Otto manager su dieci citano la sicurezza quale loro preoccupazione maggiore quando si tratta di memorizzare i dati in cloud, è quanto emerge da uno studio commissionato da Teradata (fornitore di soluzioni per analytics) a Rsi Corporation che ha coinvolto nove nazioni – Australia, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti, India, Spagna e Russia – intervistando per ciascun Paese 100 manager di diverse funzioni occupati in aziende appartenenti a vari settori.
Eppure sono sempre più i dati critici memorizzati in cloud e si stima che entro il 2019 oltre la metà dei dati relativi a IT (56%), clienti (53%) e finanza (51%) risiederà sulla nuvola.
Nello specifico, il 40% degli intervistati afferma che la sicurezza in generale è un rischio, mentre il 25% di loro ritiene che l’adozione dei dati in cloud si tradurrà in ulteriori violazioni della sicurezza oppure (per un quarto del campione) in mancanza di controllo.
In particolare, dallo studio emerge che al momento, I dati legali sono archiviati per la maggior parte su server fisici, e solo il 27% delle imprese intervistate conta di spostare i propri dati legali in cloud nei prossimi due anni.
Per quanto riguarda i diversi settori industriali si nota che il Telco sta facendo lo sforzo maggiore con il cloud, e anche il le divisioni Marketing/Communication si muovono in questa direzione; a livello di funzione: il 48% dei reparti marketing e comunicazione delle aziende intervistate aumenterà il volume di dati memorizzati in cloud entro il 2019.
Per quanto riguarda la tipologia di dati trattati: il 59% degli intervistati ha risposto che il settore sanitario sposterà i dati dei clienti nel cloud nei prossimi due anni, mentre le Utility daranno la priorità alla migrazione in cloud dell’infrastruttura IT (64%) e dei dati R&S/Engineering (52%).