Da un lato un sistema sanitario appesantito che procede lentamente nella strada dell’innovazione, come un elefante; dall’altro pazienti, cittadini e medici che si muovono in modo dinamico ma poco organico, “a salti”, come gazzelle. Questo il quadro emerso dal Report dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano relativo a quanto è accaduto in Italia nel 2016 (intervistati manager di Ministero della Salute, Regioni, Direzioni Strategiche e CIO di strutture socio-sanitarie italiane, medici, cittadini e associazioni di pazienti), così come l’ha raccontato Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio: “Se è vero che il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) ha intrapreso un percorso ormai identificato e tracciato, dall’altro, il passo con cui procede in questo percorso, ci appare rallentato da una serie di vincoli: potremmo paragonare l’SSN a un elefante, potente ma affaticato dagli enormi fardelli che deve muovere”, spiega Corso che quindi a questa immagine oppone quella di operatori sanitari, cittadini e pazienti, che si muovono decisi verso il mondo digitale cercando servizi on line, applicazioni, strumenti di condivisione e comunicazione, ma che, mancando un frame coerente in cui questa ricerca possa incanalarsi, “procedono in modo sicuramente dinamico ma spesso confuso, in un contesto non chiaro né privo di possibili difficoltà, avanzando ‘a salti’, come gazzelle’”.
Rimandiamo all’articolo Patto per la Sanità digitale: mancano risorse adeguate l’approfondimento sui motivi che rendono lento il SSN e concentriamoci qui sul modo in cui operatori sanitari, cittadini e pazienti stanno muovendosi.
Cittadini in rete
I cittadini sono sempre più attivi e proattivi nella gestione della propria salute e sfruttano la digitalizzazione per cercare informazioni su internet (figura 1) e per fruire di servizi al cittadino (figura 2), azione svolta secondo la ricerca almeno una volta dal 51% degli italiani, dato in crescita rispetto all’anno scorso. Se si considera che solo il 66% dei cittadini ha usufruito di prestazioni sanitarie, le percentuali della figura 2 senza dubbio testimoniano una penetrazione significativa del digitale nella modalità di relazione con il servizio sanitario. Da notare anche le basse percentuali di chi non ha usato questi servizi perché incapace di farlo: “Le nuove soluzioni sono assolutamente accessibili, user-friendly – commenta Emanuele Lettieri, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio – Possiamo dire con grande serenità ed evidenza che non c’è più timore verso il digitale”.
Sempre più frequente anche l’uso di app per monitorare lo stile di vita (soprattutto quelle dedicate ad allenamenti sportivi e conteggio passi, usate dal 13% dei cittadini) sebbene decresca l’interesse nei confronti delle app in generale da parte di chi ancora non le utilizza; il problema è probabilmente legato alla precisione che spesso manca a questi strumenti rendendoli inadatti a usi più strettamente medici: gran parte delle app non sono certificate e il 70% del campione non le ritiene sufficientemente affidabili per queste tipologie di utilizzo.
Attenzione da parte delle associazioni dei pazienti
Come fa notare Eugenio Santoro, Responsabile Laboratorio Informatica Medica, IRCCS Istituto Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” (l’Istituto ha collaborato alla stesura del Report), questo stesso limite è rilevato dalle associazioni per i pazienti, che tuttavia vedono proprio in app e wearable di carattere medico (più di quelle finalizzate a benessere, sport, alimentazione) l’opportunità più importante: “Le applicazioni che secondo le associazioni sarebbe più utile sviluppare nel futuro e su cui il mercato dovrebbe concentrarsi sono quelle per prenotare esami o leggere referti, per l’aderenza alla terapia, entrambe segnalate dal 70% dei rispondenti, o per il monitoraggio dei parametri vitali”.
Come mostra la figura 3, le innovazioni considerate di maggior impatto sull’assistenza medica e sulla salute sono tuttavia considerate ad oggi, più ancora che le app, social network (per comunicare e creare reti fra pazienti) e servizi di Telemedicina.
Medici che sfruttano WhatsApp
Anche i medici appaiono sempre più aperti al digitale; in particolare da segnalare l’aumento di quelli che comunicano e condividono documenti e immagini con il paziente attraverso canali consumer: WhatsApp è usato dal 53% dei Medici di Medicina Generale (altri dettagli sul suo utilizzo nella figura 4); il dato è estremamente significativo: “I medici – dice Chiara Sgarbossa, Direttore dell’Osservatorio – abituati a usarlo nella loro quotidianità, tendono in modo abbastanza naturale a sfruttarlo anche nell’ambito professionale, spinti dalla possibilità di interagire in modo più efficace e semplice col paziente, magari evitandogli una visita.
Dobbiamo però stare molto attenti: questi strumenti non offrono garanzie sul piano della sicurezza”; come segnala la ricerca, c’è infatti una pericolosa inconsapevolezza dei rischi legati all’invio di documenti sensibili tramite questi canali; lo testimonia il fatto che solo il 2% dei pazienti teme che i dati non siano sufficientemente protetti.