Poche settimane dopo la EMEA Data Conference “Embrace Transformation” – che a dicembre 2023 ha riunito a Bologna oltre 200 esperti di Data management da 28 Paesi – un importante riconoscimento dell’eccellenza italiana nella gestione dei dati è arrivato anche dagli Emirati Arabi Uniti.
La Italian Data Management Association (chapter italiano del network DAMA International) ha firmato infatti a Dubai, nell’ambito del World Governments Summit 2024 che ha riunito alcuni tra i maggiori leader mondiali, un memorandum of understanding per lo scambio di conoscenze con due istituzioni chiave nel Paese del Golfo: il ministero delle Infrastrutture e dell’Energia e il Federal Competitiveness and Statistics Centre (FCSC).
È l’ultima tappa di un percorso internazionale che aveva già portato l’Italia a coordinare l’intera regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) nell’ambito dei chapter DAMA, la maggiore associazione degli esperti nella gestione e nel governo dei dati.
Il “Data Management and Personal Data Protection Standards” dell’Arabia Saudita
L’accordo riguarda uno scambio di conoscenza, esperienze e best practice nei tre grandi ambiti della Data Strategy, della Data Science e del Data Management e si inserisce nel Piano Centenniale 2071 adottato dal FCSC per la competitività globale. In particolare, la collaborazione rientra nelle attività dell’Istituto per la costruzione di un sistema statistico nazionale integrato e il rafforzamento della presenza economica degli Emirati Arabi Uniti in vari settori, anche rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Agenda 2030) indicati dall’ONU.
Nei Golfo Persico oggi è più alta che mai l’attenzione verso metodi e gli strumenti per l’eccellenza nella gestione dei dati aziendali, tra cui un riferimento essenziale è il DMBoK®2, il framework “Data Management Body of Knowledge” sviluppato da DAMA International che comprende una serie di buone prassi con al centro il modello della “DAMA Wheel”, il cui perno è la Data Governance.
In questa area geografica, dal 2021 l’Arabia Saudita si è dotata dei “Data Management and Personal Data Protection Standards” e di un ente nazionale dedicato al Data Management (NDMO) nell’ambito dell’authority saudita che si occupa di dati e intelligenza artificiale. Secondo una ricerca di IDC, entro il 2030 la data economy e l’AI contribuiranno per il 12,4% al PIL saudita.
I dati nelle PMI: criticità e soluzioni
L’anno scorso, il chapter italiano ha contribuito attivamente a un’ampia ricerca del World Economic Forum, molto rilevante per capire limiti e opportunità della gestione dei dati nelle piccole e medie imprese. L’obiettivo dell’indagine era valutare la “data readiness” delle PMI, ovvero la loro capacità di raccogliere, trattare e conservare in sicurezza i propri dati, gestendoli come veri e propri asset aziendali da valorizzare anche sotto il profilo del contributo economico nelle voci di bilancio (Data Valuation).
Il paper del WEF ha individuato cinque ostacoli principali al Data Management di eccellenza nelle organizzazioni con dimensioni contenute, secondo quanto emerso dalle interviste condotte in 42 Paesi.
Innanzitutto, la carenza di policy aziendali formali sulla gestione dei dati, alla quale si accompagna spesso una scarsa chiarezza sui ruoli e le responsabilità. In sintesi, una data governance ancora immatura o non proprio gestita. La seconda grande barriera nell’uso ottimale dei dati aziendali è l’incapacità di estrarre valore economico dagli stessi. Su questo fronte, DAMA Italy ha partecipato al recente white paper “Value Based Governance” che ha messo insieme vari attori nella filiera, vendor e banche, riuniti nella community “Data To Value” per studiare insieme i migliori modelli di analisi e calcolo finanziario del “peso” dei dati nei bilanci.
Pochi dati ESG e ruoli multipli
Le altre difficoltà identificate dal World Economic Forum con il contributo del capitolo italiano riguarda le barriere d’accesso ai mercati mondiali, seguite dallo scarso monitoraggio dei dati relativi alla sostenibilità, aspetto cruciale in un periodo storico che vede l’ESG (Environmental and Social Governance) sempre più in cima alle priorità delle aziende. Il Forum ABI Lab 2024, ad esempio, ha mostrato come il 70% delle banche italiane preveda progetti per migliorare la propria infrastruttura IT anche sotto il profilo ambientale e dei consumi.
Nelle PMI, emerge inoltre dal rapporto del WEF, il 74% degli intervistati ritiene la sicurezza e protezione dei dati aziendali un tema sfidante e nel 63% dei casi non è presente un Chief Privacy Officer, mentre il 60% delle piccole e medie imprese non ha un Chief Data Officer e nella stessa percentuale manca il top manager della sicurezza, spesso detto CISO (Chief Information Security Officer).
Tra i motivi che pongono le PMI in questa situazione figurano sicuramente i budget limitati, la carenza di competenze (skill shortage) e le conseguenti difficoltà nel recruiting di profili adatti, ma si assiste anche a un “assorbimento” di questi ruoli in figure già esistenti per motivi organizzativi e di gestione delle risorse.
I DAMA Cheers per la cultura del dato
Oltre alla propria conferenza annuale (DAMA Italy Annual Convention – DIAC), tra novembre e dicembre, il capitolo italiano organizza durante l’anno una serie di eventi, in presenza o fruibili da remoto, come i DAMA Cheers che trattano in modo rapido ma arguto argomenti di interesse della data community italiana: l’ultimo in particolare ha affrontato temi come “La dicotomia dei dati” e “Infoproviders, un oligopolio imperfetto”. Per aggiornamenti sui prossimi eventi sono disponibili il sito dama-italy.org e la pagina LinkedIn del chapter.