A distanza di circa sei mesi dall’annuncio della definitiva acquisizione di PeopleSoft da parte di Oracle (http://www.oracle.it/), l’ennesima maxi fusione in campo software, la sensazione che si evince analizzando le indicazioni degli esperti di settore è quella di un “work in progress” programmato che risponde all’obiettivo di fondo di un consolidamento necessario per rispondere adeguatamente alla maturità del mercato.
Meta Group (http://www.metagroup.com/, oggi Gartner), per esempio, ha interpretato i recenti fatti rimarcando come la concentrazione dell’offerta nelle mani di pochi attori potrebbe anche portare a una discesa dei prezzi delle applicazioni pacchettizzate nonostante siano minoritarie le aziende oggi disposte a investire in corpose suite e imperante per Cio e It manager l’ottimizzazione e la valorizzazione dell’esistente. Un secondo tema oggi assai d’attualità, alla luce di eventuali e ipotizzate contrazioni ulteriori della domanda nei prossimi tre anni, riguarda la correlazione tra diminuzione in atto del numero dei vendor Erp sul mercato e la conseguente possibile riduzione delle alternative praticabili per chi necessita di nuove applicazioni. Vincerà, in tal senso, chi avrà maggiori disponibilità da spendere in termini di ricerca e sviluppo tecnologico o chi si sceglierà i partner più qualificati quanto a competenze e presenza sul mercato?
Dopo due anni di sofferenza, gli attuali numeri in gioco che Idc (http://www.idc.com/) attribuisce al mercato Erp mondiale (circa 27 miliardi di dollari nel 2004 e 37 miliardi previsti entro il 2008) costituiscono del resto un business irrinunciabile per chi rivendica un ruolo di “best player” nell’arena del software enterprise. Dando per assodata la tendenza a privilegiare soluzioni applicative integrate (anche open source) per far evolvere sistemi legacy e proprietari, il problema, come hanno puntualizzato vari analisti, è quello di capire come si divideranno la torta i grandi attori internazionali. Nel 2003 i primi 10 vendor coprivano il 46% della domanda mondiale e la tendenza dice che questo valore potrà solo salire: per i piccoli rimarranno a disposizione dunque solo le briciole?
Rispondendo a tale domanda ma focalizzandosi nello specifico del mercato italiano, NetConsulting ) ha fotografato una situazione che non potrà non essere condizionata da processi di concentrazione tra grandi operatori ancora più marcati nei prossimi 18 mesi. Per il software gestionale di fascia alta in Italia è lecito parlare di un fenomeno di ri-aggregazione per grandi sistemi che ruota intorno a quattro principali operatori (Sap, Ibm, Oracle e Microsoft) e che potrebbe creare difficoltà ai fornitori locali, forti comunque della presenza capillare sul territorio di competenza. L’indubbia maggiore penetrazione nel tessuto aziendale di Oracle in virtù della scalata a PeopleSoft non porterà, secondo NetConsulting, a grandi fenomeni contrari di migrazione verso piattaforme applicative di altri fornitori; determinanti, invece, per Oracle e per gli stessi suoi competitor, saranno le policy di partnership e la capacità di presentare alle aziende un’offerta più completa e integrata rispetto al passato.
Italia: esigenze, prospettive ed evoluzione dell’offerta
Antonio Capparelli, Associate Director in Gartner, ha fotografato per ZeroUno lo scenario presente e futuro del mercato delle business application (con l’Erp naturale piattaforma di riferimento) in Italia, arena nella quale operano oggi circa 80 vendor fra realtà internazionali e software house locali, rimarcando innanzitutto la sostanziale differenza in fatto di approccio fra aziende piccole, medie (fino a 500 addetti) e grandi.
Antonio Capparelli, Associate Director in Gartner
“Gli aspetti di business e le esigenze di base di queste imprese – ha spiegato infatti Capparelli – sono molto diverse, sia in termini di razionalizzazione delle risorse che di maggiore competitività sul mercato. Altrettanto eterogeneo è il quadro dei livelli di maturità verso le nuove tecnologie, così che la presenza strutturata o meno di applicazioni gestionali in azienda è lo specchio di questa situazione. Non deve stupire quindi il fatto che, pur crescendo in fatto di consapevolezza verso la strategicità di un sistema Erp esteso, la media impresa italiana abbia ancora molta strada da fare sotto l’aspetto dell’integrazione e dell’estensione del proprio ambiente informativo con soluzioni di Crm e Scm”.
Se questo è il primo strato dell’analisi qualitativa effettuata da Gartner, le osservazioni compiute sotto l’aspetto quantitativo mettono in evidenza un mercato che nel 2005 dovrebbe prendere una svolta positiva. “Il 2004 – ha precisato Capparelli – non è stato certo entusiasmante pur se migliore del 2003: licenze software e canoni di aggiornamento hanno registrato crescita zero, vuoi anche perché l’esito incerto della scalata Oracle a PeopleSoft ha condizionato determinate scelte di investimento. Quest’anno, in un clima prospettico di ripresa economica generale, le sensazioni sono buone alla luce di vari fattori convergenti fra loro, quali la copertura di nuovi segmenti di mercato, l’estensione dell’esistente, la domanda inespressa della fascia media e l’impulso ad investire di industry verticali emergenti”. Uno scenario potenziale che ben promette, sembra di capire, ma che deve superare in ogni caso lo scoglio di progetti spesso e volentieri articolati nel breve termine e di competenze ancora limitate per quanto riguarda la fascia medio bassa delle imprese ma che può contare, secondo Gartner, su “abilitatori strategici” quali un’offerta più mirata alle esigenze di gestione e la maggiore percezione del fattore integrazione.
Analizzando invece il fenomeno Erp nel suo complesso dal lato dell’offerta, il quadro che si sta delineando “rispecchia la tendenza – ha proseguito Capparelli – a una concentrazione delle suite applicative nelle mani di pochi vendor molto grandi, alla continuità di operatori focalizzati su segmenti verticali o geografici e alla possibile crisi di identità di altri né troppo grandi né troppo specializzati. Il fenomeno delle acquisizioni, è bene ricordarlo, non riguarda solo Oracle e PeopleSoft ma si estende anche alla fascia medio bassa, vedi fra tutte la fusione fra Esa Software e Sorma, e non deve stupire in tal senso come il numero di fornitori locali di soluzioni gestionali con volume d’affari compreso fra i 10 e 50 milioni di euro di fatturato sia sceso in modo drastico negli ultimi 18-24 mesi”.
Gli effetti della fusione Oracle-PeopleSoft e l’importanza dell’integrazione
Introdotto il tema legato all’operazione Oracle, ZeroUno ha voluto approfondire attraverso la vision di Gartner come potrebbe cambiare l’atteggiamento delle aziende utenti dopo l’annuncio della road map delle piattaforme che in futuro convergeranno in Project Fusion e quali i fronti sui quali è lecito aspettarsi la vera sfida fra i principali vendor di business applications. “L’approccio delle aziende – questa la sensazione di Capparelli – sarà sempre più orientato verso fornitori capaci di garantire coerenza e continuità nel tempo in termini di offerta: nel caso specifico credo che gli utenti delle applicazioni che un tempo erano di Jd Edwards abbiano già superato le problematiche del passaggio di proprietà e che, in linea generale, il parco installato possa sentirsi tranquillo perché garantito sulla carta da reali possibilità di sviluppo. Oracle ha il compito di garantire supporto nel tempo alle implementazioni già in essere e solo fra qualche tempo si potrà effettivamente capire se la nuova piattaforma si confermerà complementare allo sviluppo delle linee di prodotto di Jd Edwards e PeopleSoft”. Quanto ai fattori che segneranno in modo sostanziale l’evoluzione del mercato Erp in Italia, due secondo Gartner quelli cui fare particolare riferimento: il ruolo dei partner e la capacità di integrazione. “Nella fascia media e bassa dell’offerta applicativa e gestionale –ha precisato in merito Capparelli – il canale svolge un’azione strategica sulle aziende perché è il vero braccio implementativo di un progetto, il primo gestore delle attività di maintenance dell’It e l’ideale provider di servizi a valore aggiunto. Il partner, se alle sue spalle è presente un’infrastruttura software adeguata, è quindi chiamato a garantire oggi la soddisfazione di un tema critico qual è l’integrazione in termini di maggiore efficienza, abilitazione di processi end to end, livelli di Tco adeguati e allineamento dell’It al business”.
Figura 1
La tavola si riferisce al mercato globale degli erp, ma è applicabile anche al mercato nazionale con i player di nicchia, le numerose software house italiane, che coprono settori, distretti o aree geografiche ben specifiche
L’analisi permanente che Gartner sta compiendo sul mercato italiano porta in definitiva a delineare uno scenario in cui lo sviluppo del fenomeno dell’Erp esteso è legato a filo doppio con il cambio di mentalità da parte delle diverse categorie di utenza: “Implementare una piattaforma applicativa – ha così concluso Capparelli – deve rispondere all’idea di un framework sul quale costruire e articolare in modo integrato l’intero sistema informativo aziendale. Si tratta di un approccio evoluto cui sono chiamati tutti, vendor e imprese di qualsiasi dimensione, e costituisce potenzialmente un driver assai sensibile per lo sviluppo organico delle business applications in azienda”.
Ibm, Sap e Microsoft: perché Oracle non fa "paura"
Quanto e come le conseguenze innescate dall’affaire Oracle-PeopleSoft si faranno sentire anche sul mercato italiano, un mercato che, come abbiamo visto, non disdegna di servirsi di software house locali e che comincia a registrare fermento anche nel campo delle applicazioni open source?
Innanzitutto ci sono le reazioni a caldo di chi osserva l’importanza di come le varie linee di business, almeno in un primo momento, continueranno a essere separate; di chi sposta l’attenzione sul processo di fusione fra le due realtà aziendali, elemento che determinerà nel medio termine criticità o nuovi fattori di successo; di chi infine osserva come molti utenti vedano nella creazione di un nuovo grande soggetto ulteriori motivi di affidabilità per la crescita delle proprie piattaforme.
Entrando nel merito delle singole strategie dei vendor che sfideranno Oracle nella fascia media e alta del mercato, si può intanto osservare come Ibm, fino a qualche tempo fa molto vicina a Peoplesoft per integrare le soluzioni Erp di quest’ultima con la propria infrastruttura middleware, sia oggi più sensibile al richiamo di Sap e non è certo un caso l’annuncio di una serie di tool tesi a migliorare le prestazioni di mySap Business Suite sulle proprie piattaforme. Oracle quindi dovrà cavarsela da sola nell’opera di integrazione tra le piattaforme JD Edwards e Peoplesoft e le proprie e nondimeno pensare a come rispondere all’esteso parco installato delle applicazioni Acg su As/400, mondo che il colosso texano non ha mai seriamente considerato e che parimenti vede molti moduli Erp di JD Edwards sviluppati nel tempo proprio per la piattaforma Os/400 e poi implementati in serie anche in qualche centinaio di aziende italiane. Sap e Microsoft Business Solutions, dal canto loro, sono più che mai attente a sparare colpi significativi proprio sul fronte delle medie aziende manifatturiere. La prima sembra aver recepito la mossa di Oracle senza “scossoni” tanto che fino a oggi è rimasta sulle sue (ma dal Sapphire 2005 potrebbero giungere input significativi in merito) confermando la propria missione di azienda software globale. La società di Redmond, più operativamente, ha annunciato anche in Italia piani dedicati (agevolazioni economiche in primis) per favorire la migrazione di utenti e partner Peoplesoft verso i propri Erp Navision e Axapta. Sap e Microsoft Business Solutions, dal canto loro, sono più che mai attente a sparare colpi significativi proprio sul fronte delle medie aziende manifatturiere e, soprattutto, hanno posto le basi, con l?annuncio di Mendocino (un nuovo prodotto software che collegherà direttamente le funzionalità di MySap Erp con gli applicativi di Office) per sviluppare con ulteriore enfasi un "percorso di partnership" che ha come oggetto la creazione di business applications in ambienti sempre più omogenei e distribuiti. Il leit motiv che ricorre da qualche tempo fra i vertici di Mbs è ormai noto: Microsoft da sempre sviluppa il proprio prodotto partendo da una logica di piattaforma sulla quale costruire e sviluppare applicazioni; Oracle persegue invece un cammino inverso e nei prossimi 12-18 mesi deve affrontare la sfida di gestire e integrare un portafoglio prodotti molto vasto e rispondere adeguatamente alle domande dei clienti che hanno investito su altre piattaforme applicative.