Con l’AI in sanità più relazioni medico-paziente  e meno errori nella terapia

Secondo uno studio di GE Healthcare e MIT MIT – Technology Review Insights, grazie all’uso dell’AI il medico ha più tempo da dedicare alla relazione umana, si riducono gli errori di terapia e migliora il flusso di lavoro

Pubblicato il 24 Feb 2020

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Una solida implementazione dell’intelligenza artificiale nelle strutture sanitarie genera diversi benefici. Secondo il 78% degli operatori sanitari, l’implementazione di soluzioni di AI migliora il flusso di lavoro rappresentando l’estensione delle loro capacità professionali. Una percentuale analoga (79%) indica che l’utilizzo dell’AI è utile per evitare il burnout degli operatori sanitari. Un effetto che per il personale medico si traduce in un risparmio fino a 2/3 del tempo nella compilazione dei report, il che porta il 45% dei dottori a ritagliarsi più tempo da dedicare ai colloqui con i pazienti e ad effettuare operazioni o altre procedure. Ma non finisce qui perché le tecnologie di AI permettono di fare previsioni migliori nel trattamento delle malattie (secondo il 75% dei medici) con una comprovata riduzione dei margini di errore nelle terapie.

Sono questi i principali benefici riscontrati da una ricerca svolta dal MIT – Technology Review Insights, società di media innovativa orientata al digitale, in collaborazione con GE Healthcare, divisione medicale di General Electric specializzata nella fornitura di apparecchiature di imaging medicale. Lo studio sull’utilizzo dell’applicazione dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario ha coinvolto più di 900 professionisti sanitari (di cui il 70% dagli USA e il restante 30% dal Regno Unito) tra cui medici, commerciali e amministrativi legati al processo di acquisto o implementazione dell’intelligenza artificiale, l’analisi dei big data o le attrezzature e la tecnologia medica.

Antonio SperaPresidente e AD di GE Healthcare Italia ha dichiarato “L’intelligenza artificiale non è soltanto in grado di incrementare l’efficienza dei processi ma anche di trasformare l’esperienza dei professionisti del settore sanitario e dei loro pazienti. Dall’aumento del tempo che il personale clinico può trascorrere coi pazienti all’avanzamento delle terapie personalizzate, le tendenze emergenti sono molto incoraggianti e crediamo che siano soltanto la punta dell’iceberg dell’impatto che la tecnologia intelligente avrà sulle nostre vite”.

L’AI migliora il lavoro degli operatori sanitari e l’esperienza del paziente

L’intelligenza artificiale deve lavorare per e con gli operatori sanitari per creare un ecosistema solido e integrato.  Più l’applicazione dell’AI è umanizzata, più sarà adottata e migliorerà i risultati e il ritorno dell’investimento.

Secondo la ricerca, le aree di utilizzo più interessate dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario risultano essere: l’ottimizzazione della gestione dei flussi di pazienti con il 65% del campione interessato ad implementarla e il 39% che ha già adottato tecnologie di AI in questo campo, l’imaging e diagnostica medicale (64% e 41%), l’automazione delle cartelle cliniche elettroniche tramite strumenti di elaborazione del linguaggio naturale (63% e 43%), le analisi predittive (63% e 40%) e l’elaborazione dei dati del paziente e l’analisi dei rischi (62% e 41%).

Non è un caso se la maggior parte degli intervistati (79%) con progetti di AI in corso affermi che nel 2020 aumenterà il budget destinato ad applicazioni di questo genere. L’intelligenza artificiale può infatti generare informazioni utili per migliorare l’efficienza degli operatori, incrementare l’accuratezza della diagnosi, personalizzare la cura, migliorare l’esperienza del paziente e consentire una gestione predittiva e da remoto per sistemi e strumenti sanitari complessi. Il mercato dell’AI, nell’ambito salute, raggiungerà i 6,6 miliardi di dollari nel 2021 e il 39% dei dirigenti dei fornitori di servizi sanitari afferma già oggi forti investimenti nel settore.

Immagine fornita da Shutterstock.

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