L’intervista con Alberto Brera, Country Manager Italy di Stormshield, realtà del gruppo Airbus specializzata in It Security, è stata l’occasione per riflettere su come gli utenti, e i loro comportamenti distratti o scorretti, rappresentino spesso una forte vulnerabilità per le aziende e per cercare di capire quale sia la strategia più efficace in risposta al problema.
La formazione ha certamente un ruolo rilevante : “Alcuni dei malware più dannosi si insediano nei sistemi in modo tutt’altro che sofisticato, grazie alla leggerezza e alla mancanza di esperienza di dipendenti che aprono allegati di dubbia provenienza ed eseguono programmi trovati sul web”, spiega Brera, che segnala come oltretutto, anche gli utenti più attenti, rischino di essere ingannati facilmente da attacchi ormai personalizzati sulle abitudini della vittima (è difficile evitare un’e-mail di phishing coerente con azioni effettivamente eseguite dall’utente o in linea coi suoi interessi). E tuttavia il manager mette in guardia le imprese: “La formazione e l’informazione sono fondamentali, ma non bastano; altrettanto importante – soprattutto in realtà che non sono di estrazione tecnologica o informatica, dove c’è meno preparazione sul tema e dunque è più difficile istruire le persone – è trovare tecnologie volte ad assicurarsi che agli utenti, compresi quelli con intenzioni deliberatamente fraudolente, vengano posti dei limiti nell’utilizzo dei dati sensibili”. Secondo Brera servono meccanismi tecnici capaci di imporre policy di sicurezza quali la cifratura dei dati, l'accesso selettivo alle periferiche rimovibili e l'adattamento automatico delle policy stesse al contesto d’uso del sistema; il manager si sofferma in particolare su quest’ultimo aspetto sottolineando come la diffusione della mobilità abbia reso di primaria importanza dotarsi di soluzioni “adattive”: “L'ambito in cui oggi un utente lavora, cambia continuamente; ci si connette quotidianamente a reti diverse – dell’ufficio, di casa, del treno o dell’albergo – e non si può avere la certezza che questi ambienti siano controllati: le policy di sicurezza devono essere auto-adattanti, ovvero in grado di reagire diversamente in base ai contesti e limitare maggiormente l’utente man mano che si sposta verso ambienti meno sicuri”; viceversa, la possibilità di concedere più libertà laddove sussistano le condizioni per farlo è fondamentale per garantire un'alta user experience, elemento da cui spesso dipende il tasso di adozione delle soluzioni stesse.
“Le piattaforme di Endpoint Security e di Data Security di Stormshield – conclude Brera – si propongono di raggiungere questo obiettivo creando ambienti di lavoro, anche geograficamente distribuiti, dove lo scambio di dati, messaggi e accessi alle risorse aziendali è strettamente subordinato a una policy di sicurezza centralizzata, in grado appunto di gestire questo tipo di adattabilità ai contesti”.