L’Enterprise Mobility è una via obbligata e urgente per recuperare flessibilità organizzativa, migliorando la produttività e accelerando il business, ma apre nuove criticità sul fronte della governance e della sicurezza. Come cogliere appieno i vantaggi della mobility tenendo sotto controllo i rischi? Sono questi i temi del recente webinar organizzato da ZeroUno in collaborazione con Ibm.
Paolo Catti, Associate Partner di P4I – Partners4Innovation, descrive la rivoluzione dell’Enterprise Mobility secondo tre pillar: Device, Biz-App, Enterprise Mobility Management Platform. “Le piattaforme di gestione – sottolinea Catti – sono gli strumenti a disposizione dei Cio per governare i dispositivi (soprattutto consumer) e le app (sviluppate con una precisa funzionalità di business) introdotti in azienda”.
I dati dell’Osservatorio Mobile Enterprise della School of Management del Politecnico di Milano quantificano la portata del fenomeno in Italia: nel 2014 il mercato ha raggiunto i 2,2 miliardi di euro (68% la quota legata ai device, 25% alle biz-app e solo 7% alle Management Platform). Tutte le voci del trinomio sono viste in crescita e l’Enterprise Mobility è destinata a decollare: +15% il risultato 2015 sull’anno precedente e nel 2017 si prevede un fatturato di 3,3 miliardi di euro. “Il mobile in azienda ha un po’ l’effetto delle ciliegie – ironizza Catti -: un progetto tira l’altro, anche perché incontra il gradimento degli utenti”. I saving portati dall’Enterprise mobility, dovuti al recupero di produttività da parte delle diverse categorie di mobile workers (dagli agenti di vendita e manager ai manutentori e commessi), hanno raggiunto nel 2015 un valore stimato pari a 10 miliardi di euro.
Tuttavia, la mobility aziendale corre a due marce: ampiamente diffuso nelle grandi imprese, rivela una bassa penetrazione tra le Pmi: “Spesso le realtà più piccole – evidenzia Catti – adottano dispositivi mobili, ma non sanno come utilizzarli perché sono indietro sul fronte delle biz-app (il 60% non le impiega e non ha intenzione di adottarne). Le piattaforme di gestione sono implementate solo dal 32% delle piccole realtà, mentre sono adottate dal 71% delle grandi”.
Mobile security: quali passi?
Ma il mobile nasconde diverse insidie per la data protection. Catti passa in rassegna i temi caldi della Mobile Security (compliance, accesso non autorizzato ai dati, uso dei device aziendali per attività non professionali ecc.), che implicano misure difensive sul fronte Iam (Identity and Access Management), protezione dalle intrusioni, gestione del Byod, data loss e thief, gestione dei dispositivi dismessi.
Secondo il poll lanciato durante la diretta, le sfide principali portate dall’Enterprise Mobility si riassumono in fattore umano (imprevedibilità e impossibilità di controllo sul comportamento degli utenti), nonché nella capacità di mantenere governance e compliance.
In questo scenario, un aiuto importante arriva dalla tecnologia. Luigi Del Grosso, Security Systems Sales di Ibm Italia, racconta l’esperienza di Enterprise Mobility vissuta da Big Blue al proprio interno: “
“A partire dalle nostre esigenze, abbiamo perfezionato la piattaforma di gestione MaaS360, frutto di un’acquisizione (Fiberlink) di inizio 2014. Si tratta di una soluzione cloud-based, veloce da implementare e potente, con un ampio spettro di funzionalità, capace di gestire sistemi e dispositivi eterogenei, una necessità particolarmente forte con il Byod”.
La piattaforma offre un ampio spettro di funzionalità: management centralizzato di dispositivi e applicazioni, controllo dei costi del traffico, creazione di container (sandbox) con la possibilità di gestire la sicurezza in maniera granulare, secure document sharing per risorse sul cloud e on premise, enterprise gateway per integrare i sistemi It aziendali con le nuvole, threat management. “La nostra soluzione – puntualizza Del Grosso – nasce SaaS ma è stata declinata anche in modalità on premise per una facile migrazione da un ambiente all’altro. Tutte le tecnologie integrate sono proprietarie e in grado di fornire scalabilità, nonché integrazione con ambienti esistenti ed esterni”.
Le sfide tra formazione e compliance
Gli argomenti trattati hanno risvegliato l’interesse e le domande degli utenti connessi. Una prima considerazione ha riguardato la necessità di un Personal Trainer Informatico per abilitare un utilizzo consapevole delle nuove tecnologie mobile da parte degli utenti aziendali (le imprese e i lavoratori italiani sono davvero pronti alla rivoluzione digitale?). Catti afferma che questo ruolo formativo è sempre stato appannaggio dell’It aziendale e deve continuare ad esserlo: certo, occorre un nuovo approccio perché a fronte di tecnologie disruptive, spinte dal basso, i metodi tradizionali sono inefficaci.
“Sicuramente – interviene Del Grosso – bisogna investire sulla formazione, ma anche bilanciare i costi di una figura come il Personal Trainer Informatico. È quindi preferibile ricercare tecnologie che garantiscano velocità di adozione e semplicità d’uso [così da minimizzare la necessità e le spese di formazione, ndr]”. Se la flessibilità delle soluzioni è un criterio importante da considerare durante la software selection, perché garantisce un rapido time-to-market, altrettanto cruciale è il supporto che il vendor può offrire nelle fasi di progettazione e implementazione. “La velocity di adozione è fondamentale nell’attuale scenario competitivo e come Ibm siamo in grado di mettere a disposizione delle aziende tutta una serie di servizi consulenziali per favorire il successo delle iniziative It e accelerare i ritorni dell’investimento”.
Il problema dei costi, come solleva una domanda dal pubblico, è importante e deterrente anche rispetto alle Enterprise Mobility Management Platform. Catti sostiene che la questione non deve girare intorno a “quanto costa?”, ma piuttosto a “quanto valore e ritorno genera”. Ad esempio, come fa notare un utente, la Mobile Enterprise corre il forte pericolo di sanzioni per mancata compliance. Secondo Del Grosso, l’utilizzo di Management Platform può mitigare i rischi, fornendo un controllo capillare e preciso sugli accessi, ma anche sugli utilizzi degli asset aziendali fruiti da mobile. La conclusione è che, nonostante le criticità, non si può rimanere fermi al palo.