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Generazione Z, quanto sono preparati e che lavoro faranno i post Millennials

Preparato, desideroso di mettere a frutto le proprie competenze, caratterizzato da una grande volontà di impegnarsi in formazione continua, sono alcuni tratti che delineano l’identikit del giovane laureato che si sta affacciando al mondo del lavoro. È quanto emerge da una ricerca condotta da Accenture Strategy che si è svolta in diversi Paesi, tra cui l’Italia in cui ha coinvolto mille persone

Pubblicato il 13 Giu 2017

Foto di giovani

La generazione nata nell’ultima decade del secolo scorso – i laureati del 2017, la cosiddetta Generazione Z GenZ – vuole entrare nel mondo del lavoro preparata.

Lo ha rilevato la ricerca di Accenture Strategy sulla workforce del futuro condotta in diversi Paesi tra cui l’Italia, dove sono statei coinvolte circa mille persone. L’87% degli intervistati italiani, in particolare, considera le opportunità occupazionali prima di scegliere il percorso universitario e la maggioranza ritiene che, per trovare il primo impiego, acquisire competenze pratiche attraverso un’esperienza lavorativa durante il percorso universitario, conti più della laurea.

Tre giovani su quattro concordano che la loro formazione durante gli studi è stata utile per prepararli al mercato del lavoro. Ma sono consapevoli che si tratta solo di un punto di partenza: i laureati guardano infatti al datore di lavoro come a un partner per la loro crescita e l’86% dei nuovi laureati si aspetta che il loro primo datore di lavoro offra training formativi.

Le grandi aziende sono attrattive per la GenZ. Alla domanda del posto preferito in cui lavorare dopo l’università, i nuovi laureati rispondono in prevalenza nelle grandi aziende (29%). Questo è in linea con le evidenze emerse anche negli altri paesi oggetto dell’indagine (23%) ed è interessante notare che negli Stati Uniti – in cui la ricerca è stata condotta per il quinto anno consecutivo – si è arrestato il trend che vedeva le generazioni precedenti preferire avviare la propria esperienza lavorativa in realtà più piccole e con una cultura da startup.

A questo approccio pragmatico che guarda alle grandi aziende e alla volontà di avere un percorso lavorativo stimolante, caratterizzato da formazione ed esperienza internazionale, i giovani laureati combinano la capacità di portare ai loro futuri datori di lavoro un potenziale salto in avanti in termini di competenze e mindset digitali.

I nuovi laureati in Italia dimostrano di essere flessibili: l’83% considera di accettare tirocinio non retribuito dopo la laurea in caso non sia disponibile un lavoro a pagamento e l’82% è disposto a trasferirsi per un’offerta di lavoro. A questa flessibilità fa fronte però una elevata aspettativa nei confronti del futuro datore di lavoro: i nuovi laureati hanno grande ambizione e cercano un’esperienza professionale coinvolgente che sia in grado di valorizzare il loro percorso di studi. La Gen Z che si affaccia al mondo del lavoro mostra anche di essere fedele: il 59% dei nuovi laureati dichiara infatti di voler rimanere con il loro primo datore di lavoro per 3 o più anni.

I nuovi laureati considerano anche la percezione pubblica delle aziende come discriminante nella decisione di lavorare per quel datore di lavoro. La Gen Z si aspetta inoltre flessibilità, uno stipendio adeguato e la possibilità di mettere a frutto le loro competenze, elemento in cima alle loro preoccupazioni. Molti nuovi laureati del 2017 vedono infatti loro predecessori lamentare di fare un lavoro per cui non è richiesta la loro laurea (61% dei laureati 2015/2016 in Italia).

Una volta entrati nel mondo del lavoro, una grande maggioranza dei neolaureati in Italia (83%) avrà già completato uno stage o apprendistato, dimostrando di apprezzare la possibilità di applicare in modo pratico le proprie competenze e capacità, prima di intraprendere la carriera. È interessante notare che l’85% dei laureati recenti (2015/2016) ha trasformato questa esperienza formativa e temporanea in un lavoro.

Sul luogo di lavoro, i giovani laureati italiani sono positivi nei confronti dell’Intelligenza Artificiale (AI) e di altre tecnologie avanzate, perché ritengono che possano migliore la loro esperienza professionale (70% dei rispondenti). Più di due terzi dei nuovi laureati in Italia dichiara di aver intrapreso corsi di formazione dedicati a digitale, alla programmazione e all’informatica più in generale e il 65% degli studenti italiani, ritiene di aver ricevuto una formazione adeguata per essere preparati a lavorare in modalità digitale.

Se i giovani laureati, nativi digitali, sono positivi nei confronti delle nuove tecnologie, allo stesso tempo ritengono che comunicazione (39%), problem solving (36%) e capacità organizzative (31%) siano le prime skill per essere attrattivi nei confronti dei datori di lavoro. Importante è anche il valore della relazione umana: il 39% dei nuovi laureati dichiara di preferire le interazioni faccia a faccia con i colleghi, mentre gli strumenti di comunicazione web sono al secondo posto (18%).

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