per questione di integrazione dei sistemi e federazione dei servizi), sia dal punto di vista della governance, in particolare in riferimento agli aspetti di sicurezza. “Motivo per cui chiediamo ai provider di tecnologie che siano molto di più che semplici fornitori – conclude Genovesi -. Devono saperci accompagnare in progetti e percorsi complessi come questi”.