MILANO – Come realizzare il sistema Ict ideale, che abiliti a schiodare dal carico di picco massimo il livello di investimento in risorse Ict, impegnandole solo quanto serve? Ha senso ricorrere a quell’evoluzione dell’hosting che chiamiamo Software as a service (Saas)? Quali efficienze realizza, con quale customer satisfaction, chi lo pratica? Risposte incoraggianti sul tema sono state discusse nel confronto organizzato da T-Systems fra domanda di mercato, utenza e provider durante una recente audioconferenza. A fare un quadro della domanda è Dustin Kehoe, principal analyst Telecom Services Europe di Current Analysis che iscrive il Saas nel trend generale verso l’utility computing, il cui motore è la variabilizzazione dei costi fissi: “Eliminare costose licenze software e contratti di manutenzione, e ridurre costi di dispositivi si può, dispiegando risorse da un centro dati (modello “pay per use”); e col Dynamic Provisioning si acquisiscono o rilasciano, in funzione del business a breve, risorse di banda (bandwitdth on demand) e servizi storage o server via ethernet”, dice Kehoe. “L’utility computing diventerà un servizio gestito mainstream sospinto dal contesto (un’utenza in gran parte “webizzata” e remotizzabile se non già remota); dalla domanda di minori costi e maggior efficienza (con consolidamento, virtualizzazione, trasparenza prezzi e loro misurabilità sui servizi, conformità regolatoria, massima sicurezza di rete, continuità di business ottimizzata); e dall’offerta sia di Sla allineati agli obiettivi di business (con supporto 24×7, disponibilità 99%, garanzie di tempi di risposta o di risarcimenti), sia di pricing flessibile per cui la performance tecnica (impegno risorse, consumo di banda) si traduce in performance di business (transazioni orarie e disponibilità). Così il Saas, nel 2007 frazione del mercato del software, decollerà per il 2011 al 36% mondiale (11% Emea)”, aggiunge l’analista.
Il modello “pay per use” ha, naturalmente, alcune “implicazioni”. Kehoe cita la sicurezza nell’affitto multiplo di un data centre; il rischio di qualche perdita di controllo ad un provider It e Tlc insieme; riuscire a mostrare il risparmio rispetto al vecchio approccio; applicazioni customizzate esposte a inconsistenze fra ciò che si usa come Saas e ciò che si può avere in casa. “Comunque, integratori di sistemi e carrier tradizionali vedono il Saas come fonte di generazione di nuovo fatturato; ed è quindi prevedibile una convergenza fra i due campi”, dice Kehoe. Utente e testimonial dei Dynamic Services di T-Systems è il Cio e vice president direct sales del gruppo Vorwer Ralph Eger, società caratterizzata da un insieme di processi di vendita diretta, cui la piattaforma hosting/sviluppo centralizzata garantisce performance, flessibilità, affidabilità e tempi di risposta rapidi (i suoi sistemi Sap coprono gli straordinari periodici picchi del business con due contratti leasing).
Rappresentante di T-Systems durante l’audioconferenza è stato Marcus Hacke, executive vice president Business Development, che ha sottolineato gli obiettivi dell’offerta: “Tco ridotto, qualità del servizio, efficienza dei processi, soprattutto risorse liberate al core business e parte dei rischi passata al partner Ict”.
Con i suoi 72 Kmq di hosting capacity, distribuita in 60 data center, T-Systems risulta un buon ibrido fra il mondo dei system integrator e quello dei carrier, capace di garantire a un’utenza planetaria applicazioni business critical con Sla end to end di alta disponibilità.
T-Systems: risorse IT solo quando servono!
Applicazioni on demand, Software as a Service, modello Pay per use. Come gestire un sistema It efficiente ed efficace impiegando le risorse necessarie solo quando davvero
si rendono tali? T-systems propone la sua ricetta
Pubblicato il 06 Ott 2008
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