Tom Austin, Gartner Group Vp e Fellow, esperto in Person-Centered Computing (Pcc) ha pubblicato di recente una ricerca su “cinque discontinuità, che di fatto costringeranno le organizzazioni It a cambiare consolidate pratiche di procurement e gestione dell’It per i lavoratori dell’informazione”. Le discontinuità, descritte da Austin come “trend fra loro in relazione, e in grado di esaltarsi mutuamente, di modo che l’effetto combinato sul Pcc è più destabilizzante dell’impatto di ogni singola discontinuità”, sono il Software as a Service (Saas), le applicazioni di Classe globale, la Consumerizzazione, il Web 2.0 e l’Open Source. Ciascun trend, a maggior ragione poi se si interseca con uno o più altri, “può sbalestrare completamente i rapporti di forza fra utenti Pcc e organizzazione It, con un potenziale dirompente sui modelli di dispiegamento all’utenza, prima ancora che sui modelli dei vendor alle aziende (e sulle assunzioni strategiche dei loro brand): il management It deve assolutamente tenerne conto, incorporandoli nella pianificazione di lungo termine delle applicazioni business” dice Austin.
Le discontinuità…
Il SaaS è un’applicazione in outsourcing “prima dell’implementazione presso l’utente”: viene procurata e gestita remotamente dal fornitore sulla base di un’architettura condivisibile da più utenti, con pagamento a consumo o per sottoscrizione (si differenzia dal tradizionale hosting che è invece un’applicazione data in “ousourcing post-implementazione”, essendo di proprietà del cliente che se la fa gestire da un fornitore). Saas è una pratica già diffusa per i posti di lavoro, tipicamente in aziende medie o nello “small in large”, in linee di business “anarchiche”, mossesi liberamente rispetto a strategie It corporate – anche se ormai, secondo McKinsey, un 61% di Cio (contro un 38% del 2005) pianifica di investire in qualche forma di Saas, come Google Apps, Salesforce.com, Microsoft Office Live, per citare esempi arcinoti. Grandi i vantaggi percepiti, abbattimento del costo e delle barriere decisionali, accesso agile alle tecnologie più innovative in tempi minimi; i vantaggi sono però da confrontare con i rischi: esposizioni in termini di sicurezza, necessità di responsabilizzazione interna, problematiche di integrazione e pervasività aziendale.
Le applicazioni di Classe globale girano, tipicamente ma non necessariamente, su sistemi altamente parallelizzati, da “architettura tera”. Nella miriade di nodi che lavora in alta parallelizzazione (tipo il motore di ricerca di Google) un server di front-end scompone e distribuisce una query in sottoinsiemi di richieste, riassemblandone le risposte e semplicemente scartando quelle non rilevanti. Le applicazioni di classe globale sfruttano le caratteristiche dell’Internet based computing: logica di collegamento lasco, orientamento all’esterno, minacce di sicurezza presunte ovunque (e non solo fuori dal firewall), cultura consumer, la Woa, il paradigma Rest/Pox (Plain old Xml) che abilita l’interoperabilità tra Web. Gli ultimi due elementi sono in comune con Web 2.0. Nell’insieme, un approccio drasticamente nuovo, rispetto ad applicazioni di classe enterprise, sia come realizzazione che come capacità di scala.
La “Consumerizzazione” del Pcc nasce dalla spinta dell’utente ad usare dispositivi non aziendali in rete aziendale e a mettere nel posto di lavoro contenuti (e software) che sono parte della vita normale oltre che lavorativa – in parte, ma certamente non solo, a causa dell’impossibilità dell’organizzazione It di rispondere alle esigenze con la rapidità dei vendor internet. Per banale che sia citarli: Google, MySpace, YouTube. Le comunità Web 2.0 collegano le persone consentendo l’interazione multipla di persone e dati, con principi di partecipazione e collaborazione sociali e trasparenti. Ne emergono comportamenti di intelligenza collettiva di tipo sciame con valore di business (per esempio innovazione continua, effetto long-tail nella concorrenza). Utenti di Pcc che sono membri di comunità diventano capaci di condurre business secondo modelli aperti imprevedibili dalle strategie di comunicazione aziendale.
Open source consente di pagare non per le licenze ma per i servizi al sorgente, quindi all’effettivo utilizzo. Introduce “benefici reali e costi nascosti”, fungendo da abilitatore per le altre quattro discontinuità. Blogs (ad es. LiveJournal), Wikis (ad es. PhpWiki), prodotti collaboration (ad es. Drupal, Zope/Cps) sono tutte aree e prodotti di intersezione Open source con Web 2.0.
…e le intersezioni
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La figura illustra visivamente la tesi di Austin, l’effetto di mutuo rafforzamento dei cinque trend tra loro, mettendo in risalto i punti di più evidente intersezione: la massiccia scalabilità (Saas-Classe globale), l’approccio bottom-up e il marketing “virale” (Saas-Consumerizzazione), la scalabilità economica (Consumerizzazione-Classe globale). O mostrando come l’esplodere di Web 2.0 da un lato abiliti comunità e mashup applicativi (coniugandosi con Saas), e dall’altro detti l’architettura Classe globale.
Come proteggersi da queste discontinuità, o meglio come contenere i rischi e cogliere le opportunità di un’evoluzione ineluttabile? Tom Austin in generale raccomanda all’organizzazione It un atteggiamento di realistico pragmatismo, anzitutto verso se stessa e poi nei confronti degli utenti Pcc. Verso se stessa: l’organizzazione It deve “smettere di essere un fornitore unico”, ammettendo di non poter fornire strumenti personali e sociali per competere in strategia di business sul Web, definendo piuttosto la missione dove intende eccellere, per concentrarvisi, e svolgere sul resto il ruolo di consigliere e facilitatore. Il corollario è però che gli utenti Pcc devono assumersi loro la responsabilità di sperimentare con il nuovo software e i social network. Verso gli utenti, deve rinunciare a un posto di lavoro uguale per tutti, e piuttosto segmentarli sulla base di differenze di ruoli, responsabilità, e requisiti di accesso a informazioni e applicazioni, e puntare a dar loro così un supporto meglio rispondente ai loro bisogni specifici. Infine, deve sperimentare con ambienti a formato libero, come pagine web personalizzate per la ricerca, folksonomie, navigazione per tag o tipo utente, blog e wiki, per facilitare le interazioni sociali produttive e permettere a pattern comportamentali di emergere e a nuovo modelli di business di rispondervi. L’organizzazione It deve poi aiutare gli utenti Pcc a innovare, collaborando con utenti selezionati, che sfruttino strumenti web e condividano le loro esperienze con altri. Nel bene e nel male la tendenza emergente dalla confluenza delle cinque discontinuità, conclude Austin, sarà una maggior indipendenza per le linee di business nello stabilire la loro stessa direzione di marcia con l’It: il nuovo ruolo per l’organizzazione It non potrà che essere di partnership. Il messaggio è cavalcare il trend e puntare a influenzare le scelte utenti attraverso la collaborazione con utenti Pcc pilota.