RIMINI – L’impatto sui clienti del nuovo assetto presentato lo scorso novembre con la divisione in due anime di Hewlett Packard sembra sia stato minimo e già assorbito, almeno nelle parole di Paolo Delgrosso, Indirect Smb and Service Provider Sales Director di Hpe, aprendo i lavori della Hpe Italian Partner Conference di fronte a una platea di circa 500 distributori e partner e ricordando che da questi deriva il 70% del fatturato della società.
“Quando si parla di alta tecnologia e di trasformazione non si può pensare a prodotti in serie; da qui il senso della separazione, con Hp che si dedica a tecnologie sofisticate per grandi numeri e Hpe che offre alte tecnologie ritagliate sulle diverse esigenze dei clienti”, ha spiegato Stefano Venturi, Managing Director Hewlett Packard Enterprise Italy and Corporate Vice President. Questo approccio è indispensabile, a suo parere, per rispondere alla più grande disruption dalla nascita del world wide web. “Siamo al centro della tempesta perfetta che rivoluzionerà il modo in cui facciamo business grazie alle quattro forze che stanno convergendo”, ha aggiunto Venturi, facendo riferimento a cloud, Internet of Things, software di analisi dei big data, robot che usciranno dalla fabbrica per essere impiegati anche in attività quotidiane.
Chi non si preparerà per tempo uscirà dal mercato; la missione di Hpe è dunque aiutare le imprese concentrandosi su quattro aree di trasformazione.
La prima è trasformare l’It dei clienti, grazie alle infrastrutture ibride, aiutandoli a superare l’attuale situazione basata su silos, anche cloud (Microsoft, Aws…), verso data center aperti con piattaforme federabili che possono fare brokering di capacità con altri data center, utilizzando i software Hpe per orchestrare i flussi di lavoro sui diversi cloud con Sla controllati. “Il nostro obiettivo è creare una smart grid, una rete dei data center federabili in modo che ci si possa scambiare la capacità residua. Questo è un modo per ridurre i costi che va ad aggiungersi ai risparmi che derivano dalla ricerca avanzata, come la nostra”, spiega Venturi, ricordando che Moonshot, il sistema Hpe oggi più evoluto grazie alla capacità di ottimizzare potenza, spazio e consumo energetico e una gestione semplificata, è solo una pallida anticipazione rispetto a TheMachine (vedi articolo "HPE ContainerOS, il futuro delle infrastrutture ibride"), uno dei maggior progetti degli Hpe Labs, che arriverà nei prossimi mesi e ridurrà drasticamente la complessità e il costo delle macchine.
La seconda area di trasformazione è la protezione, indispensabile in un’azienda sempre più digitale. “Siamo i primi ad aver applicato i software di big data analytics alla sicurezza, realizzando la possibilità di prevedere gli attacchi“, rivendica Venturi. Ma non basta, è necessario anche trovare le vulnerabilità nelle applicazioni, attraverso le quali si arriva al core dei data center.
Rafforzare la logica data driven, basata sull’analisi dei big data, visto che le organizzazioni saranno sempre più orientate alla lettura e all’interpretazione dei dati, è la terza area.
Per concludere con la produttività nel nuovo posto di lavoro sempre più mobile ma ancora da migliorare. In questa direzione Hpe propone una suite di soluzioni prevalentemente wireless messe in campo in gran parte grazie all’acquisizione di Aruba Networks.
Ma l’America è lontana
“Sono questi i contributi che Hpe offre per preparare la piattaforma che abiliterà l’economia del futuro, che ci piace definire l’economia delle idee, dove ogni persona collaborando con altre, senza grandi risorse e in poco tempo, può creare una grande impresa – prevede Venturi, che aggiunge – Quando c’è una discontinuità importante come l’attuale, le tecnologie hanno un ruolo fondamentale; a questo aspetto provvedono i nostri laboratori negli Stati Uniti. A livello locale dobbiamo lavorare sulla formazione interna, su cui stiamo accelerando con l’inserimento di giovani per alimentare la base della piramide e aumentare ulteriormente la collaborazione con i partner, per portare le novità ai clienti facendo capire che non rappresentano solo un cambiamento tecnologico ma un cambio di paradigma”.
La trasformazione dell’organizzazione Hpe va di pari passo con la capacità di analizzare le potenzialità e le esigenze dei diversi settori con l’aiuto dei partner.
Nel manifatturiero, l’Italia è al secondo posto in Europa anche se, nel corso della crisi, il suo peso sul valore aggiunto complessivamente prodotto dall’economia italiana è sceso dal 22% al 16%. Una buona ragione per tornare ad espanderci prendendo esempio dalla Germania che nello steso periodo ha invece incrementato la percentuale lavorando sul valore aggiunto. “Una survey condotta con altri partner ci ha confermato il livello di automazione elevatissimo delle fabbriche italiane, ma è necessario integrare la rete di fabbrica con quella aziendale; abbiamo anche constatato grande interesse per lo smart manufacturing da parte degli imprenditori”, sottolinea Venturi. L’esperienza di Hpe in Germania in questo campo e la presenza di un centro di competenza europeo in Italia su reti e data center può supportare l’evoluzione.
In Italia Hpe si appresta anche ad aprire collaborazioni con alcune città, sfruttando le proprie capacità nella gestione di reti di telecomunicazione, che sono la base per le infrastrutture delle smart city, da abbinare a IoT e Big data, per realizzare soluzioni per la gestione del traffico, la sicurezza urbana…
Altri settori di interesse sono:
- la ricerca farmacologica, a partire da esperienze fatte altrove nell’utilizzo di potenti motori di correlazione;
- il finance, per aiutare le banche a mettere a punto quelle piattaforme tecnologiche federate e aperte indispensabili per offrire servizi tecnologici competitivi per battere la concorrenza delle fintech;
- le telco, che possono sfruttare l’ondata della virtualizzazione, come altre imprese che devono gestire reti complesse;
- il settore retail che può avvalersi delle funzioni di geomarketing e della creazione di campus wireless, basate sulle soluzioni Aruba Networks.
In conclusione Hpe punta a un’impresa digitalizzata in un Paese con un cultura sempre più digitale e lavora per portare l’innovazione sia in sede istituzionale sia nella società civile. È il caso dei programmi CoderDojo per insegnare gratuitamente la programmazione a bambini e ragazzi, la collaborazione con il Miur per l’educazione degli insegnanti, ma anche il programma Young Academy, realizzato in collaborazione con Modis (Gruppo Adecco) per reclutare e formare giovani su richiesta dei partner per aiutarli nel cambio generazionale a costo zero.