Intelligenza artificiale e machine learning, quale futuro secondo Sda Bocconi

L’obiettivo finale è simulare via software un cervello umano o addirittura rendere l’intelligenza artificiale superiore a quella umana. Gianluigi Castelli della Sda Bocconi, analizza le tematiche legate al Machine Learning e al Cognitive Computing, tra mito e realtà; illustrando un percorso ancora lungo e che apre scenari diversi

Pubblicato il 26 Mag 2016

“Sono convinto che ci sia sempre meno ‘mito’ e decisamente più ‘realtà’ attorno a tutte le tematiche legate al Machine Learning e al Cognitive Computing”, afferma Gianluigi Castelli Professor of Management Information Systems Sda Bocconi School of Management, Devo Lab Director. “Sono molti gli esperti che stanno lavorando con l’obiettivo di fondere la linea di confine tra l’intelligenza basata sul carbonio e quella basata sul silicio; i progressi raggiunti fino ad oggi ci dicono realmente ciò che Raymond Kurzweil prevede [il noto informatico e saggista americano autore di diversi libri tra i quali ‘The Age of Spiritual Machines’ e ‘The Singularity Is Near’ – ndr], ossia che entro il 2050 la capacità dell’Intelligenza Artificiale sarà superiore a quella umana”.

Gianluigi Castelli, Professor of Management Information Systems, Sda Bocconi School of Management, Devo Lab Director

C’è però da notare il fatto che sta crescendo enormemente la disponibilità dei sistemi convenzionali (non stiamo perciò parlando dell’evoluzione di un singolo componente ma della costruzione attraverso tecnologie esistenti di ‘reti di calcolatori’ con miliardi di Cpu al loro interno) grazie ai quali diventa più facile simulare via software un cervello umano: a livello europeo ci sono diversi progetti di ricerca in corso, uno di questi riguarda l’utilizzo di queste ‘reti di calcolatori’ per la mappatura dell’intero cervello umano per poterlo poi replicare via software. “Se conoscessimo esattamente come sono fatti i neuroni e qual è la loro esatta composizione in un dato istante, potremmo fare la fotografia della memoria del cervello umano e trasferirla con tutti i suoi ricordi, conoscenze, esperienze, abilità, ecc. dentro un cervello artificiale (che rispetto a quello umano ha un vantaggio: la sua facilissima replicabilità)”, sostiene Castelli. “Concettualmente si aprirebbero nuovi scenari del Machine Learning: tutte le esperienze, ricordi, conoscenze potrebbero essere caricate in un’unica macchina che assomma l’intelligenza collettiva, perché no, dell’intera umanità. Tralasciando gli aspetti etici di questi scenari, dal punto di vista biologico resta ancora da capire se una fotografia statica del cervello umano possa poi realmente funzionare correttamente su un software o meno”.

Diverso è invece il tema del transumanesimo [movimento culturale che sostiene l’uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare quegli aspetti della condizione umana che sono considerati indesiderabili, come la malattia e l’invecchiamento, in vista anche di una possibile trasformazione post umana – ndr] e di quanto possa spingersi oltre la capacità di far interagire neuroni artificiali attraverso nano tecnologie con neuroni biologici del cervello umano: “Qui si aprono ovviamente questioni etiche molto delicate; fino a che punto un neurone artificiale può ‘affiancare’ un neurone biologico e fino a che punto può sostituirsi ad esso interferendo nell’esperienza sensoriale fisica dell’essere umano – basti pensare ai 5 sensi – sostituendola con una esperienza virtuale?”, si chiede chiudendo la sua analisi Castelli.

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