Studi e ricerche

Cloud ibrido, tre anni è il tempo massimo per farsi trovare pronti

Nonostante non siano ancora ben chiari le implicazioni e i benefici del modello che integra Cloud private e servizi pubblici di IT-as-a-service, gran parte delle organizzazioni – comprese quelle italiane – ritiene prioritaria una strategia per realizzarlo. I responsabili di business unit si dimostrano più propensi di quelli IT alla migrazione anche di applicazioni critiche come analytics, eCommerce e CRM

Pubblicato il 10 Mar 2015

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Secondo tutti i principali analisti,

Il modello di utilizzo che prevarrà per il Cloud Computing nel lungo periodo sarà ibrido: per le organizzazioni si tratta quindi di mettere a fuoco tempi e modalità per trovare il modo più vantaggioso per realizzare l’Hybrid Cloud. Lo scenario indica che questo cambiamento è destinato a protrarsi per circa tre anni, ed è su questo periodo che si è concentrata l’attenzione di Avanade, attraverso un’indagine condotta su scala globale.

La ricerca ha chiamato in causa mille tra alti dirigenti, responsabili di business unit e responsabili IT di 21 Paesi, Italia compresa. Tra gli aspetti più importanti emersi spicca ancora una certa confusione circa il reale significato del termine Cloud ibrido (Hybrid Cloud) e gli strumenti necessari per predisporre la relativa messa in opera. D’altra parte, la convinzione resta comunque di dover procedere, soprattutto affrontando e superando le questioni considerate più delicate, vale a dire sicurezza e privacy. Dall’adozione del Cloud Computing, infatti, le aziende di ogni parte del mondo si aspettano un vantaggio sensibile sui concorrenti diretti.

Un altro aspetto significativo rivela una progressiva tendenza allo spostamento delle decisioni sugli investimenti IT al di fuori della classica funzione IT. Sono però gli stessi responsabili di business unit le figure che maggiormente apprezzano il valore delle soluzioni cloud ibride, dimostrandosi anche i più motivati ad adottarle. Sempre loro, inoltre, si dimostrano più propensi dei responsabili IT, nel 32% dei casi, all’immediato utilizzo in modalità hybrid cloud delle applicazioni più critiche, come data&analytics, eCommerce o servizi a contatto diretto con il cliente. D’altra parte, le aziende devono ancora compiere un passo importante per realizzare questo vantaggio competitivo: quasi tutte infatti, non hanno ancora sviluppato una strategia per l’uso del cloud ibrido come parte integrante della loro infrastruttura.

Secondo i risultati dell’indagine, si investe più velocemente in soluzioni cloud ibride rispetto a quelle di tipo pubblico o privato. Il 69% delle aziende a livello globale, e il 65% in Italia, concorda nell’idea che l’implementazione di una strategia cloud ibrida sarà al centro dei propri programmi nel corso del 2015. Nonostante siano tutti più o meno concordi sul fatto che l’adozione di soluzioni di questo genere debbano avere carattere prioritario, il 58% delle società a livello globale dichiara attualmente di non avere una strategia definita in questo senso. Questa percentuale scende sensibilmente in Italia attestandosi, in senso positivo, al 40%.

Intanto, pochi comprendono tutto il potenziale delle soluzioni cloud ibride: solo il 16% a livello globale, ancora meno in Italia, con il 10%, degli intervistati in grado di identificarne tutti i benefici. Tali vantaggi comprendono per esempio la capacità di integrare cloud di tipo pubblico e privato, identificando la tipologia più corretta in base al tipo di esigenza da affrontare, e suddividendo così la mole di lavoro su più cloud pubblici e dimensionando le attività in base alle esigenze.

Le diverse società intervistate a livello globale sono sempre più concordi nel considerare il cloud ibrido un elemento capace di consentire di concentrarsi su questioni centrali ai fini della crescita dell’impresa (74%). Questo tipo di considerazione risulta ancora più forte in Italia dove si trova concorde ben l’84% del campione intervistato.

Poche sono le società che sviluppano applicazioni in grado di sfruttare tutte le potenzialità consentite dalle infrastrutture cloud. Il 71% a livello globale, e il 90% in Italia, utilizza semplicemente l’infrastruttura cloud per eseguire gli applicativi già esistenti, senza rendersi conto della velocità, della portata e dell’efficienza che potrebbero offrire le soluzioni cloud native

Il 53% (il 38% in Italia) identifica le questioni legate alla sicurezza e alla privacy, reali o percepite, come particolarmente critiche ai fini dell’implementazione di soluzioni cloud ibride, ma il 60% (il 78% in Italia) di esse ammette che oggi queste soluzioni sono più sicure rispetto a tre anni fa. Questi elementi dimostrano chiaramente come in Italia, rispetto al resto del mondo, ci sia maggiore fiducia nei livelli di sicurezza delle soluzioni di cloud ibrido.

Nonostante i timori, i manager che hanno partecipato alla ricerca ripongono comunque la fiducia nella capacità delle soluzioni cloud ibride di aiutare le loro aziende a distinguersi dalla concorrenza. Società di ogni dimensione e area geografica prevedono che entro tre anni la metà dei rispettivi applicativi e servizi sarà implementata in ambiente cloud ibrido. Dato sostanzialmente in linea con la realtà italiana, dove la media rientra tra i 3 e i 4 anni.

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