Alle assicurazioni la raccolta e l’analisi di big data darebbe una marcia in più, perché in un mercato sempre più attraversato da imprevisti, i dati servono. Aiutano nella prevenzione di eventi estremi e a fare previsioni.
Capgemini Research Institute ha pubblicato un report che fotografa l’utilizzo dei big data nel mondo assicurativo. Ecco cosa emerge dall’analisi e quali sono le strategie da adottare.
Le cifre del rapporto di Capgemini
Secondo il report di Capgemini Research Institute, intitolato “The data-powered insurer: Unlocking the data premium at speed and scale”, oggi il 40% delle compagnie assicurative trae vantaggio dai big data con lo scopo di fare ingresso in nuovi mercati e dalla protezione dai rischi esplora la prevenzione degli stessi.
Inoltre, il 43% ha rinnovato e rafforzato i propri algoritmi di rischio, mentre circa un terzo dispone dei dati al fine di simulare nuovi rischi. Sfiora il 39% delle assicurazioni la quota delle compagnie che fondano su fatti e dati il processo di risk selection e pricing.
Il 61% delle assicurazioni più grandi ha adottato i big data in maniera mainstream o ha tratto benefici competitivi dall’aver abbracciato i dati. Ma fra le compagnie più piccole, la percentuale si arresta al 16%, forse per non aver investito abbastanza nell’innovazione tecnologica, frenate dai legami con i sistemi legacy e architetture monolitiche.
Tuttavia, solo il 18% delle compagnie usa i grandi volumi di dati, a causa di problemi associati alla scarsità di competenze tecniche, divario culturale e pratiche dedicate al supporto di iniziative data-driven. “Solo il 18% delle compagnie assicurative possiede capacità tecniche, cultura e pratiche in grado di supportare programmi data-driven che permettano di sfruttare al massimo il crescente volume di dati”, dichiara Monia Ferrari, Financial Services Director di Capgemini in Italia: “Queste organizzazioni, che noi chiamiamo ‘Data Master’, sono considerevolmente più grandi dei loro competitor, e la maggior parte ha un fatturato medio superiore ai 20 miliardi di dollari”.
Infine appena 41% delle compagnie assicurative ha elaborato strategie per usare con efficacia i big data e analytics, in linea con le strategie di business.
Fonti di dati non tradizionali e in tempo reale, come quelli provenienti da dispositivi connessi, indossabili e dai social media, forniscono ai clienti delle assicurazioni vantaggi in termini di praticità, consulenze personalizzate e tariffe dinamiche
Le peculiarità di chi collabora con le InsurTech
La competizione con le InsurTech, che accedono a insight personalizzati, migliora le compagnie. Infatti, la padronanza dei dati, secondo il report Insurance Data Master, fa sì che oltre il 90% di loro:
- riporti premi più alti;
- una migliore “combined ratio“;
- risultati più alti sotto il profilo del Net Promoter Score rispetto alla metà dei peer.
Ecco quali caratteristiche vantano:
- il 92% ha una governance centralizzata o di un organismo facilitatore;
- il 62% ha in atto collaborazioni con le InsurTech;
- il 97% ha creato API (application programming interfaces) aperte per consentire alle terze parti di accedere ai loro dati.
Le quattro aree d’investimento per diventare assicurazioni data-powered
Le compagnie assicurative devono investire in quattro aree chiave:
- costruire un’infrastruttura che velocizzi l’adozione di insight provenienti dai dati, per fornire una visione unificata del rischio e dei dati in modo tempestivo;
- elaborare un modello operativo per la scalabilità dei casi assicurativi basati sui dati, grazie a un modello hub-and-spoke per democratizzare i big data nelle assicurazioni;
- consolidare la cultura dei dati in tutta l’organizzazione: orchestrare modi di lavoro agili e formazione dei dipendenti all’insegna delle competenze, per consentire i team aziendali di lavorare insieme ai data expert, realizzando e testando nuove opportunità;
- gestire un ecosistema di Open data: negli ecosistemi di dati, bisogna incentivare la collaborazione con le InsurTech e instaurare un approccio basato su dati e sostenibilità.
Assicurazioni e big data, si può fare di più
Nel mondo delle assicurazioni, i big data sarebbero preziosi alleati. Crisi climatica, shock catene di fornitura globali, introduzione di auto a guida autonoma: sono tutti temi all’ordine del giorno nel comparto della gestione del rischio. E dimostrano quanto sia importante sfruttare i dati per prevenire i rischi, gestirli in maniera adeguata e conferire loro un prezzo.
Inoltre, alle assicurazioni elaborare informazioni in real-time permette di progettare polizze personalizzate in base a ogni profilo dei clienti. Scoprire collegamenti tra i dati e integrare i big data con l’iper-segmentazione dei clienti per multi-affinità, migliorano il cross-selling e la fidelizzazione.