Nella Silicon Valley ci sono numerosi avamposti di grandi imprese europee e molti se ne aggiungeranno. Questa indicazione conferma il riconoscimento del ruolo delle startup nelle strategie di innovazione delle corporation che sempre più assumono il modello open innovation, affidandosi appunto a startup per accelerare l’innovazione al proprio interno e guadagnare vantaggio competitivo. Per capire il fenomeno è fondamentale conoscere quante siano le imprese europee che, nella Baia di San Francisco, hanno aperto dei punti di osservazione per promuovere l’innovazione e come si stiano muovendo. È quanto ha fatto Mind the Bridge realizzando il report European corporate innovation outposts in Silicon Valley – Who is who [1], che ha individuato e analizzato la presenza di 44 grandi aziende europee, oltre il 50% delle quali arrivate nella Baia dopo il 2010 e un terzo negli ultimi 3 anni, con segnali che indicano nuovi sbarchi durante l’anno in corso.
Il report, definito dagli autori un work in progress, fotografa la situazione attuale e indica le principali aziende presenti, i Paesi di provenienza e i settori, analizzando la tipologia di presenza e i modelli di open innovation di riferimento.
La Germania e la Francia, che nel loro insieme contano il 64% degli insediamenti, sono le nazioni europee più rappresentate con 15 punti di osservazione (34%) per la prima e 13 (30%) per la seconda. La Gran Bretagna è terza con 5 avamposti; seguono altre 11 imprese con 2 avamposti per ciascun Paese (Italia, Spagna, Svezia, Svizzera, Paesi Bassi), mentre la Finlandia ne ha solo 1 (figura 1).
Gli avamposti delle aziende italiane sono Enel e Luxottica. La prima, come altre aziende del settore energetico, è presente con un piccolo team per fare scouting di innovazione strategica e di tecnologia. Si tratta di un Innovation Hub, che funge da punto di contatto fra le migliori start up delle Silicon Valley e la casa madre.
Luxottica ha invece da tempo un presidio strutturato, legato anche alla presenza sul mercato statunitense, con l’obiettivo di identificare, incubare e connettere con l’azienda le tecnologie più innovative.
In termini di settori, l’automotive è il più rappresentato con 8 presenze (19% del totale), seguito dal settore Telco e banche e assicurazioni, con 7 imprese ciascuno (16%), dall’energia con 5 aziende rappresentate (11%). Altri settori, presenti con 2-3 punti di osservazione rispettivamente, sono il settore scientifico/farmaceutico/chimico, il software, la consulenza (figura 2).
Figura 2 – Presenza degli avamposti delle imprese europee per settore – Fonte: Mind the Bridge
Le ragioni di un avamposto nella Valley
Secondo il report, con la creazione di un proprio punto di osservazione nella Valley, le imprese europee puntano a interpretare i principali trend tecnologici internazionali, fare scouting di tecnologie, investire in startup avanzate, realizzare con loro partnership strategiche. Alla base c’è l’idea di accelerare l’innovazione al proprio interno realizzando partnership con le startup tecnologiche o acquisendole, un’impostazione che sta sempre più prendendo piede anche fra le principali aziende europee. La necessità di una presenza strutturata nasce anche dal tentativo di far parte di quella fitta rete di rapporti, alla base del successo della Silicon Valley, obiettivo difficilmente realizzabile restando osservatori esterni al di qua dell’Oceano.
I principali risultati attesi da un avamposto tecnologico sono, secondo le indicazioni del Report:
- supportare e accelerare l’innovazione aziendale ripensando la customer experience;
- migliorare l’efficienza operativa;
- sperimentare nuovi modelli di business e nuove tecnologie;
- identificare tendenze e idee cross-business che non possono essere attuate da una singola business unit;
- individuare startup e aziende innovative su cui investire o da acquisire, con l’obiettivo di generare ritorni finanziari e valore per l’impresa.
Questi risultati possono essere perseguiti con diverse modalità, che il Report ha classificato secondo quattro tipologie di presenza degli avamposti per l’innovazione che vanno dalla forma più leggera di “antenna”, per annusare le tendenze tecnologiche e/o di uffici di Corporate Venture Capital (CVC) focalizzati su investimenti e acquisizioni, fino agli “innovation lab” e alle forme più strutturate che prevedono la creazione di centri di ricerca e sviluppo. Anche il numero di persone coinvolte varia: da due o tre persone in un co-working, in caso di digital antenna, fino a un gruppo di 10-25 persone per l’innovation lab e a team di 50-100 persone in caso di R&D, che spesso prevede gruppi dedicati a ricerche verticali.
L’esperienza Mind the Bridge mette in luce che se i team sono ben integrati e stabili e se il committment del top management è chiaro e forte, seguono quasi sempre, anche con una presenza leggera, risultati concreti (in termini di co-sviluppo, lancio di progetti pilota, contratti, investimenti, acquisizioni…). È questa la soluzione scelta da metà delle imprese (20, ossia il 46% del totale) che ha optato per la Corporate Innovation Antenna (11 imprese) e/o di CVC Office (9 imprese), mentre il 55% delle aziende ha scelto una presenza più strutturata: 16 imprese (36%) hanno la forma di Corporate Innovation Lab; 8 (18%) come parte di R&D Center (figura 3).
Al di là della loro forma e delle loro dimensioni, gli avamposti per l’innovazione, hanno successo o falliscono soprattutto sulla base dell’allineamento con gli obiettivi dei loro corporate headquarter e, in particolare, con le business unit che si suppone siano dedicate a integrare l’innovazione proveniente dallo scouting locale.
[1] Nello studio sono state prese in considerazione solo grandi imprese con più di 1000 dipendenti e HQ in Europa, con una presenza di un team e, spesso, di una sede fisica nell’area della Baia di San Francisco per realizzare e supportare attività di tecnology scouting, open innovation, investimenti e acquisizioni di startup.
Chi è Mind The BridgeL’organizzazione, nata nel 2007 per connettere il mondo delle startup europee con la Silicon Valley, con l’obiettivo di incentivarne e sostenerne lo sviluppo grazie al contatto con un ecosistema favorevole, sta sempre più spostando il focus della sua attività. Inizialmente orientata soprattutto agli strumenti per far crescere le startup, in primis la raccolta di finanziamenti, si è spostata sulla creazione di partnership fra startup tecnologiche e imprese. Grazie alla sua attività, Mind the Bridge è stata scelta dalla Commissione Europea per guidare Startup Europe Partnership (SEP), la piattaforma europea per la open innovation, creata per connettere le startup e le imprese. Fra le attività di Mind The Bridge, segnaliamo l’iniziativa “Startup Europe Comes to Silicon Valley” (SEC2SV), parte integrante del programma SEP, che prevede l’organizzazione di una settimana di intensa attività in Silicon Valley rivolte a selezionate startup europee mature (scaleup), grandi imprese e policy maker. |