È ormai chiaro che il mondo dei data center debba prendere posizione con forza sul tema della sostenibilità. Un recente rapporto di 451 Research ha raccolto le opinioni di oltre 800 vendor data center in tutto il mondo, ed è emerso che la maggior parte degli intervistati (57%) vede la sostenibilità come un elemento di differenziazione competitivo, e cita le aspettative dei propri clienti al riguardo come principale fattore trainante. Solo il 43%, però, ha affermato di avere in atto iniziative strategiche di sostenibilità e progetti per migliorare l’efficienza della propria infrastruttura. Ciò significa che la maggior parte dei fornitori di data center in tutto il mondo non dispone di un piano strategico per la sostenibilità in un momento in cui i clienti lo richiedono e le normative potrebbero presto richiederlo.
Di recente ho avuto il piacere di parlare di sostenibilità all’evento “Towards Net-Zero” di DCD e il mio messaggio è stato quello di organizzarsi e dare la priorità alla sostenibilità dei data center. È un’impresa complessa, che però possiamo realizzare insieme con successo. La mia azienda, ad esempio, affronta il tema con una strategia che ha cinque pilastri.
Data center e sostenibilità, non esiste un piano B
La presentazione, che si intitolava “When There is No Plan B, A Framework for Achieving Sustainability in Data Center”, ha illustrato un modello d’azione che può aiutare le aziende a muoversi nella giusta direzione. Eccone i punti salienti.
- Impostare una strategia audace e attuabile: tutto inizia con una strategia e bisogna crearne una con obiettivi chiari e azioni prioritarie. È necessario allineare le competenze e le risorse interne facendo lavorare insieme i team per la progettazione, l’approvvigionamento, le operation e chi si occupa di sostenibilità. Quindi, si deve creare business case per giustificare e finanziare i progetti, che richiederanno la sponsorizzazione e la leadership della dirigenza… e molto probabilmente una strategia per attribuire un valore al carbonio, basandosi sul prezzo, o sui limiti alle emissioni di CO2.
- Implementare progetti efficienti: anche se siamo riusciti a eliminare l’80% degli sprechi di energia con una progettazione data center attenta, stiamo raggiungendo il momento in cui si ha una diminuzione dei rendimenti. È necessario quindi investire anche in altre tecnologie che migliorano l’efficienza energetica e riducono l’impronta di carbonio – quadri elettrici senza uso di gas esafluoruri, raffreddamento a liquido… – che potrebbero ridurre ancora del 15% il consumo energetico complessivo nel settore IT e infrastrutture. Si deve inoltre dare la priorità a una progettazione “circolare”, progettando per avere dimensioni e peso ridotti, facilità di manutenzione, possibilità di dare una seconda vita alle soluzioni – il che si traduce in meno materie prime, meno uso del suolo, minori emissioni per il trasporto, ecc.
- Promuovere l’efficienza operativa: quando si tratta di operation, sappiamo che esse devono essere efficienti e sostenibili. Esistono sistemi connessi per raccogliere dati per fornire visibilità, monitorare l’utilizzo di energia e confrontare le prestazioni. I servizi di manutenzione predittiva aiutano a promuovere l’efficienza operativa e l’affidabilità massimizzando la durata delle installazioni; abbiamo tanto strumenti per aiutare a prendere decisioni informate e monitorare i progressi della sostenibilità. Inoltre, si deve iniziare a implementare dashboard delle risorse, per monitorare l’impronta di carbonio. Dopotutto, non si può gestire ciò che non si misura.
- Acquistare energia rinnovabile: si possono acquisire energie rinnovabili in tre modi principali: con crediti, con la generazione in loco o con la generazione offsite (acquistando energia da chi garantisce di produrla da fonti rinnovabili). I certificati di attribuzione energetica – o crediti di energia rinnovabile – sono un modo semplice e immediato per compensare la tua impronta di carbonio e sostenere l’energia pulita. Per la generazione in loco / distribuita, è possibile installare fonti di energia rinnovabile come i pannelli solari presso le proprie strutture. Il sito allora può consumare l’energia pulita generata oppure può connettersi alla rete. Il tipo più comune di generazione “offsite” riguarda l’acquisto di energie rinnovabili con accordi come i PPA – Power Purchase Agreement.
- Decarbonizzare la supply chain: questa potrebbe essere la sfida più grande. La supply chain di un proprio fornitore contribuisce all’ impronta di carbonio. Quindi, ha senso utilizzare fornitori che adottano, ad esempio, l’economia circolare progettando i prodotti secondo i principi di circolarità. I fornitori devono essere trasparenti sull’impatto sulla sostenibilità dei loro prodotti e devono produrre un profilo ambientale del prodotto (PEP) o una dichiarazione ambientale di prodotto (EPD) con informazioni dettagliate sui materiali, conformità, riciclabilità e altro ancora. La decarbonizzazione della catena di approvvigionamento è un argomento complesso, ma se un fornitore fa le cose giuste, sarà in grado di produrre la documentazione.
È importante conoscere gli step da seguire, ma ancora più importante è guardare con chiarezza alla propria situazione di partenza, per capire in che punto ci si trova sul percorso per una maggiore sostenibilità. Si potrà scoprire di essere molto avanti, oppure di stare appena iniziando. Sia come sia, con la tecnologia disponibile e con i principi sopra esposti è possibile creare un proprio piano che, passo dopo passo, porti a una reale sostenibilità che dia un contributo concreto alla lotta contro il cambiamento climatico.
Versione originale in inglese sul blog internazionale Schneider Electric – www.blog.se.com