BARCELLONA – Come ripetuto al VMworld 2016 di Barcellona, lo shift verso il cloud, pubblico in particolare, è inevitabile e servono tecnologie per connettere e gestire ambienti multi-cloud.
Ma come cambia il ruolo di VMware, specialista della virtualizzazione interna al data center, nel nuovo scenario? “Da oltre un anno ci interroghiamo su come posizionarci nel cloud – ha raccontato alla stampa italiana Maurizio Carli, Executive Vice President Worldwide Sales di VMware, in occasione dell’evento spagnolo -. Oggi qualsiasi cliente, indipendentemente da dimensione e industry, ha messo in discussione i modelli aziendali contemplando il cloud. VMware prevede una strategia a due livelli. Il primo caso contempla il ricorso alla piattaforma di cloud management vRealize Automation unitamente alla soluzione di networking Nsx (che permette di connettere qualsiasi nuvola scelta dal cliente sul cloud pubblico, ottenere vista olistica sugli ambienti It e migrare le virtual machine con funzionalità di sicurezza embeddate). L’altra via, invece, prevede le partnership con i big provider perché mettano a disposizione dei clienti sulla propria nuvola l’intero stack VMware per il Sddc (i software vSphere, Virtual San e Nsx per la virtualizzazione rispettivamente di server, storage e reti, insieme a vRealize per la gestione automatizzata). Rientrano in questa strategia gli accordi con Ibm SoftLayer (marzo) e Aws (ottobre), con una sostanziale differenza nel modello di go-to-market: nel caso di Big Blue, è il provider a vendere il servizio, mentre con Amazon, è la stessa VMware che riconosce al partner una fee per l’infrastruttura d’appoggio.
Un’advisory end-to-end
Rimanendo sul tema, nel corso di un’intervista esclusiva con ZeroUno, Enrico Boverino, Sr Manager Advisory Services South Europe, Middle East and Africa di VMware, ha insistito sull’importanza dell’approccio cross-cloud che permette di traguardare la vera sfida, “spostando facilmente un layer applicativo da un data center a un altro oppure dal cloud privato al pubblico”.
Il momento è disruptive, perché vede la trasformazione del modo di fare e gestire l’It. Ma come stanno cambiando l’It interno e le relazioni tra team tecnici e business? “Oggi i Sistemi Informativi non possono decidere percorsi infrastrutturali a prescindere dalle esigenze degli sviluppatori e del business – ha spiegato Boverino -. Il team di advisory, che fornisce consulenza ai clienti per i percorsi di digital transformation, è stato creato anche per riunire al tavolo i diversi stakeholder aziendali: il Cio con i C-level più stretti (Cmo, Cdo ecc.), ma anche gli applicativi, per unire le diverse prospettive e tracciare una traiettoria condivisa verso l’evoluzione infrastrutturale, sia sotto la prospettiva del Software-Defined Data Center sia in ottica di Enterprise Mobility con le soluzioni Airwatch [lo specialista dell’Emm acquisito da VMware nel 2014, ndr]”. A questo proposito, tra i settori che più possono trovare beneficio dall’offerta end-to-end proposta dal vendor, per il controllo sugli end-point e la gestione cross-cloud, Boverini cita le banche, sulla spinta della omnicanalità, e il Manufacturing sotto l’impulso dell’IoT (“si tratta sempre di progetti fondati sulla gestione dei dispositivi e sui workload analitici”).
Un’ultima nota lasciata da Boverini, è il commento sulla nuova “Dell Federation” che sicuramente amplia la capacità di VMware di proporsi con un’offerta tecnologica e consulenziale completa, che spazia dall’hardware Dell / Emc all’Enterprise Mobility allo sviluppo con il PaaS di Pivotal.