SHENZHEN – La nuvola è la chiave della digital transformation, per le Telco e per le imprese di qualsiasi settore; un percorso obbligato e urgente per l’evoluzione infrastrutturale a supporto dei nuovi modelli di business. Nell’attuale contesto Ict, la mission di Huawei (60,8 miliardi di dollari il fatturato 2015, con una crescita del 31% rispetto all’anno precedente) è promuovere la “cloudificazione” di soluzioni e prodotti perché possano soddisfare le nuove esigenze di flessibilità, efficienza, experience delle moderne reti e infrastrutture. Ma quale è la roadmap perseguita dal colosso cinese? I manager della società si sono alternati sul palco del Huawei Global Analyst Summit (Has) 2016, che si è tenuto nella seconda settimana di aprile a Shenzhen, in Cina (dove la multinazionale ha l’headquarter), per condividere con la stampa internazionale e la platea di analisti i punti chiave della strategia Full Cloudification.
“Stiamo attraversando una fase critica della trasformazione digitale – esordisce William Xu, Executive Director of the board, Chief Strategy Marketing Officer di Huawei -: tutto quello che abbiamo immaginato in passato adesso si sta realizzando. Il 2016 Global Connectivity Index [la terza edizione del report realizzato da Huawei che misura in 50 Paesi l’evoluzione dei sistemi Ict per abilitare la digitalizzazione del business, ndr] ha rilevato un aumento della connettività worldwide del 5% nel 2015 e messo in luce i progressi del digital journey nelle aziende di tutto il mondo”. Come emerge dallo studio, gli investimenti nella digital infrastructure sono strettamente correlati all’aumento del Pil (perché permettono di aumentare dinamicità, efficienza e produttività dell’economia). “I Paesi ‘Frontrunner’ (ad esempio, Usa, Regno Unito, Singapore), più maturi rispetto alla trasformazione Ict – spiega Xu -, mostrano un focus consistente su cloud, Big data e Iot”.
A scendere nei dettagli strategici è Eric Xu, Deputy Chairman of the Board, Rotating Ceo di Huawei. Il processo di “cloudificazione” ruota attorno alla user experience, anzi ne rappresenta la concretizzazione: se il compito tradizionale dell’It è sempre stato garantire l’efficienza dei servizi resi agli utenti interni, oggi, nell’era della digital enterprise, l’obiettivo è creare engagement sia verso il personale aziendale sia verso i clienti esterni grazie al miglioramento dell’esperienza d’uso. “L’anno scorso abbiamo lanciato il modello Roads, che definisce una user experience Real-time, On-demand, All-online, Diy [Do it yourself, ovvero il concetto di fruizione self-service, ndr], Social. Nel 2016, la Full Cloudification strategy ha lo scopo di abilitare la Roads experience, ridisegnando l’infrastruttura a livello di equipment, rete, servizi e operations”.
Verso la nuvola punto per punto
Ma com’è il cloud immaginato da Huawei? “Aperto, ibrido e integrato” risponde Joy Huang, Vice President of It Product Line della società, che prosegue: “Tuttavia, se oggi gli ambienti hybrid sono la realtà che meglio risponde alle esigenze dei Cio [il private cloud è ancora la scelta ottimale per molti workload, ndr], il nostro focus si sta spostando progressivamente sulla nuvola pubblica, un mercato ad alto potenziale: al di fuori degli Stati Uniti, nel resto del mondo, non c’è ancora un vero leader di settore e il nostro obiettivo è fornire ai carrier stack completi hardware e software perché possano costruire il proprio portfolio di servizi sulla nuvola pubblica (ne è un esempio l’offerta cloud lanciata lo scorso marzo insieme a Deutsche Telekom)”.
Secondo il vendor cinese, il ricorso all’opensource e la collaborazione con l’ecosistema di settore offre una risposta all’attuale frammentazione del mercato cloud, garantendo l’integrazione delle tecnologie nel nuovo datacenter (l’obiettivo è la costruzione di un’architettura unica e aperta, in grado di adattarsi ai differenti scenari). La piattaforma di soluzioni FusionCloud è basata sulle principali tecnologie a codice sorgente aperto: il sistema operativo FusionSphere è basato sull’architettura OpenStack; FusionInsight, la piattaforma per aiutare le imprese a monetizzare i big data, si fonda sul database Hadoop e la tecnologia Spark; FusionStage è invece l’architettura a micro servizi basata sul container Docker. “Il contributo tecnologico di Huawei alle community opensource è molto alto: siamo al sesto posto per l’OpenStack, al secondo per Hadoop e Docker, al quarto per Spark”, commenta Huang.
La strategia cloud di Huawei poggia su alcuni pilastri fondamentali. Tutto muove dal concetto di un’infrastruttura service-driven, dove qualsiasi funzionalità sarà fruita come servizio attraverso la nuvola. Altri elementi fondamentali sono l’innovazione hardware continua (con un portfolio di prodotti che spazia dai server alle soluzioni storage mission-critical) e l’evoluzione cloud per portare le aziende dai sistemi legacy alla virtualizzazione al cloud 2.0 (da ricondurre ai concetti di automazione e software-defined datacenter) fino all’evoluzione successiva, lo step 3.0, che invece si basa su soluzioni cloud native (da qui, nasceranno ulteriori collaborazioni tra la multinazionale cinese e i vendor software) e la Platform-as-a-service. La proliferazione di enormi quantità di dati di diversa natura rappresenta un ulteriore driver nella strategia cloud della società: “I dati – sottolinea Huang – andranno gestiti in maniera sempre più efficiente e intelligente, permettendo alle aziende di estrarre effettivo valore dalle informazioni. Per questo stiamo collaborando con diversi partner per offrire ai clienti prodotti e servizi in diversi campi, dalla data collection allo storage agli analytics”.
Infine, la end-to-end delivery capability rappresenta l’ultimo pillar della strategia cloud: Huawei ha attivato oltre 2.500 progetti di cloud data center lavorando a fianco dei clienti, perché “la semplice offerta di software non è sufficiente per consentire il successo delle iniziative”, ma occorre un supporto nell’implementazione e integrazione dei nuovi ambienti as-a-service.
Internet of Things e videoSotto i riflettori del Huawei Global Analyst Summit (Has) 2016, Internet of Things e il mercato video hanno occupato un posto di rilievo. Secondo i numeri rilasciati dalla multinazionale, entro il 2025 saranno 100 miliardi le connessioni a livello globale. “Soltanto il 10% riguarderà le comunicazioni tra persone – ha detto William Xu, Executive Director of the board, Chief Strategy Marketing Officer di Huawei – mentre la maggioranza interesserà i collegamenti persone-oggetti e soprattutto tra le cose. Tuttavia, attualmente, il 99% dei dispositivi dotati di sensori non è connesso alla rete”. Il retropensiero è evidente: l’IoT è un mercato con un potenziale enorme (secondo le stime dichiarate durante l’evento di Shenzhen, il giro d’affari annuale vale 1,310 miliardi di dollari), e Huawei vuole la sua fetta di torta, lavorando sul rafforzamento della connettività per abilitare applicazioni innovative (esempi di iniziative già sviluppate un progetto di manutenzione predittiva sviluppato in Germania, uno di smart lighting nella Repubblica Ceca, uno di smart parking a Shanghai, mentre tra i focus di sviluppo spiccano smart home e connected cars). In uno scenario IoT frammentato e privo di standard, la multinazionale cinese ha individuato nella Narrowband Internet of Things (NB-IoT) lo standard in grado di spalancare le porte a future applicazioni nel campo: si tratta di una tecnologia Low Power Wide Area (Lpwa) che permette di connettere i dispositivi garantendo consumi ridotti, ampia copertura, segnale forte e supporto alla high-density connectivity in aree specifiche. Altre tecnologie chiave nella promozione delle applicazioni IoT sono lo Smart Home Gateway per abilitare nuove applicazioni domestiche dall’Entertaiment all’Automazione; l’Agile IoT Gatway per le applicazioni industriali, in particolare nel campo del lighting e dello smart metering; una piattaforma basata su Api per la gestione delle connessioni e dei dati IoT; il LiteOs, sistema operativo leggero destinato alle applicazioni dell’Internet of Things. Il mercato video, invece, ha secondo le cifre rilasciate dalla multinazionale cinese, un valore di 100 miliardi di dollari e oggi genera il 70% del traffico di rete. Ma siamo solo agli inizi: se il video 4k ha rappresentato il nuovo stress test per il network, in futuro nuove applicazioni di realtà virtuale e aumentata (Vr e Ar) daranno vita a nuove sfide per la gestione del traffico dati. Ed è proprio il video uno dei fattori di traino principali nella strategia rivolta agli operatori Telco. Nel mercato dei carrier, che ha totalizzato una crescita annuale del 21,4% e conta per il 59% del fatturato Huawei complessivo (le altre due divisioni Enterprise e Consumer valgono rispettivamente per il 9% e 33% della revenue), l’obiettivo è offrire supporto allo sviluppo di nuove opportunità di business nelle aree di punta del settore, tra cui proprio il video oltre alle soluzioni Iot e ai servizi cloud. I carrier, insomma, grazie alle soluzioni per il Software-defined network di Huawei, dovrebbero cavalcare l’onda e costruire quella infrastruttura cloudizzata e agile che permette di ottimizzare l’esperienza di fruizione dei contenuti e abilitare l’offerta di nuovi servizi. Non a caso, tra i lanci di Huawei figura il sistema U-vMOS che permette ai carrier di misurare l’esperienza video degli utenti. |