MILANO – Per migliorare le prestazioni IT e avviare nuovi servizi, le aziende stanno adottando in misura sempre crescente le soluzioni di cloud infrastrutturale (IaaS). Lo sottolinea una ricerca internazionale effettuata da Longitude Research per conto di Oracle, interpellando 1.614 professionisti IT in un bouquet di nazioni che comprende Italia, Australia, Germania, India, Malesia, Arabia Saudita, Singapore, Corea del Sud e Regno Unito. Una ricerca da cui emergono aspetti interessanti sull’uso e le aspettative riposte nel cloud, oltre ad elementi di confronto tra l’Italia (sono 209 gli intervistati nel nostro Paese) e altre geografie.
L’indagine ha coinvolto aziende di ogni settore, per circa il 50% aventi fatturato compreso tra 100 e 500 milioni di dollari e per la parte restante oltre i 500. Gli intervistati sono principalmente IT manager (46%), IT director (20%), database administrator (14%) e sviluppatori (11%). L’indagine ha fotografato aziende in cui si usano servizi IaaS da almeno un anno (77%), per il 18% da più di 5 anni. Solo l’8% usa IaaS da meno di un anno oppure ancora non lo usa (14%).
Utilizzare il cloud per far crescere il business
Who's Who
Luigi Scappin
Per Luigi Scappin, Italy Sales Consulting & Business Solutions Senior Director di Oracle, a capo del team di 50 persone che dà supporto ai clienti italiani, il cloud oggi spaventa molto meno di un tempo e viene riconosciuto come un mezzo efficace per innovare l’azienda e mantenerla competitiva sul mercato. A fianco delle motivazioni più banali, del tipo: “ridurre la spesa nella gestione dei sistemi per investire quanto risparmiato nell’innovazione” ci sono altri argomenti che interessano molto alle imprese. “Il cloud, non solo di tipo IaaS, permette di fare cose prima impossibili – spiega il manager -. Per esempio, permette alle aziende di prendersi dei rischi, avviare business in campi dove non si hanno certezze, senza pesanti conseguenze”. Innovare il business significa prendere strade nuove che potrebbero avere successo o anche rivelarsi sbagliate. “Se per avviare un business servono grandi investimenti allora occorrono certezze e pianificazione – precisa Scappin – . E il prodotto o servizio così concepito rischia di arrivare sul mercato troppo tardi. D’altronde nessuno autorizzerebbe dei mega-progetti “alla leggera” rischiando la reputazione propria e dell’azienda. Con il cloud si supera lo scoglio, non serve comprare infrastrutture IT: si possono fare progetti pilota, farli provare ai potenziali clienti [anche milioni, ndr], capire se funzionano e quindi migliorarli”. Una modalità usuale nelle aziende Internet “che attivano servizi, vedono se funzionano, e in caso negativo li chiudono e passano ad altro”.
E l’indagine conferma le parole di Scappin: la maggioranza delle aziende italiane (56%) sta già usando a vari livelli il cloud IaaS per ridurre i costi e facilitare l’innovazione. Il 52% ha infatti constatato come IaaS abbia ridotto significativamente i tempi necessari per avviare nuovi servizi e applicazioni. Una percentuale simile (53%) conferma che con IaaS ha ridotto i costi di manutenzione ordinaria. Il 56% dei rispondenti è d’accordo sul fatto che le aziende che non usano il cloud IaaS siano destinate ad avere serie difficoltà in futuro.
A livello globale il 62% di tutti gli intervistati ritiene che IaaS renda più facile l’innovazione dei business aziendali, che non possa mancare nelle strategie di cloud d’impresa (61%) e che riduca significativamente i tempi di sviluppo (60%) (figura 1).
Quasi la metà delle aziende italiane concorda sul fatto che lo IaaS giocherà un ruolo importante nella propria azienda entro i prossimi tre anni; il 47% ritiene che in questo lasso di tempo arriverà a gestire la gran parte o l’intera infrastruttura IT aziendale su IaaS. Solo il 16% degli interpellati crede che nei prossimi tre anni lo IaaS avrà ancora poco o per nulla spazio nella propria impresa.
Con il cloud si risponde alla variabilità del business
Un altro tema su cui è cresciuta la consapevolezza è il vantaggio del cloud in presenza di carichi di elaborazione variabili. “È il caso delle società del mondo finanziario, bancario e assicurativo, che hanno grandi job concentrati in periodi particolari della settimana, del mese o dell’anno – precisa Scappin -; finestre temporali ristrette in cui si concentrano operazioni di ricalcolo, valutazioni del rischio di mercato e così via sulle quali devono essere tarate le capacità massime dei sistemi on premise”. Se da una parte il cloud aiuta ad assorbire i picchi predicibili dei carichi di lavoro, è insostituibile laddove i carichi elaborativi non possono essere preventivati: “È quando le applicazioni si rivolgono a utenti esterni, su Web e non si può sapere in quanti le useranno che l’utilizzo di IaaS fa una grande differenza. Va da sé che senza la flessibilità del cloud un imprevisto successo potrebbe tramutarsi in un degrado dei servizi, perdite di utenti e opportunità”.
Considerazioni avvalorate dai risultati dell’indagine, dove il 45% degli intervistati afferma che la scalabilità ottenibile con IaaS non ha paragoni con i sistemi on premise e il 47% che IaaS è in grado di dare prestazioni operative di massimo livello in termini di disponibilità, prestazioni e velocità (figura 2).
Innovazioni tecniche stanno inoltre migliorando le capacità del cloud di supportare i carichi elaborativi di alcuni mondi IT tradizionali. È il caso delle grandi elaborazioni batch che devono essere realizzate in tempi predicibili, oggi appannaggio esclusivo dei grandi sistemi on premise: “Con il cloud di prima generazione i tempi di elaborazione variano in funzione dell’impegno dei sistemi e della rete – spiega Scappin – un problema che recenti sviluppi hanno risolto anche in ambienti di cloud condiviso”. Tre anni fa Oracle ha creato a Seattle un team per lo sviluppo del cloud di seconda generazione, svelato lo scorso ottobre. Il sistema (già in produzione negli USA e, dall’ottobre di quest’anno, anche in Europa nei data center di Francoforte e Londra) utilizza hardware appositamente concepito per supportare in logica multitenant le applicazioni che oggi sono considerate non utilizzabili con il cloud. “Il segreto è nell’architettura – precisa Scappin – che dispone di un milione di porte in grado di comunicare tra loro con latenza di 100uS e throughput da 25Gbps indipendentemente dalle altre. Un sistema che rende possibile riprodurre internamente il data center di una banca senza interferenze con gli altri carichi presenti”.
L’indagine evidenzia comunque che il passaggio dall’onpremise al cloud non è particolarmente complesso: In generale migrare dati e applicazioni verso il cloud IaaS non è molto più difficile di cambiare un server (è d’accordo il 42% dei rispondenti); per il 54% è stato più semplice del previsto. E il 51% individua nei team che si occupano dei sistemi on premise la volontà di frenare l’adozione di IaaS.
I timori di chi non usa IaaS, le certezze di chi lo utilizza
A livello globale, gli ostacoli all’adozione del cloud IaaS rilevati dall’indagine non destano molte sorprese: gli intervistati citano timori relativi alla sicurezza, alla complessità e alla paura di perdere il controllo sull’IT. La ricerca evidenzia come gli utenti che hanno già avuto esperienze nell’utilizzo del cloud abbiano migliori opinioni su questi temi critici. Un numero di rispondenti doppio rispetto agli scettici ha la convinzione che adottare le soluzioni IaaS possa migliorare le performance operative dell’IT in termini di disponibilità, continuità e velocità. Mentre i non utilizzatori temono che passare allo IaaS possa essere complicato vive il 64% di coloro che lo hanno già fatto ammette che è stato più semplice di quanto si aspettasse. I settori in cui i rispondenti dichiarano di aver investito nell’ambito IaaS sono lo storage (65%), la potenza del computing (58%), il virtual data center (53), l’high perfomance computing (49%), il networking (45%) e il disaster recovery (43%) (figura 3).
Tra i nove Paesi rappresentati, l’Italia è terzo dopo Germania e Malesia a non mostrare troppe preclusioni verso l’utilizzo del cloud IaaS nell’impresa: il 42% degli intervistati ritiene che ci siano delle barriere da superare per l’adozione di IaaS nella propria azienda, contro il 30% della Germania. In linea con le tendenze generali le paure da superare riguardano nell’ordine: la sicurezza dei dati critici, il cambiamento rapido delle tecnologie, le complessità di migrazione e la perdita di controllo sull’IT.
Tra gli utenti che hanno già implementato IaaS a livello globale, le sfide dell’adozione sono nell’ordine: lo sforamento dei costi (28%), la security (26%) e lo skill gap (21%). Lo sforamento dei costi preoccupa di più chi ha adottato il cloud da meno tempo (37%) rispetto a chi lo ha fatto da più anni (28%). Lo skill gap è più sentito in UK (29%) che in Italia (15%). Gli intervistati italiani sono quelli che hanno avuto meno problemi in assoluto sul fronte della sicurezza (19%) mentre nei paesi asiatici il livello registrato supera la soglia del 30%.
Quali previsioni di utilizzo di IaaS nelle aziende?
Quali scelte faranno a livello globale le imprese nei prossimi tre anni? Il 19% degli intervistati dichiara che intende affidarsi al cloud IaaS per tutte (o quasi) le necessità IT, mentre il 25% lo userà per la maggioranza delle applicazioni, mantenendo i carichi mission critical sui sistemi on premise. Per il 16% lo IaaS diverrà il supporto per la business continuity e per il 10% aiuterà le attività di test e sviluppo. Solo il 10% non prevede di non usare cloud IaaS nei prossimi tre anni.