“Dopo consolidamento e virtualizzazione – ricorda Alberto Degradi, Leader Data Center e Enterprise Networking di Cisco – oggi le infrastrutture devono traguardare ulteriori livelli di agilità per sostenere i futuri trend della trasformazione digitale e, in particolare, dell’Internet of Things e rispondere puntualmente alle richieste delle Lob”.
Se lo scenario auspicato punta dritto all’Hybrid It (“un mix di cloud privato per applicazioni mission critical e pubblico per workload dinamici”,dice il manager), Degradi sottolinea gli ostacoli dovuti alla connettività: “Per supportare le esigenze delle Pmi italiane di accedere al cloud – dichiara -, le infrastrutture di comunicazione digitale vanno potenziate capillarmente sul territorio. L’avvento di smartphone e tablet (soprattutto con l’introduzione delle reti 4G e in prospettiva 5G) ha parzialmente dirottato il traffico dalle dorsali fisse alle reti mobili, mentre le narrowband [rete wireless a lungo raggio con bassa larghezza di banda, che fornisce connettività digitale ad alta affidabilità e convenienza, ndr], possono offrire un’alternativa per supportare le comunicazioni IoT, ma non è sufficiente”.
Secondo Degradi, comunque, siamo sulla strada giusta: governo e aziende riconoscono la digitalizzazione come game changer e stanno investendo sulla tecnologia abilitante. “Le imprese – afferma – sono consapevoli della necessità di muovere verso un modello software-defined. Oggi le performance applicative sono il vero termometro circa lo stato di salute dell’It e la nostra architettura Aci (Application Centric Infrastructure) permette di programmare le risorse di networking, computing e storage all’interno del datacenter per soddisfare le esigenze delle singole applicazioni”.
In dettaglio, Aci è un’architettura olistica per ambienti fisici, virtuali e cloud, con automazione centralizzata e profili delle applicazioni definiti su policy. L’Application Policy Infrastructure Controller (Apic) fornisce una vista centralizzata sugli asset dell’intera infrastruttura ed elabora un health score su cui tarare gli interventi per ottimizzare le performance software. Tra le caratteristiche principali, supporta la distribuzione dinamica delle applicazioni tra risorse fisiche e virtuali, è basato su Api / standard aperti per l’integrazione di servizi Layer 4-7 e si interfaccia con i sistemi di gestione VMware, Microsoft e Openstack.
“Il nuovo approccio architetturale – suggerisce Degradi – offre una vista unica sullo stato del datacenter in base alle performance delle applicazioni. Automatizzando il provisioning applicativo, riduce i costi e semplifica il lavoro degli amministratori di rete, ma [abilitando una governance centralizzata, ndr] implica l’abbattimento dei silos organizzativi all’interno del team It [responsabili di rete, delle applicazioni, della sicurezza, del cloud, ndr], che devono essere più collaborativi. È un messaggio che stiamo cercando di trasmettere ai clienti attraverso i nostri partner. Anche per noi è un momento di trasformazione perché cambiamo interlocutore tipico: non più soltanto le persone del networking, ma anche chi si occupa di applicazioni”.
In chiusura di intervista, Degradi parla delle novità Cisco: focus sull’iperconvergenza, con il lancio recente del sistema HyperFlex, che combina funzionalità flessibili, adattive e indipendenti di computing, network e storage, con setup plug-n-play di qualche minuto, e su applicazioni di fog computing, che trasferiscono l’intelligenza elaborativa molto vicino ai sensori IoT, così da trasmettere al cloud solo informazioni selezionate, alleggerendo il traffico sulle reti e i volumi di dati da trasmettere e archiviare.