Affrontare sfide globali come il cambiamento climatico, l’innovazione tecnologica, la sicurezza e la salute pubblica richiede una cooperazione tra governi, enti e aziende private. Nonostante le crisi, la cooperazione globale è cresciuta rispetto al periodo pre-pandemico. Negli ultimi tre anni, questa crescita si è fermata, principalmente a causa delle tensioni geopolitiche e della sicurezza internazionale.
Il Global Cooperation Barometer, realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con McKinsey & Company fornisce una fotografia della cooperazione internazionale.
Evidenzia l’esistenza di un panorama frammentato in cui i conflitti rallentano il progresso, ma allo stesso tempo, sottolinea i segnali positivi che offre l’innovazione tecnologica. La digitalizzazione dell’economia globale ha aumentato la collaborazione tra paesi anche se la frammentazione delle tecnologie di frontiera, come l’intelligenza artificiale, è, in realtà, un ostacolo.
Per invertire questa tendenza, il rapporto parla di nuovi approcci. Meccanismi di cooperazione agili che possono superare le divergenze e affrontare le priorità globali.
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Le tecnologie di frontiera tra cooperazione e competizione
La sola AI generativa potrebbe creare tra 2,6 e 4,4 trilioni di dollari di valore economico nei prossimi anni e contemporaneamente, l’intelligenza artificiale potrebbe influenzare il 40% dei lavori nel mondo con metà di essi che rischiano di perdere la propria mansione definitivamente.
La competizione per il controllo e lo sviluppo dell’AI è feroce: gli Stati Uniti hanno accelerato i finanziamenti pubblici, mentre la Cina investirà 1,4 trilioni di dollari nell’industria dell’AI. Anche l’India e l’Arabia Saudita stanno adottando strategie ambiziose per posizionarsi in questo settore.
Una corsa al dominio tecnologico che rischia di sfociare secondo le evidenze del rapporto in una “corsa agli armamenti AI”, in cui la frammentazione tecnologica e l’assenza di regolamentazioni a livello complessivo rischia di accentuare le disuguaglianze e i rischi per la sicurezza.
Non mancano, però, segnali importanti di cooperazione: nel 2024, al vertice APEC di Cooperazione economica dell’Asia e del Pacifico, i rispettivi Presidenti di Cina e Stati Uniti hanno concordato e stabilito di escludere l’AI dal controllo dei sistemi nucleari. Inoltre, l’ONU ha recentemente presentato il primo piano globale per gestire i rischi dell’AI dove sono incluse, tra l’altro, soluzioni open-source e gli impatti sui mercati del lavoro.
L’Intelligenza Artificiale e il dilemma della cooperazione tecnologica
La competizione che si è creata a livello mondiale per lo sviluppo di sistemi di AI sovrana, progettati all’interno dei confini nazionali, riflette e rappresenta tutta l’importanza strategica della tecnologia.
Una sovranità tecnologica che però, secondo il rapporto, non deve ostacolare la cooperazione internazionale. Al contrario, standard globali condivisi così, come, la promozione dei flussi di dati transfrontalieri, sono fondamentali per sbloccare il pieno potenziale dell’AI.
Le tecnologie di frontiera rappresentano, quindi, un delicato equilibrio tra competizione e collaborazione. La loro frammentazione potrebbe limitare l’innovazione globale, mentre un approccio bilanciato che combina sicurezza nazionale e partenariati internazionali potrebbe trasformarle in una forza trainante verso il progresso non solo economico ma anche sociale.
Commercio e capitale: essenziali per le nuove tecnologie
La diffusione delle tecnologie dipende anche dalle reti globali di commercio e dai flussi di capitale. Parliamo sia di finanziamento all’innovazione che di scambio transfrontaliero di servizi tecnici e di flussi di materiali e beni per la loro produzione e distribuzione.
Una volta sviluppate, le tecnologie hanno bisogno di cooperazione per garantire che siano condivise in modo equo. Secondo il rapporto, l’adozione di tecnologie avanzate potrebbe favorire nuove opportunità commerciali e aumentare l’efficienza del commercio internazionale: nei paesi del G7 si parla di quasi 9 trilioni di dollari, pari a un incremento del 43%.
Un approccio disordinato alla cooperazione
I modelli di cooperazione tradizionale che si basano su accordi multilaterali formali e che godono di una certa stabilità non sono più così adatti al panorama globale frammentato, instabile e segnato da cambiamenti così rapidi. Le innovazioni avanzano a una tale velocità che i meccanismi di governance e regolamentazione non riescono a stare al passo.
Il barometro propone un modello di cooperazione disordinata, flessibile e agile rispetto agli accordi multilaterali tradizionali. Tra le raccomandazioni chiave:
- Trovare modi flessibili di cooperazione attraverso collaborazioni temporanee e secondo le esigenze del momento.
- Ridefinire il concetto di prossimità collaborando con chi condivide obiettivi pratici e non solamente una vicinanza fisica o ideologica.
- Praticare “opportunismo pianificato” cercando di captare le tendenze cooperative emergenti e riorientare rapidamente le risorse. Per le aziende, in particolare, si tratta di rafforzare l’expertise geopolitica interna e aumentare l’autonomia dei team.
- Considerare la segmentazione strutturale per avere una presenza quanto più possibile globale. Ad esempio, localizzando le attività in più luoghi del mondo.
Pensare in grande iniziando in piccolo attraverso approcci cooperativi limitati per poi generare ulteriore cooperazione, man mano che la fiducia tra le parti cresce.