Genova – Con sede principale nel capoluogo ligure e centri distaccati presso 11 Università italiane (più due presso il MIT e la Harvard University di Boston), l’IIT occupa circa 1.450 persone, per il 90% attive nell’area scientifica. Il 45% di questa comunità viene dall’estero: per il 29% si tratta di stranieri, ma il restante 16%, cioè circa 180 persone, è dato da italiani rientrati in patria: un fatto in netta controtendenza rispetto alla ‘fuga di cervelli’ che affligge la nostra ricerca e indicativo della validità del progetto IIT. Lo stesso vale per l’uso delle risorse economiche: dei 96 milioni di euro ricevuti dallo Stato nel 2015 (un po’ limati dalla ‘spending review’ rispetto ai 100 annui stabiliti dal decreto istitutivo) l’85% è andato alle attività tecnico-scientifiche. A questi 81 milioni se ne sono aggiunti circa 25 acquisiti da finanziamenti esterni, accordi di ricerca congiunta e contributi ‘in natura’, come macchine e materiali.
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LA RICERCA – Ptc e IIT, insieme per la robotica umanoide |
Con questi mezzi, la Fondazione ad oggi ha prodotto quasi 7.000 pubblicazioni, lavorato su 130 programmi europei e ricevuto 11 riconoscimenti da parte dell’European Research Council. Ma è soprattutto l’indice FWCI (Field Weighted Citation Impact, una metrica basata sul downloading delle pubblicazioni calibrato per aree d’interesse) che indica il livello dell’Istituto. Con un indice di 2,06 (per dare un’idea, il MIT di Boston ha un indice di 2,44 mentre il CNR si ferma a 1,51) l’IIT è di larga misura il più quotato ente di ricerca italiano. Solo l’Istituto Nazionale di AstroFisica, con un indice di quasi 2, vi si avvicina. Insomma, nella migliore tradizione ligure, si tratta di soldi ben spesi.