Ci risulta abbastanza scontato pensare ai sistemi informativi di cui ha bisogno una grande impresa multinazionale, una media o piccola industria, una banca o una compagnia di assicurazioni. Meno evidente risulta pensare a quali siano le reti connettive, l’hardware e il software adatti a garantire il funzionamento delle associazioni di categoria, organizzazioni capillarmente diffuse sul territorio, dotate di ampie autonomie locali, variamente diversificate al loro interno, eppure al tempo stesso fondate sulla volontaria scelta di condividere identità, appartenenza, scopi.
Eppure si tratta di un settore di grande ampiezza e rilevanza. Proviamo a descriverlo nelle sue linee essenziali, citando alcune delle principali associazioni.
Confagricoltura (http://www.confagricoltura.it/ ) nasce nel 1920 dalla Società degli Agricoltori Italiani (Sai, 1895), che svolgeva funzioni di organizzazione economica e di gruppo di pressione politica, e dalla Confederazione Nazionale Agraria (Cna, 1910), con funzioni di contrattazione sindacale. Rinasce dopo il ventennio fascista nel 1948. Oltre a svolgere le funzioni di natura economica, politica e sindacale, offre alle imprese agricole una vasta gamma di servizi. Rappresenta 526 mila aziende associate nelle varie forme di impresa, di cui 120 mila sono datori di lavoro.
Coldiretti (www.coldiretti.it ), associazione nata per rappresentare famiglie coltivatrici, fondata il 30 ottobre 1944, è costituita oggi da 18 Federazioni regionali, 98 Federazioni provinciali, 765 uffici di zona e 9.812 sezioni periferiche. Tra gli associati figurano oltre 568 mila imprese agricole.
Cia (http://www.cia.it/ ), fondata nel 1977 come Confederazione Italiana Coltivatori, dal 1992 ha mutato denominazione: Confederazione Italiana Agricoltori. Gli iscritti sono 880.023 così suddivisi: 613.265 coltivatori diretti e imprenditori agricoli a titolo principale, 197.415 in affitto, 69.343 coloni e mezzadri. I soci iscritti rappresentano complessivamente 1.473.784 unità lavorative.
Confindustria (http://www.confindustria.it/ ) presenta se stessa, probabilmente a ragione come “l’associazione imprenditoriale più diffusa, e più articolata al mondo”. Fondata nel 1910, è la principale organizzazione rappresentativa delle imprese manufatturiere e di servizi in Italia. Raggruppa, su base volontaria, 123.300 imprese di tutte le dimensioni per un totale di 4.768.000 addetti.
Confapi (http://confapi.org/ ), Confederazione Italiana Piccole e Medie Industrie, costituita alla fine degli anni Quaranta, conta circa 50 mila aziende associate, con un milione di addetti.
Confartigianato (http://www.confartigianato.it/ ), costituita nel 1946, rappresenta oggi più di 521.000 imprese e imprenditori appartenenti a 870 settori di attività, che organizzati in 120 associazioni territoriali, 20 Federazioni regionali, 12 Federazioni di categoria, 74 Gruppi di mestiere. Ha 1.215 sportelli territoriali e 14.000 collaboratori.
Cna (www.cna.it ), Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Industria, anch’essa fondata nel 1946, ha circa 600.000 associati, è articolata in 19 Cna Regionali e 108 Cna Provinciali. Ha 1.152 sedi, in cui operano circa 8.000 persone.
Confcommercio (www.confcommercio.it ), Confederazione Generale Italiana del Commercio, del Turismo, dei Servizi, delle Professioni e delle Pmi, fondata nel 1945, ha oltre 820.000 imprese associate.
Confesercenti (www.confesercenti.it ), fondata nel 1971, rappresenta oltre 270.000 imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dell’artigianato, dell’industria, che danno occupazione ad oltre 800.000 persone.
Lega delle Cooperative (www.legacoop.it ), opera dal 1886: allora Federazione Nazionale delle Cooperative, nel 1893 si sarebbe trasformata in Lega. Assicura lo sviluppo e il coordinamento di un movimento cooperativo assai variegato, che coinvolge oltre 7 milioni di soci.
Confcooperative (www.confcooperative.it ), Confederazione Cooperative Italiane, nasce nel 1919 per separazione dalla Lega delle Cooperative. Si articola in 22 Unioni regionali, 80 Unioni provinciali, 5 Unioni interprovinciali. Ne fanno parte 19.000 imprese, che danno lavoro a oltre 460.000 persone.
Probabile scenario
Oggi, appare evidente che i sistemi informativi risultano indispensabili al funzionamento delle associazioni.
Non a caso, ogni associazione sta vivendo una fase di cambiamento organizzativo e tecnologica, tesa a raggiungere un assetto che possiamo sintetizzare come segue:
Piattaforma in senso stretto: presidio integrato delle macchine (sistemi) e delle reti di connessione.
Gestione e sviluppo associati: la raccolta delle quote di associazione è solo il punto di partenza. Ogni area locale può restare detentrice delle informazioni relative ai propri associati, ma le informazioni debbono essere efficacemente aggregate.
Gestione e sviluppo risorse e competenze: solo così ogni persona che lavora in associazione potrà essere realmente conosciuta, e quindi valorizzata.
Gestione e sviluppo delle conoscenze: solo sulla base di una efficace gestione di dati, informazioni e conoscenze potrà essere assolto il primo compito di una associazione di categoria: la rappresentanza degli interessi degli associati di fronte alle istituzioni e all’opinione pubblica.
Gestione e sviluppo prodotti/servizi: le associazioni offrono agli associati una vasta gamma di servizi, da paghe e contributi fino a consulenza. I servizi oggi sono spesso diversi a seconda dell’area locale. Serve un “catalogo unico” dei servizi e servono strumenti per una loro precisa valorizzazione.
Business Intelligence: le informazione appartenenti ad ognuno dei succitati mondi acquisteranno veramente significato solo se incrociate l’una con l’altra.
Portale: servono accessi alle informazioni tra di loro coordinati, diversificati per attori: cittadinanza, associati, personale dell’associazione, vertici dell’associazione.
Quali sistemi informativi
Eppure, c’è una costante. In modi diversi da associazione ad associazione, i progetti marciano a rilento. Cerchiamo di vedere perché. In genere, manca all’interno dei sistemi associativi una consapevole cultura per quanto riguarda l’Information & Communication Technology. Oppure, quando la cultura c’è, si tratta di una cultura tutta interna, con scarsi legami con il mercato e con i trend dell’Ict.
Nel tempo, i sistemi informativi delle associazioni si sono sviluppati per lo più per accumulazione, al di fuori di un complessivo progetto, in assenza di una governance chiara e di un trasparente legame con le strategie.
Nei casi migliori, la volontà di rispecchiare nei sistemi informativi la propria filosofia si è tradotta in scelte sistemistiche e di software di base spesso lontane dagli standard di mercato; e nell’orientamento a sviluppare il software “in casa”, talvolta con linguaggi proprietari, quasi sempre con una scarsa documentazione.
Nei casi peggiori, all’opposto, si sono adottati software standard, nati per imprese o per studi professionali. Software che si rivelano spesso inadeguati e limitanti.
In molti casi la soluzione è l’outsourcing. Ma è un outourcing dove il fornitore esterno offre singoli servizi.
Da qui le difficoltà che si manifestano oggi. Manca una visione d’insieme. Appare difficile, talvolta impossibile, integrare i diversi applicativi. Appare difficile introdurre strumenti di Data Mining e Business Intelligence. Appare difficile rendere accessibili le informazioni agli associati: infatti il modello in funzione del quale i sistemi informativi sono stati implementati prevede l’erogazione dei servizi presso le sedi periferiche delle associazioni.
Esiste ormai chiara la percezione di dover cambiare.
Ma i progetti sono resi complessi dallo stesso modello organizzativo delle associazioni, che prevede larghe autonomie locali e processi decisionali molto articolati. E stentano a decollare.
Le problematiche di un progetto di reingegnerizzazione del sistema informativo di una associazione, non sono così diverse da quelle che si presentano in un progetto sviluppato presso imprese industriali, banche o assicurazioni, o pubblica amministrazione. Il mondo delle associazioni è, potenzialmente, un campo di attività interessante per i grandi player della consulenza strategica, della system integration e del change management. Ma è un campo nel quale è difficile entrare. Agli stessi leader del mercato risulta particolarmente difficile comprendere questo mondo. E le associazioni, non di rado scottate da esperienze infelici, gelose della propria identità, faticano a considerare compatibile con il loro mondo quei fornitori che trovano terreno fertile in grandi imprese, banche, compagnie di assicurazioni o ministeri. Frequente il caso che si preferisca ricorrere, in luogo di una società di consulenza, al supporto di una Università.
Cosa serve
Sembra utile, o necessario, un avvicinamento culturale. Il mondo dei fornitori di soluzioni e servizi Ict ed il mondo delle associazioni di categoria trarrebbero vantaggio da uno scambio di punti di vista e da un reciproco lavoro di esplicitazione dei propri approcci. Per i fornitori Ict si tratta di un vero e proprio mercato parallelo, che potrebbe aprirsi. Per le associazioni è in gioco la rapidità con la quale ci si attrezza ad affrontare una situazione emergente che vede le associazioni stesse in competizione sempre più stretta tra di loro, e che vede il mercato dei servizi aggredito da altri operatori.
* Francesco Varanini è consulente, formatore, docente universitario del corso di laurea in informatica umanistica presso l’Università di Pisa – fvaranini@iol.it
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