Avviato da
IBM in Italia dal 2019, il modello di istruzione pubblica “
P-TECH Digital Experts” risponde all’obiettivo, in linea con le priorità e i piani del Ministero dell’Istruzione, di creare un legame più stretto tra scuola secondaria, università ed ecosistema industriale per promuovere le nuove competenze professionali richieste oggi dal mercato.
Intelligenza artificiale, diagnostica computerizzata, mindfulness, teamwork e project management: queste le materie per gli studenti. Tra i partner anche Intesa Sanpaolo, Enel e Sistemi Informativi. Il programma P-TECH è presente in
28 paesi del mondo e l’aggiunta delle quattro nuove scuole superiori di Rieti contribuisce all’impegno recentemente annunciato da IBM di
formare 30 milioni di persone entro il 2030.
“La tecnologia sta trasformando il mondo del lavoro. È dunque fondamentale che i giovani acquisiscano quelle competenze utili per lavorare con la tecnologia e per non rimanere esclusi non solo dal mondo lavorativo, ma anche da quello civile e sociale” dichiara Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro, Scuola e Formazione della Regione Lazio, che continua “Per questo condividiamo il percorso P-TECH che IBM ha avviato anche nella nostra regione e che contribuisce all’offerta di percorsi formativi di qualità attraverso i quali gli studenti possono prepararsi meglio all’era tecnologica che stiamo vivendo, con un elevato grado di occupabilità”.
Gli studenti potranno frequentare le lezioni in presenza e, se la situazione pandemica lo richiedesse, in remoto tramite videoconferenza, dato che il programma è stato strutturato fin dall’inizio per essere seguito in entrambe le modalità. Alla fine dei primi tre anni di scuola superiore, gli studenti di P-Tech potranno continuare la loro formazione all’Università associata al progetto senza la necessità di test d’ingresso e, inoltre, potranno sfruttare i crediti formativi con cui accelerare i tre anni accademici. Il traguardo è la laurea in Ingegneria Informatica chiamata “P-Tech Digital Experts”.
Colmare lo skill gap facendo leva sulla sinergia pubblico-privata per trarre vantaggio dall’economia digitale
Lo skill gap, secondo il World Manufacturing Forum, potrebbe costare all’Italia lo 0,6% del PIL ogni anno e, considerando il peso crescente dell’intelligenza artificiale, del cloud e delle tecnologie che si evolveranno insieme ad esse, il costo potrebbe addirittura aumentare nei prossimi anni. Inoltre, le competenze STEM sono fondamentali per guidare la transizione verde e digitale del Paese, così come indicato dal PNRR che ha riconosciuto la necessità di un nuovo paradigma che miri a superare i preconcetti e i pregiudizi sociali creando una mentalità scientifica per migliorare le prospettive di vita professionale e di carriera. Si stima, infatti, che nei prossimi 10 anni le occupazioni in questo campo cresceranno due volte più velocemente delle altre e offriranno maggiori opportunità di carriera e di guadagno.
“Il programma P-TECH – afferma Stefano Rebattoni, amministratore delegato di IBM Italia – risponde a una delle più grandi esigenze del nostro Paese: colmare lo skill gap facendo leva sulla sinergia pubblico-privata. L’impatto indotto dallo sviluppo delle tecnologie come l’intelligenza artificiale e la blockchain deve essere gestito in modo responsabile e inclusivo, promuovendo una preparazione più in linea con le esigenze delle imprese. Non è un caso, infatti, che il PNRR sia partito proprio dall’Istruzione. Espandere l’accesso alle competenze digitali e alle opportunità di lavoro in modo che più persone, indipendentemente dal background, possano trarre vantaggio dall’economia digitale, è uno dei pilastri su cui costruire un’agenda e una visione di lungo termine per il nostro Paese più pronto al futuro”.